In quegli anni le testate giornalistiche parlavano di nuovo disordine mondiale, parafrasando un tema geopolitico spesso in uso per narrare la riconfigurazione dei pesi internazionali degli attori politici.
L’ Unione Europea perdeva tempo a stilare regolamenti, a prendere decisioni all’unanimità, mentre nuovi attori decidevano dove collocare risorse, ma soprattutto dove colpire il vecchio continente.
I colpi venivano inferti da Stati o da multinazionali, che sfruttavano le divisioni interne degli europei per colpire la fievole politica comune. Alcuni stati, definiti porci, promossero una politica economica che minava le fondamenta dell’unica unione realizzata: boicottarono il mercato unico; si accanirono contro le politiche migratorie costruendo muri interni tra gli stati europei, causando un irrigidimento dei rapporti tra est ed ovest del continente, proprio mentre si stavano per celebrare i trentacinque anni dalla caduta del Muro di Berlino.
Il conflitto causato dalla crisi migratoria fu un pretesto per attaccare gli stati guida dell’Unione: Francia e Germania. I paesi dell’est, chiamati VISEGRAD, furono supportati dalla Gran Bretagna, che era uscita dall’Unione e stava ricostruendo il suo antico prestigio di burattinaio continentale, grazie anche al progressivo alleggerimento della politica NATO. Infatti il conflitto europeo fu agevolato dalla mancata riforma dell’alleanza , che vide il disimpegno degli Stati Uniti, che preferirono spostare l’asse dei loro interessi nel Pacifico, creando una nuova alleanza militare con i Paesi circondati dal mare calmo. La guerra fu combattuta fuori dai campi di battaglia: essa fu solo lo scontro di opposte volontà che si affrontarono senza mai sparare un colpo di cannone. Si arrivò alla sospensione dei trattati di schengen a causa della pressione migratoria da est e da sud. La nuova politica estera della Gran Bretagna ricalcò quella della seconda metà dell’ottocento: questa volta però l’influenza si estese nei paesi ex sovietici, si crearono delle aree commerciali che ricalcavano le antiche rotte medievali tra gli stati baltici. I Paesi mediterranei per evitare un collasso a causa della pressione migratoria, riscoprirono le antiche relazioni mediterranee con il nord Africa tanto da aumentare le esportazioni di quest’area in cambio di un alleggerimento dei flussi migratori. La spinta ad una mitigazione alla crisi migratoria avvenne grazie al sostegno della Santa Sede che si rivolse alle periferie della cristianità, come il Marocco, da cui partì la prima forma di collaborazione a seguito della risoluzione della questione del Sahara Occidentale nel 2024. Sotto la spinta del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso vennero ampliate le città costiere dell’ex colonia spagnola e istituite degli insediamenti che sostituirono i campi di prigionia libici. Nel frattempo la situazione negli hot spot dei Paesi europei de sud si era aggravata a causa del flusso proveniente dalla apertura dei campi profughi turchi. Le politiche di FRONTEX risultarono inadeguate.
L’UE sembrava il Sacro Romano Impero prima dell’avvento napoleonico: una realtà formale.
QUESTIONI APERTE Riforma della NATO: la situazione calda dovuta alla presenza della Turchia ed il recente disinteresse americano potrebbe portare ad un progressivo ridimensionamento dell’Alleanza. La crisi curdo-siriana è ancora aperta sui tavoli della diplomazia mondiale Gli stati europei affrontano una crisi identitaria dovuta a questioni economiche e politiche: occorre una costituente europea. BREXIT. Il tema più scottante rimane l’integrazione tra est ed ovest: a trent’anni dalla caduta del muro. La risposta Giapponese alla Belt and road initiative e il ruolo USA nel Pacifico. I rapporti Mediterranei. FRONTEXLa Chiesa romana e la periferia del mondo. Marocco e Western Sahara: a che punto è la MINURSO (Mission des Nations Unies pour l’Organisation d’un Référendum au Sahara Occidental) |