Come buoi trasciniamo l’aratro, bastonati da un bifolco / Ma l’unico solco che ho intenzione di tracciare è quello su vinile / La mia ritmica è febbrile, rapida come staffile /
Con cui frusto a sangue chi non segue il mio stile / Sputa la bile e non ha /
Niente da dire, traccia un confine tra il rap e il mondo

Frankie Hi-Nrg, Faccio la mia cosa

La tecnologia del suono fa passi da gigante, e ogni anno progredisce per garantire agli ascoltatori una qualità di ascolto sempre maggiore. Siamo nell’era della sperimentazione, soprattutto musicale. Tutto tende a mutare velocemente, ad essere provato, migliorato, elaborato all’ennesima potenza.

Public Domani – fonte wikipedia

La nuova frontiera ora si chiama 8D – che ha fatto urlare tutti al miracolo, soprattutto nella scena rap internazionale e nostrana – e si tratta di un’esperienza sonora che dà l’impressione all’ascoltatore di essere circondato da più casse tutte nella stessa stanza. Insomma, una sorta di effetto cerchio, come se la musica passasse da un orecchio all’altro facendo il giro della nostra testa, passandoci prima dietro e poi davanti. La sensazione è proprio quella di un suono che ci gira attorno in continuazione.

Eppure, nonostante tutto dia l’impressione di essere proiettato in un futuro (o è meglio dire presente?) digitalizzato della musica, il Vinile da qualche anno sta riscoprendo una nuova giovinezza.

Ufficialmente introdotto nel 1948 dalla Cloumbia Records negli Stati Uniti d’America, come evoluzione del precedente disco a 78 giri, dalle simili caratteristiche, viene realizzato in gommalacca e diventa subito oggetto del desiderio per i collezionisti di tutto il mondo grazie, soprattutto, all’enorme vantaggio economico riscontrato sia dai produttori che dai consumatori.

autore – Picasa

Oggi che il cd è andato praticamente in pensione e che l’hype per il ritorno della musicassetta sembra essersi spento da tempo, di fatto l’unico modo per possedere fisicamente la musica è quello di comprare dischi in vinile. L’offerta proposta dagli artisti durante l’uscita di un disco si divide in: ascolto Streaming o disco in Vinile, il secondo accompagnato spesso da booklet curatissimi ed edizioni limitate.

Occorre però smentire un falso mito che ricopre con un’aura di misticismo i Vinili: non è vero che è il supporto che suona meglio. La qualità è inferiore a certi file digitali, ma il disco ha un suono suo, morbido sui bassi, dolce sui medi e aperto sugli alti che spazza via anni e anni di ottimizzazione e di compressione selvaggia volta a mettere tutte le frequenze in primo piano. Le restituisce un’anima e un corpo, seppur sghembo e balbettante, che nella musica è tutto. Posando la puntina sui solchi, il vinile ti obbliga ad un rispetto per la musica che altrimenti non avresti e, proprio per la delicatezza di questa manovra, non puoi certo skippare i pezzi come fai selvaggiamente con lo streaming, ti obbliga a prenderti del tempo, a toccarlo, guardarlo, assaporarne il momento.

Ogni singolo granello di polvere e ogni graffio influisce sulla musica, la muta, la interrompe magari nel momento di maggior godimento del disco, facendoti bestemmiare fortissimo ma al contempo obbligandoti ad interagire con essa, rendendovi un solo insieme. È la stessa differenza che passa tra fumarti un joint già rollato e farne uno tu: il tempo che devi dedicare a “farla su” ne accresce l’aspettativa e il gusto.

Copertina Nothing Great About Britain – Slowthai – dal sito www.vinylmeplease.com


Inoltre, per quelli nati sul finire degli anni ’80 inizi ’90, i vinili erano i dischi dei nostri genitori, custoditi gelosamente in un angolo della libreria, con il loro fascino rétro portavano addosso quel velo di polvere da soffiare via leggermente, così lontano dalle nostre musicassette, impossibili da portare indietro con una penna Bic, eppure così affascinanti. Avevano copertine che erano vere opere d’arte, penso a Abraxas di Santana; Strange Days dei Pink Floyd; Appetite for Destruction dei Guns N’ Roses; Storia di un impiegato di Fabrizio De André e moltissime altre.

Ma lasciamo da parte per un momento i sentimentalismi e focalizziamoci sui numeri e sulle vendite: secondo la BPI (British Phonographic Industry), che ha analizzato il canale delle vendite nel Regno Unito, pare esserci un incremento di domanda del Vinile del 4.1% rispetto al 2018, ovvero 4.3 milioni di supporti venduti con un trend positivo per il dodicesimo anno consecutivo.

Dello stesso parere, il “Mid-Year 2019 RIAA Music Report” della Recording Industry Association of America, che spiega che le vendite del vinile sono cresciute del 12.9% nei primi sei mesi del 2019 con una contemporanea stagnazione delle vendite di CD. Un dato che confermerebbe un trend particolarmente interessante, che vede le vendite dei CD surclassate largamente da quelle dei Vinili.

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Anche in Italia la situazione sembra analoga; secondo un report di FIMI, il vinile in Italia è la forza trainante del mercato discografico coprendo il 31% del mercato dei supporti fisici, fatturando circa 22 milioni di euro nei primi sei mesi del 2019.
Insomma, siamo davanti alla rinascita di un mondo e di un modo di ascoltare la musica che solo 3 anni fa era in costante discesa, a tal punto che per salvare questa situazione, nel 2007 negli Stati Uniti era stata instituita la Record Store Day, una giornata celebrata, a livello internazionale, ogni terzo sabato del mese di aprile di ogni anno e il cui scopo era quello di celebrare gli oltre 700 store di dischi indipendenti negli Stati Uniti assieme alle centinaia di migliaia di negozi musicali indipendenti in tutto il globo.
Questo appuntamento ha avuto un’eco talmente vasta da espandersi in tutto il Mondo e ricevere il supporto e la partecipazione di giganti della musica, come i Metallica, gli Slayer, Tom Waits, Bob Dylan, Leonard Cohen, Iron & Wine, The Stooges, MC5, Wilco, Disturbed e gli Eagles of Death Metal, solo per citarne alcuni, ottenendo un forte consenso anche in Italia con 200 negozi aderenti.

Abbiamo forse, come mai prima per la generazione dei millennials, ritrovato il desiderio di toccare, assaporare, guardare ciò che la musica ci comunica. Bentornato Vinile!