Con “Donne Sportive”, The Pitch Olympia vuole aprire ed approfondire una finestra che da troppo tempo non viene illuminata. Lo sport femminile per decenni ha dovuto subire discriminazioni immotivate che hanno terribilmente limitato la crescita di questo ambito. Le differenze, come vedremo nei vari racconti, sono sempre state enormi andando a minare i sani valori che lo sport offre da secoli. Nonostante ciò, la figura della donna nel mondo sportivo ha regalato delle storie da brividi che proviamo umilmente a raccontare. Al centro di questa puntata c’è la storia di una donna italiana, in un’epoca dove la figura femminile veniva puntualmente bistrattata: Ondina Valla ha portato sprazzi di speranza nel Bel Paese.
Le Olimpiadi paradossali
Il luogo di nascita della leggenda è Berlino. Non l’attuale capitale della Germania libertina, ma quella del 1936. Al potere c’era Adolf Hitler e le Olimpiadi erano di stanza proprio nella capitale del Terzo Reich. L’assegnazione era avvenuta nel 1931, quando il Paese era ancora democratico; e per questo motivo il Führer neanche voleva organizzarli quei Giochi, ma, su consiglio di Goebbels, li sfruttò per la sua propaganda.
La Germania nazista finì in testa al medagliere, nonostante la disfatta d’immagine causata dalla vittoria di Jesse Owens. Quell’Olimpiade però fu storica non solo per il periodo, ma anche per la figura delle donne. Paradossalmente fu una delle prime dove le ragazze furono veramente prese in considerazione, specialmente in Italia.
Ondina Valla: la nascita di una leggenda
Nel frattempo, il Bel Paese si trovava più o meno nella medesima situazione: Mussolini aveva preso il potere da oltre un decennio e qualche anno più tardi sarebbero state emanate le leggi razziali. Il Duce, come Hitler, voleva sfruttare l’occasione per far emergere l’orgoglio italiano. In totale arrivarono 27 medaglie, che valsero all’Italia il terzo posto nel medagliere di quelle Olimpiadi. Le medaglie d’oro furono 9, tra cui quella storica di Ondina Valla.
Perché storico? Era il primo in assoluto per una donna italiana ai Giochi Olimpici. Ma facciamo un passo indietro: Trebisonda, questo era il suo vero nome, nacque a Bologna nel 1916. Fin da piccola dimostrò una predisposizione fisica inusuale per le ragazze della sua età, mettendosi in mostra alle rassegne sportive studentesche ed entrando, ad appena tredici anni, nella prestigiosa Virtus Atletica Bologna. La sua antagonista in gara, ma grande amica fuori, era fin da quei tempi Claudia Testoni.
Quando storia e sport vanno a braccetto
Alla tenera età di sedici anni, venne convocata per le Olimpiadi di Los Angeles del 1932. Sarebbe stata una delle più giovani in assoluto della competizione. Ma per volere del Vaticano, la giovane ragazza non aveva potuto partecipare in quanto la sua presenza fu ritenuta fuori luogo in una spedizione maschile: poco importa ad Ondina Valla, che di forza di volontà ne aveva da vendere. Partecipò ai seguenti Giochi Olimpici, per l’appunto quelli del 1936, quando le donne italiane furono sette, tra cui l’amica Testoni.
Entrambe si erano qualificate per la gara degli 80 mt ad ostacoli ed erano tra le favorite per la vittoria. La finale si disputò all’Olympiastadion, il 6 agosto. Una gara talmente combattuta che ben quattro atlete arrivarono appaiate al traguardo e fu necessario l’intervento del fotofinish per decretare la vincitrice. Per un niente fu Ondina Valla a stare davanti, stabilendo anche il record mondiale con 11.7 secondi e tenendosi alle spalle la tedesca Steuer, la canadese Taylor e fuori dal podio per qualche millesimo Claudia Testoni. Purtroppo quello sancì la fine della loro amicizia, la delusione era troppo forte per la Testoni.
Il ritorno da campionessa di Ondina Valla
Tutta la gloria fu riservata giustamente ad Ondina Valla: Aveva scritto un pezzo di storia dello sport italiano regalando speranza a tutte quelle donne che a casa subivano violenze e discriminazioni di ogni genere. Era la dimostrazione che anche una ragazza poteva ricevere la considerazione che meritava, specialmente da un sistema come quello dell’epoca. Fu addirittura ricevuta da Adolf Hitler, anche se di quell’incontro ricorda ben poco. Ricorda molto bene invece l’accoglienza di Bologna al suo ritorno:
Un ritorno da vera campionessa quale era. Oltre ad ed essere la prima donna italiana a vincere un oro alle Olimpiadi, fu anche la ragazza italiana più giovane a trionfare (record rimasto imbattuto fino al 2004 dopo la vittoria ad Atene di Elena Gigli del Setterosa di pallanuoto). Se all’epoca rappresentò qualcosa di unico, ancora oggi viene ricordata nell’Olimpo del nostro sport. Quando ancora lo sport femminile non era considerato a dovere, con la forza e la determinazione ha provato a spostare gli orizzonti della gente. Per un periodo ci era anche riuscita. Purtroppo, però, la dittatura fascista si era fatta sempre più pressante sul popolo italiano e sul modello dell’amico Hitler, anche Mussolini decise di sfruttare lo sport femminile per la sua propaganda, usando proprio la Valla come punta di diamante.
La medaglia rubata
Negli anni a seguire si spostò prima sul salto in alto (stabilendo, anche lì, il record italiano durato fino al 1955) per poi ritirarsi nel 1943. Una leggenda del genere non è potuta neanche scampare alla cattiveria degli uomini che 42 anni dopo quell’epica vittoria le rubarono la medaglia di Berlino. Purtroppo non è mai stata ritrovata, ma le è stata consegnata una riproduzione; una magra consolazione per Ondina che però ha potuto rivivere, seppur in minima parte, le emozioni di quel giorno lontano lontano.