Giunge all’epilogo il Romanzo Quirinale che alla terza puntata affronta l’elezione dei presidenti della Repubblica dal 1999 al 2015.
CARLO AZEGLIO CIAMPI (1999-2006)
La successione a Oscar Luigi Scalfaro fin dalle fasi preliminari faceva emergere una rosa di nomi di possibili successori, alcuni, tra l’altro, figurano nel “totonomi” della tornata odierna a più di vent’anni dall’elezione di Ciampi!
IL CLIMA POLITICO E LA PRIMA CANDIDATURA FEMMINILE
Il romanzo Quirinale del 1999 si innestò all’interno del nuovo scenario politico che vedeva la formazione di due poli all’indomani del terremoto istituzionale del 1992. I candidati erano Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Nicola Mancino, Franco Marini, Sergio Mattarella, Luciano Violante a cui si aggiunsero due candidate femminili: Emma Bonino che stilò persino un programma elettorale e Rosa Russo Iervolino. Il loro nome risuonò più forte rispetto al primo tentativo del 1992 quando vennero espresse delle preferenze per Nilde Iotti.
Il Romanzo Quirinale entrò nel vivo a due mesi dall’elezione, quando il leader del partito Democratici di Sinistra Walter Veltroni, con l’appoggio di Romano Prodi, indicò il Governatore della Banca d’Italia come candidato della coalizione.
LO SCONTRO TRA I PARTITI
La scelta di Ciampi era motivata per ostacolare la candidatura del popolare Marini su cui era orientata la preferenza di Massimo D’Alema.
La proposta dalemiana mise in guardia il capo del centrodestra Silvio Berlusconi che non avrebbe mai accettato una candidatura di un leader di partito come Marini, poiché rappresentava un simbolo della “Prima Repubblica. Oltretutto, Berlusconi non poteva permettere l’elezione di un esponente politico che criticava il bipolarismo. Soprattutto, in un momento in cui si stava discutendo sul presidenzialismo nella Commissione Bicamerale.
All’avvicinarsi del voto, Marini acuì le critiche alla candidatura di Ciampi, in quanto sosteneva che fosse necessario concludere i lavori della bicamerale attraverso un secondo mandato a Scalfaro e poi a riforma presidenziale terminata, andare al voto.
VERSO UN’ELEZIONE VELOCE
Prima del voto, al fine di evitare uno stallo, Massimo D’Alema incontrò Silvio Berlusconi al fine di orientare il voto verso una figura carismatica ed europeista che avrebbe però tutelato il ruolo dell’Italia.
Il 13 maggio 1999, al primo scrutinio, con 707 preferenze su 1010 componenti venne eletto Carlo Azeglio Ciampi.
GIORGIO NAPOLITANO (2006-2013 e 2013-2015)
L’elezione del 2006 non si svolse con una maggioranza parlamentare netta, le elezioni dell’aprile dello stesso anno non avevano attribuito abbastanza seggi alla coalizione che aveva ottenuto più preferenze. Già l’elezione delle camere si svolse in un clima teso.
Le indiscrezioni giornalistiche davano come candidati D’Alema e Marini per il centrosinistra, mentre Gianni Letta per il centrodestra. Entrarono tra i candidati Mario Monti e Umberto Veronesi.
Berlusconi tentò con la carta della rielezione di Ciampi che però rifiutò la proposta.
UN PRESIDENTE DI MAGGIORANZA
Al primo scrutinio la sinistra silurò D’Alema, mentre Berlusconi cercava di far eleggere un suo candidato. In questo frangente, dall’ala della sinistra dei DS venne proposto come candidato Giorgio Napolitano ex membro del PCI e già Presidente della Camera.
Quando si giunse al quarto scrutinio, le preferenze per Napolitano furono di 543 voti su 1009 votanti. L’aspetto più importante dello scrutinio fu il numero di schede bianche del centrodestra, gesto di distensione verso il primo presidente che aveva militato nel PCI.
LA SECONDA ELEZIONE
L’elezione del 2013 si svolse in un clima politico diverso. I due poli che per quasi vent’anni si erano contesi la scena politica vennero raggiunti da un terzo soggetto politico il Movimento Cinque Stelle. Le difficoltà incontrate nel formare un nuovo governo si rispecchiarono nel Romanzo Quirinale.
I cosiddetti grillini proposero sulla loro piattaforma una consultazione tra gli iscritti per definire il candidato del movimento. Le cosiddette “quirinarie” scelsero Stefano Rodotà. D’altra parte il leader del PD Bersani cercava di inserire nella corsa una figura di spicco come Amato, Mattarella e Marini.
Il nome di Marini ottenne l’appoggio di PD e Scelta Civica, ma il suo nome non ottenne che 222 voti su 495 al primo scrutinio, palesando i malumori all’interno del centrosinistra. Un’ulteriore spaccatura avvenne nel momento in cui venne candidato il padre del centrosinistra Romano Prodi che al quarto scrutinio non ottenne il quorum.
I PARTITI SALGONO AL COLLE
La spaccatura nel PD e l’arroccamento dei Cinque Stelle su Rodotà non consentivano di avere un dialogo proficuo per individuare un candidato. Per questo motivo, i rappresentanti dei partiti andarono a chiedere al Presidente in carica di accettare un nuovo mandato. Lo schieramento di capi partito, che includeva anche quelli del centrodestra, convinse Napolitano al bis. Così il 20 aprile 2013 con 738 voti su 997, facendo di Napolitano il primo Presidente rieletto.
SERGIO MATTARELLA (2015-)
Le annunciate dimissioni di Napolitano diedero al Presidente del Consiglio e Segretario del PD Matteo Renzi che aveva la maggioranza parlamentare la possibilità di gestire l’elezione del Capo dello Stato.
Con il parlamento uscito dalle elezioni del 2013, Renzi poteva trovare appoggio solamente in Forza Italia e SEL. Infatti, l’ex sindaco di Firenze era in buoni rapporti con il capo di Forza Italia anche in virtù di quello che fu definito il “patto del Nazareno“.
I nomi proposti da Renzi Roberta Pinotti , Pier Carlo Padoan e Paolo Gentiloni non trovarono d’accordo il cavaliere che propose Antonio Martino.
AL VOTO
Nelle prime tre tornate il PD votò scheda bianca, mentre i Cinque Stelle espressero preferenze verso il giudice Ferdinando Imposimato. Berlusconi propose Pierferdinando Casini e di nuovo Giuliano Amato, ma il PD non accettò.
Fu allora che Renzi, dopo aver assicurato un cospicuo numero di voti, propose la candidatura di Sergio Mattarella, che ottenne così 665 voti su 995 presenti.