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Misure di profilassi durante la Grande Guerra.
Le strutture militari prevedevano una distinzione tra gli organi direttivi ed esecutivi. Ogni Armata aveva una sezione di sanità da cui dipendevano i direttori di sanità di corpo d'armata.
Ad inizio guerra non erano ancora previste delle unità fisse adibite al controllo igienico-sanitario.
I compiti del servizio di profilassi erano di limitare l'insorgere di malattie infettive attraverso pratiche di disinfezione di accampamenti, accantonamenti e di controllo delle acque potabili. Importante fu anche la cura dell'igiene personale.
Lo scoppio di focolai di colera portò all'istituzione di una Commissione Ispettiva di profilassi che aveva il compito di definire e controllare le norme igienico - sanitarie.
L'introduzione dei primi vaccini obbligatori tra le truppe e l'istituzione di zone contumaciali riuscirono a ridurre l'impatto epidemico consentendo all'apparato bellico di continuare le ostilità.
L'attenzione profilattica comprendeva gli operai militarizzati, ma soprattutto i prigionieri di guerra che prima di essere internati, venivano sottoposti a misure contumaciali e controlli sanitari.
Gli spostamenti da e per il Paese erano fondamentali, per questo vennero fissate delle rigide regole per il trasporto, dedicando vetture contumaciali a coloro che risultavano infetti anche durante il viaggio.
Ogni militare recatosi in licenza veniva sottoposto a 5 giorni di osservazione prima di potersi recare dalla propria famiglia.
Sanitari Militari e civili ebbero come uno scoppio quello di evitare che malattie infettive potessero dilagare nel Paese.