Euro immorale, modello Ricucci / La ganga ti cracca tu scappa Gaucci
Club Dogo feat. Marracash & Vincenzo da Via Anfossi – Vile Denaro, 2007

Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo! Non serve scomodare Shakespeare, il suo Riccardo III può starsene irrequieto a cospirare nella perfida Albione. E’ da poco calato il sipario su una vicenda incredibilmente italiana, nonostante il finale caraibico. Nemo propheta in patria, ma Luciano Gaucci non si è ma elevato a santone. Street credibility e cialtronaggine, la sua attitudine più che pop è stata popolana. E’ stato un personaggio picaresco in bilico tra trionfo e rovina. Il suo è stato un romanzo di deformazione che ha attraversato tutti gli aspetti del calciabile umano; una comedia esagerata a cavallo tra miserie e splendori del pallone nostrano. Cavallo, dicevamo.

Animalismo

Gaucci accarezza Tony Bin –

Ci sapeva fare, c’aveva culo. Fatto sta che la passione per i cavalli ha fatto da trampolino di lancio per Gaucci nel mondo dello sport. Nel 1980 fonda la White Star, scuderia in grado di dare lustro all’ippica italiana, in quegli anni capace di competere con gli sceicchi – ancora non attratti dal mondo del calcio. Il Gaucci ippico ha fatto parlare di sé soprattutto per investimenti miliardari nelle aste di mezzo mondo per acquistare puledri e campioni già affermati, mettendo in piedi allevamenti in Inghilterra e Francia. Il periodo d’oro è arrivato alla fine degli anni Ottanta, legato indissolubilmente al nome al purosangue Tony Bin, vincitore della corsa più prestigiosa del calendario mondiale, l’Arc de Triomphe a Parigi nel 1988. Acquistato per appena 12 milioni di lire quando era solo un puledro, ha vinto corse per circa 3 miliardi di lire ed è stato infine rivenduto alla cifra record di 7 miliardi di lire.

Una volta fatto l’ingresso nel mondo del calcio, il re Mida dell’ippica decise di ridurre i pur redditizi investimenti, senza abbandonare del tutto i cavalli che gli costarono una penalizzazione calcistica. Nel 1993 mise in atto il tentativo di corrompere l’arbitro Senzacqua offrendogli due cavalli. A fine stagione la Commissione Disciplinare della Lega lo riconobbe colpevole, condannando il Perugia – nel frattempo promosso in serie B – alla retrocessione in C1 e Gaucci a tre anni di squalifica – che non rispetterà mai, pagando per ogni presenza allo stadio una multa di ben 10 milioni di lire. «Se l’avessi comprato davvero, questo signore non ci avrebbe negato un rigore grande come una casa» la sua tesi difensiva.

Economia

La presentazioni di Gaucci al San Paolo di Napoli nel luglio 2004 – Il Mattino

Nonostante la condanna, non lascia, raddoppia. Dà il via alla storia delle proprietà multiple nel calcio, aprendo la strada a presidenti come De Laurentis, Lotito, Sensi e Pozzo. In principio fu Lucianone a lanciarsi nell’acquisizione di società in categorie inferiori. Comincia rilevando la Viterbese nel 1998 che nel 2000 cede per dar vita ad una triplice proprietà: oltre al Perugia, Gaucci è stato fino al 2004 contemporaneamente patron di Sambenedettese e Catania. E’ stato vicino a rilevare anche il Napoli nel 2004. Promette di investire oltre 40 milioni di euro a luglio, giura di riportare la squadra in serie A dopo stagioni molto complicate, arriva ad acquistare alcuni calciatori portandoli in ritiro in Toscana e a presentarsi alla città in pompa magna. La storia, però, non si è mai scritta: un mese più tardi, infatti, il Tribunale da ragione al presidente Figc Carraro, con il Napoli fallito e rispedito in Serie C. Verrà poi rilevato da Aurelio De Laurentis.

È stato folkloristico anche nell’attività imprenditoriale, sempre in bilico fra l’innato fiuto per gli affari e il rischio costante di cadere nel burrone. Nato a Roma, figlio di un contadino poi diventato costruttore, ha cominciato come autista di bus. Poi prende in mano l’attività paterna, facendole fare il salto, a modo suo. Rileva una società di pulizie e la chiama La Milanese, «Al nord non avrei mai lavorato se avessero saputo che la società era romana. E poi il lavoratore milanese dà l’idea di efficienza». 

Libero mercato

L’arrivo in Serie A, spinge Gaucci a fare le cose ancora più in grande. Alla corte di Serse Cosmi transitano giocatori come Gattuso, Materazzi, Grosso, Zè Maria, Liverani e Nakata. La sua bulimia calcistica gli fa comprare club «come fossero calzini, e come calzini cambia allenatori»: trenta in tutto. Ma il Perugia è una fucina di talenti che scova in Italia e negli angoli più disparati del mondo: iraniani, giapponesi, coreani, ecuadoriani che – come Tory Bin – verranno rivenduti a peso d’oro.

Non solo talenti però, a Perugia approdano anche meteore. Alcuni non approderanno nemmeno, come Hilàrio che sparisce appena sbarcato in Italia. Gli otto schermi installati nel centro di allenamento dal figlio Alessandro alla ricerca di talenti, portano all’acquisto di bidoni leggendari: da Ivàn Kaviedes – miglior attaccante del campionato ecuadoriano, scovato su internet – “the snake” Jay Bothroyd, l’iraniano Ali Samereh, il cinese “Mah”, fino al cileno Hector Tapia – “l’erede di Marcelo Salas” che ha collezionato solo 4 partite in A.

Relazioni internazionali

luciano gaucci presenta saadi al gheddafi al perugia
Luciano Gaucci e Saadi Al Gheddafi – Ansa

Nel gennaio 1997 tessera 10 “figliocci”, dei calciatori della nazionale etiope che avevano chiesto asilo a Roma. Spera di scovare tra questi un campione. Dovrà accontentarsi di venire premiato come Cavaliere della Pace. Il calcio è stato uno strumento di politica estera per Gaucci che nel 2000 è un attivo sostenitore di George W. Bush alle presidenziali. Nel mondo post 1989, Lucianone riesce a fare una “politica estera” indipendente, prendendo contatti anche con stati che l’alleato americano definisce “canaglia”. Arriva a tesserare Saadi Gheddafi, il figlio del colonnello Muhammar, per 40 anni al potere in Libia. Saadi è il padrone della Tamoil, azienda di famiglia che detiene il 33% della Triestina e del 7% della Juventus. Giocherà una sola partita, 15 minuti proprio contro la Juventus e inoltre risulterà positivo all’antidoping, venendo squalificato per tre mesi. Muhammar è un amico: «è una persona gentile che conosce il valore dell’accoglienza e del rispetto».

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Gaucci, Ahn e Biscardi – Una pagina storica della televisione italiana

Il rispetto dell’accoglienza è un valore fondamentale per Gaucci. «Ha offeso il paese che lo ha accolto». Motivo? Il 18 giugno 2002 la Corea del Sud elimina l’Italia dai Mondiali con il golden gol di Ahn Jung-hwan. Sbarca a Perugia nell’estate del 2000, afferma: «Vi dimostrerò che sono migliore di Nakata». Quel gol al 118 minuto allo stadio di Daejeon rimane indigesto all’Italia e a Lucianone. «Sono indignato! Lui si è messo a fare il fenomeno soltanto quando si è trattato di giocare contro l’Italia. Io sono nazionalista e questo comportamento lo considero non soltanto una comprensibile ferita al mio orgoglio di italiano, ma anche un’offesa a un Paese che due anni fa gli aveva spalancato le porte. Mi pento anche come presidente: noi lo abbiamo fatto crescere nel nostro calcio e alla fine ci accorgiamo che ci siamo rovinati con le nostre stesse mani. Io non intendo più pagare lo stipendio a uno che è stato la rovina del calcio italiano».

Pari opportunità

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Twitter Carolina Morace

Patron di uomini e cavalli non è sufficiente. L’incontenibile storia di Gaucci contempla anche le donne. Da Elisabetta Tulliani, compagna di classe del figlio Alessandro, che diviene sua compagna nonostante 34 anni di differenza. Finisce in maniera straziante, ma Elisabetta tornerà alla ribalta delle cronache per una vicenda che travolse il suo compagno Gianfranco Fini per una residenza a Montecarlo.

Gaucci il rivoluzionario porta le donne nel mondo del calcio maschile. Nel 1999 decide di ingaggiare come tecnico della Viterbese Carolina Morace, la prima allenatrice donna del calcio professionistico. «Tra di noi c’è sempre stata stima reciproca. Io sono stata una delle poche che gli ha tenuto testa, quando mi ha chiamato ad allenare la Viterbese non gli ho mai permesso di intromettersi in questioni tecniche e questa dimostrazione di carattere la ha apprezzata». Per tenere testa a Lucianone ci voleva una donna di carattere come la più grande calciatrice della storia del calcio italiano. Il rapporto è burrascoso e termina con le dimissioni dopo solamente 4 partite per incompatibilità con l’uomo più strano del calcio italiano. Che ci riprova anche col Perugia. Nel 2002 cerca di tesserare due donne: offre un milione di euro a Birgit Prinz, numero uno della classifica delle calciatrici femminili secondo la Fifa, che rifiuta. «Nessun regolamento vieta a una donna di giocare tra i maschi» afferma Gaucci che cerca di tesserare la centravanti svedese Victoria Svensson.

Diritto fallimentare e di famiglia

Accumula 38 milioni di debiti con il fisco italiano, dichiara bancarotta e lascia il Perugia in mano ai suoi due figli Alessandro e Riccardo. Comunciano le indagini della Federcalcio e della Procura. L’ultima acrobazia non riesce e viene inquisito assieme ai figli per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Luciano si rifugia nel 2005 nella Repubblica Dominicana. Qui, da latitante, ha patteggiato tre anni per bancarotta fraudolenta e reati fiscali; la pena non è stata scontata in quanto successivamente indultata. Lui fugge in “vacanza” a Santo Domingo, a finire nei guai saranno proprio Alessandro e Riccardo che finiscono in carcere.

Rapporti con le istituzioni

Gaucci vs Matarrese

Basta il video di sopra per farsi un’idea di quella autentica guerra dichiarata ai poteri forti del calcio da Lucianone. Sono storici gli screzi con la Federcalcio e al presidente Carraro, le sparate di ritirare la squadra dal campionato di serie. E’arrivato al capolinea la vita di Luciano Uragano, che iniziò come tranviere e divenne patron. Un uomo che seppe farsi volere bene da amici influenti, che fu nume tutelare delle cliniche private romane e amico di Giulio Andreotti come di una pletora di ricchissimi «boiardi». Che amò e fece innamorare con le sue uscite esagerate, col suo carattere ruspante, con le sue trovate geniali e le sue cadute – anche di stile.

E’ calato il sipario su uno dei più grossi rappresentanti del periodo più bello e contemporaneamente più oscuro del nostro calcio. I maligni diranno in latitanza, i fatti si incaricheranno di definirli spergiuri. Noi attendiamo con ansia il verdetto del Tar.