Finalmente la tutela dell’ambiente è stata inserita in Costituzione. Si tratta della prima modifica in assoluto ai principi fondamentali. La riforma inserisce anche un richiamo agli interessi delle future generazioni. È forse un segnale di accoglimento di una nuova forma mentis del sentire comune?
L’8 febbraio 2022 la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva la proposta di legge costituzionale A.C. 3156-B recante “Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente”, con 468 voti favorevoli, 1 contrario e 6 astenuti. Grazie alle maggioranze raggiunte, la riforma non sarà oggetto di referendum confermativo. Si compone di tre articoli che modificano rispettivamente l’art. 9 Cost., l’art. 41 Cost., mentre il terzo ed ultimo inserisce una clausola di salvaguardia delle competenze delle Regioni a statuto speciale.
In sintesi, vengono apportate modifiche agli articoli 9 e 41 Cost: qui è possibile consultare il testo ufficiale della riforma e le fasi dell’iter di approvazione. Innanzitutto nell’art.9, che fa parte dei principi fondamentali, viene inserita la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. Stabilisce, altresì, che la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali. Si tratta di un primo storico assoluto. È infatti la prima volta che si interviene sul sistema di valori sui quali si fonda l’intero ordinamento e che, come afferma solennemente una storica sentenza della Corte Costituzionale, neanche il diritto internazionale o dell’Unione Europea (che normalmente prevale) possono scalfire.
L’art. 41 invece, che riconosce la libertà di iniziativa economica privata, prevede ora che essa non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute e all’ambiente. Inoltre, si stabilisce che la legge determini i programmi e i controlli opportuni affinché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini ambientali. C’è da chiedersi quali riflessi ci saranno sulle attività delle industrie inquinanti come la travagliata ex Ilva di Taranto. Ciononostante, la stampa italiana ha fatto passare quasi in sordina la riforma.
La riforma, tuttavia, ha una portata di non poco peso. Prima di questo intervento la Costituzione tutelava all’art. 9 semplicemente il paesaggio e il patrimonio storico artistico della Nazione. La parola ambiente non era neanche presente nei principi fondamentali del testo costituzionale e il patrimonio naturale, sul quale l’Italia peraltro basa gran parte delle sue entrate dall’estero (turismo, prodotti DOP, ecc..), nonché la sua stessa identità (il Bel Paese), veniva in rilievo per aspetti prettamente estetici.
Certo, negli anni la giurisprudenza aveva ricavato la tutela dell’ambiente, quale diritto a vivere in un ambiente salubre, adeguando l’interpretazione della Carta costituzionale al sentire comune. La tutela dell’ambiente, benché già attuata da leggi e regolamenti, anche di provenienza internazionale e unionale, trovava il suo fondamento costituzionale più solido nel diritto alla salute (se ne parla più approfonditamente qui). Da qui il rilievo di alcuni, per i quali la riforma sarebbe priva di portata innovativa da un punto di vista giuridico. Eppure, chi conosce il dibattito lo sa bene, un Giudice non può sostituirsi al Legislatore e non può far dire alla legge quello che la legge non dice, pena una commistione fra i poteri o, in altre parole, la violazione del principio di separazione dei poteri sul quale poggia la democrazia.
Oggi l’art. 9 Cost. attribuisce direttamente alla Repubblica la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, nonché la tutela degli animali. Su quest’ultima materia viene posta una riserva di legge, forse un po’ ad abundantiam, ma che vorrebbe sottolineare la serietà con la quale l’argomento è stato preso in considerazione.
Si tratta di un passo di non poco conto, essendo la prima volta in assoluto che il legislatore interviene sui principi fondamentali della Costituzione. Principi che, come ha ribadito la Corte Costituzionale, sono inscalfibili e costituiscono il nocciolo duro dell’ordinamento. Uscendo dai tecnicismi, che forse poco interessano al lettore, la riforma finalmente rinnova e aggiorna il nucleo vitale della Carta Costituzionale che rappresenta la base valoriale sulla quale si fonda l’identità di un Paese, nella quale si rispecchia il sentire di ogni cittadino e sulla base della quale accetta le leggi che su di essa trovano fondamento.
L’innovazione più grande di questa riforma non è tanto il richiamo finalmente esplicito all’ambiente, alla biodiversità e alla tutela degli animali. Richiamo dovuto, ma avvenuto anche con un certo ritardo rispetto ad altri Paesi. Appare giusto il caso di ricordare come una sentenza spagnola di qualche mese fa abbia riconosciuto gli animali come esseri senzienti e non più come una res, cioè una cosa oggetto di proprietà, accogliendo una battaglia che le associazioni animaliste portano avanti da anni. In Italia gli animali sono considerati un oggetto e, per fare un esempio delle conseguenze di ciò, i reati che puniscono i maltrattamenti degli animali, sono stati introdotti solo nel 2004 e formalmente proteggono “il sentimento dell’uomo nei confronti degli animali” e non l’animale in sé.
Quello che appare sensazionale è invece il fatto che la riforma sia esplicitamente proiettata all’interesse delle future generazioni. Non si è scelta semplicemente la locuzione “sviluppo sostenibile” (slogan dell’Agenda 2030), che per le scienze ambientali ed economiche indica effettivamente quello sviluppo in grado di soddisfare le esigenze delle presenti generazioni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Il concetto si sarebbe probabilmente prestato a interpretazioni lasche o comunque incerte da parte del Giudice del caso concreto, sia in meglio, sia in peggio.
Il richiamo specifico al futuro dei giovani potrebbe (e a mio modesto parere deve) inaugurare una nuova tendenza non solo nel settore della tutela ambientale, ma altresì nello sviluppo economico e sociale. Una nuova forma mentis lungimirante che non porti a mangiare la torta tutta e subito, che veicoli i programmi politici e abbia una seria incidenza sulla popolarità di questo o quel parlamentare vincolandone l’attività. Gli interessi delle future generazioni dovrebbero diventare la chiave di lettura di tutti i principi fondamentali su cui si fonda la nostra comunità.
Sarò molto ottimista certo, ma come certi storici spiegano, grandi crisi come guerre e pandemie, fungono da acceleratori di fenomeni sociali, si pensi all’emancipazione femminile durante la Seconda Guerra Mondiale. I ragazzi, che hanno che hanno organizzato e aderito in massa ai Friday for Future, che hanno vissuto gli anni più importanti in lockdown, che si sono vaccinati e hanno accettato le mascherine (non tanto per proteggere se stessi, ma per salvaguardare i nonni) molto meglio rispetto ai loro genitori e che hanno costretto un format vetusto e obsoleto come Sanremo a vestire nuovi e progressivi panni … questi ragazzi lo pretendono e se lo meritano.