A cura di Beatrice Scattaro
Quando un medico visita per la prima volta un paziente nuovo, qualsiasi sia il contesto, si comincia sempre da una serie di domande – vi sarà sicuramente capitato di sentirvi chiedere: prende farmaci quotidianamente? La risposta, nella maggior parte dei casi, è no – ma quando la paziente è una giovane donna i medici hanno l’abitudine di specificare: neanche la pillola anticoncezionale? Ed ecco che: ah sì, giusto, la pillola. Ahsìgiustolapillola ci racconta quanto la terapia estroprogestinica* faccia ormai parte della nostra quotidianità, della nostra normalità, tanto che quasi ce ne dimentichiamo. Eppure la pillola è un farmaco e, come tutti gli altri farmaci, porta degli effetti collaterali. Alcuni di questi sono noti e molto discussi dalle ragazze che ne soffrono: aumento di peso, cellulite, acne. Altri invece vengono molto meno considerati dalle pazienti, dai loro fidanzati e dalle loro ginecologhe: rischio trombotico, sbalzi umorali, depressione, tentato suicidio.
Sì, ho scritto proprio tentato suicidio.
L’argomento, seppur poco trattato, non è del tutto nuovo: già nel 2016 è uscito un articolo del Guardian (1) che esponeva il problema, che è stato ripreso poco dopo anche da diverse testate italiane e di rimbalzo su tantissimi blog e forum dove giovani donne si scambiavano opinioni ed esperienze – erano tantissime infatti ad essersi già rese conto da sole degli effetti che ormoni provocavano sul loro umore: crisi isteriche, tristezza immotivata, ansia. Non tutti coloro che citavano questi studi erano della stessa opinione: QuotidianoSanità (2), ad esempio, riporta testualmente le parole di Annibale Volpe, allora presidente della SIC (Società Italiana della Contraccezione), che sostiene che “i sensazionalismi non supportati da più che approfonditi dati scientifici non fanno altro che creare panico e distorcere la realtà”. Sono sicura delle buone intenzioni con cui il dott. Volpe ha pronunciato queste parole, ma purtroppo i recenti studi non gli hanno dato ragione.
Lo studio più importante in questo senso è stato pubblicato sull’American Journal of Psychiatry, una delle testate più autorevoli nel campo della psichiatria, nel 2018: l’autrice Skovlund, ginecologa presso l’ospedale universitario di Copenhagen, e i suoi collaboratori hanno seguito tutte le ragazze danesi che hanno compiuto 15 anni nel periodo tra il 1996 e il 2013 e che contestualmente hanno cominciato la terapia anticoncezionale estroprogestinica.
Su un totale di quasi 4 milioni di pazienti che hanno partecipato allo studio, sono stati registrati circa 7000 tentati suicidi e 71 suicidi. Il rischio relativo di intenzione suicidaria sembrerebbe quindi aumentare in corso di terapia estroprogestinica, ma di quanto? Dividendo la popolazione dello studio in fasce d’età si vede bene come anche questa giochi un ruolo fondamentale: il rischio è doppio (rispetto alla popolazione non in terapia) nelle pazienti più giovani (15-19 anni), e 1.6 volte il normale nelle altre due fasce d’età (1.61 tra i 20 e i 24 anni e 1.64 tra i 25 e i 33). È difficile stabilire con certezza il motivo per cui le giovanissime soffrano di più questo effetto collaterale del farmaco, e dobbiamo sempre tenere in conto le difficoltà che l’adolescenza porta con sé, pillola o non pillola. I fattori esterni che possono aver modificato questo dato sono tanti e sono troppo complessi per stabilirne l’importanza attraverso uno studio scientifico analitico. Non sappiamo niente di queste donne, della loro condizione di serenità all’inizio dello studio, dei cambiamenti che la loro vita può aver subito nell’arco di 8 anni – provate anche solo a pensare a chi eravate a 15 anni, e a quante cose sono successe da lì ai 23.
4.000.000 di donne, 7.000 tentati suicidi, 71 suicidi, rischio relativo raddoppiato: sono numeri grandi, che fanno paura, ma non dobbiamo lasciarci spaventare: la comunità scientifica è ormai unanime per quanto riguarda i vantaggi della contraccezione ormonale, e non bisogna dimenticare la rivoluzione che la pillola ha rappresentato per la salute e la sessualità delle donne. Oltre a farci prendere pieno possesso del nostro corpo, la terapia estroprogestinica ha trovato utilizzo in medicina anche come base del trattamento di diverse patologie, più o meno gravi: endometriosi, sindrome dell’ovaio policistico, dismenorrea, acne – ed è da tempo dimostrato come sia un fattore protettivo contro il tumore all’ovaio.
Gli unici che leggono i risultati degli studi come vogliono loro sono le associazioni ProVita**, che non potevano certo lasciarsi scappare questa nuova occasione per fare catechismo mettendo sullo stesso tavolo dello studio danese argomenti che nulla hanno a che fare con la povera Dott.ssa Skovlund quali l’aborto e l’eutanasia.
Strumentalizzare la ricerca scientifica per portare avanti le proprie posizioni religiose o politiche è scorretto, e chi lo fa è in malafede.
Prendere coscienza di un effetto collaterale non deve portarci a diffidare del farmaco, ma solo spingerci a farne un uso più attento e consapevole.
I medici che hanno condotto la sperimentazione, infatti, non concludono sconsigliando l’utilizzo della terapia estroprogestinica – ovviamente – ma raccomandano solamente di fare più attenzione anche a questo effetto collaterale, spesso sottostimato.
Detto questo… Conservatives, lick my heel!
(Conservatori, leccatemi il tacco!)
NOTE:
*[I metodi anticoncezionali ormonali possono essere composti da una combinazione di progesterone ed estrogeno (la maggior parte delle pillole è così, come anche l’anello anticoncezionale) oppure contenere esclusivamente progesterone (la cosiddetta mini-pillola, le spirali medicate, l’infusore sottocutaneo). La terapia mono-ormone ha fondamentalmente il vantaggio di ridurre il rischio trombotico, ma per quanto riguarda gli altri effetti collaterali non è diversa dalla terapia combinata. In questo articolo parleremo allo stesso modo di tutti i metodi anticoncezionali di tipo ormonale combinato.]
**[Le associazioni ProVita fanno parte di un movimento cristiano cattolico e conservatore che si batte contro l’aborto, l’eutanasia e i metodi anticoncezionali, per motivi religiosi.]