Appunti per una rubrica di letteratura, teatro e antropologia
Cosa c’entrano letteratura, teatro e antropologia? Nel contesto culturale attuale, segnato dalla religione della tecnica e dal culto dell’iperspecializzazione, non ho ancora trovato un recinto che sappia contenere chiaramente questa disciplina. L’intenzione è guardare al teatro e alla letteratura come fatti sociali, nella loro dimensione sociale e culturale. L’arte sa mostrare ciò che l’analisi non vede, lavora al di là dei confini logici, sintetizza con immagini potenti, arriva prima e meglio al cuore delle cose. Nel tracciare le coordinate per questo percorso ho preso come guida due storie. Entrambe hanno a che vedere con un rinoceronte.
Esotico, Assurdo e in via di Estinzione.
Creatura antica e misteriosa, associato all’unicorno per i miracolosi poteri di guarigione custoditi nel caratteristico corno, il rinoceronte è comparso sulla Terra circa 40 milioni di anni fa. Lo troviamo ritratto insieme a leoni e cuccioli di mammut nelle caverne di Lascaux, il più antico reperto di arte preistorica, mentre oggi rischia l’estinzione (e già questo basterebbe per dedicargli una rubrica sul teatro). Questo animale è stato fonte di ispirazione per vari artisti, ma sarebbe fuorviante tracciare una genealogia.
Ad esempio: questo non è un rinoceronte. O meglio lo è, ma con qualche errore. Minimo, se pensiamo che l’autore, Albrecht Dürer, l’ha ritratto senza averlo mai visto, seguendo un racconto, con precisione e rigorosa immaginazione.
Nel maggio 1515 un rinoceronte indiano di nome Ganda arrivò a Lisbona, insieme a spezie e altre rarità, come dono del sovrano di Gujarat, Muzafar II, per il re del Portogallo, Manuel I, suscitando meraviglia e curiosità sia tra gli studiosi che tra il popolo. L’ultimo esemplare di rinoceronte portato in Europa risaliva all’antica Roma, restavano solo racconti e fantastiche rappresentazioni nei bestiari medievali. Vedere un rinoceronte era dunque un evento eccezionale quanto vedere un drago o un unicorno.
Dürer si trovava a Norimberga, ricevette una lettera dall’amico tipografo Valentim Fernandes con la descrizione dell’animale, a cui seguì una seconda lettera con un veloce schizzo. Decise di realizzare una xilografia, che ebbe subito enorme successo: tra il 1515 e il 1528 furono riprodotte quattromila copie. L’immagine elaborata da Dürer divenne una vera e propria icona e, nonostante gli errori, si impose nell’immaginario collettivo diventando il canone di rappresentazione per chiunque volesse ritrarre questo animale. Per secoli il rinoceronte non fu quello vero, ma quello di Dürer.
Nel 1958 il drammaturgo Eugène Ionesco scrive Il Rinoceronte: in un piccolo paesino della provincia francese si scatena un’improvvisa epidemia di rinocerontite, malattia tanto immaginaria quanto letale che trasforma tutti gli abitanti in rinoceronti. I pericoli del conformismo, la resistenza al potere politico, l’isteria collettiva che ha accompagnato l’ascesa dei totalitarismi sono raccontati con un linguaggio grottesco e surreale. Berenger, ultimo uomo rimasto in un mondo di rinoceronti, chiude il sipario con un grido di resistenza: “Resterò quello che sono… Sono un essere umano. Un essere umano! Sono l’ultimo uomo, e lo resterò fino alla fine! Io non mi arrendo! Non mi arrendo!”.
È ricordato come uno dei capolavori del Teatro dell’Assurdo, termine coniato nel 1961 dal critico Martin Esslin ma mai rivendicato dagli autori. Per Ionesco, quel che si definisce Assurdo è paradossalmente l’unica prospettiva di realismo: il mondo cambia velocemente e noi non riusciamo a comprenderlo, la storia sragiona, le menzogne propagandistiche servono a mascherare le contraddizioni esistenti tra i fatti e le ideologie che le giustificano. Non è assurdo – avverte Ionesco – è tutto reale.
Sulla scia di questi rinoceronti famosi andremo alla ricerca di quelle figure che hanno saputo raccontarci il mondo, che attraverso le lenti del teatro ci regalano una visione. “Tutto ciò che è illusorio serve a costruire la verità” scrisse Salvador Dalì, il più grande cultore di rinoceronti mai esistito.