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Chi ha paura del panda rosso? Certamente non Meilin, tredicenne studiosa e spumeggiante che scopre di potersi trasformare in un enorme bestione rosso e peloso. Il panda rosso, invece, scandalizza chi non vuole che un film d’animazione parli di crescita, ribellione, cambiamenti e perfino… mestruazioni. È l’adolescenza, bellezza: così come non si può impedire a Meilin di crescere a modo suo, non si può neanche negare che Red sia già un cult. E che dietro colori sgargianti e personaggi adorabili, abbia un messaggio che vale la pena ascoltare.

Al cinema, Batman ha cambiato interprete quasi quanto James Bond. Registi iconici si sono avvicendati nel dare vita al Cavaliere Oscuro, e ognuno ha portato la sua visione personale. A volte, perdendo per strada il significato profondo del fumetto e la caratterizzazione del personaggio nella sua versione moderna. Oggi che siamo saturi di cinecomic, abbiamo atteso l’arrivo nelle sale di The Batman con più scetticismo che aspettative. Fortunatamente, l’opera diretta da Matt Reeves ci ha consegnato un Batman quasi inedito e un intreccio che ben merita le quasi tre ore di durata della pellicola.

La miniserie sul misterioso cacciatore di taglie Boba Fett è un’orgia di rimandi all’universo di Star Wars ma non aggiunge nulla di nuovo all’epopea di quella galassia lontana lontana. Con una scrittura zoppicante e una trama quasi assente, si riduce a una semplice tappa sul cammino del vero protagonista del rinascimento di Star Wars: il Mandaloriano. Ma non è tutto da buttare.

Perché guardare The White Lotus? Perché in sole sei puntate, la satira tagliente del creatore Mike White mette a nudo l’ipocrisia e il classismo della società americana, ma ha qualcosa da dire anche sulla nostra. E anche perché è la cronaca di un dramma annunciato: qualcuno dei protagonisti, interpretati da un cast perfetto, sta per morire. Se una vacanza al resort White Lotus rivela chi siamo davvero, può farlo anche una serie tv?

1984, Il Mondo Nuovo e Prince of Persia sono i tre elementi fondamentali di Ministry of Broadcast – ma non gli unici. In un genere così sovrappopolato come quello dei platform retrò, per farsi notare bisogna avere una marcia in più, e Ministry of Broadcast ne ha anche più di una. Dal surreale e straniante umorismo est europeo all'eccellente pixel art fino ai suoi corvi parlanti e coccodrilli assassini, Stefano Zocchi ci parla di un altro gioco fuori dagli schemi, pensato non tanto per il grande pubblico quanto per chi ama pensare a quello che gioca e cerca pane per i suoi denti.