Con la serie “Donne Sportive” The Pitch vuole aprire ed approfondire una finestra che da troppo tempo non viene illuminata. Lo sport femminile per decenni ha dovuto subire discriminazioni immotivate che hanno terribilmente limitato la crescita di questo ambito. Le differenze, come vedremo nei vari racconti, sono sempre state enormi andando a minare i sani valori che lo sport offre da secoli. Nonostante ciò, la figura della donna nel mondo sportivo ha regalato delle storie da brividi che proviamo umilmente a raccontare. Al centro di questa puntata c’è la storia imperfetta di Paola Egonu. Fino ad ora abbiamo parlato di vere e proprie icone sportive e sociali, ma non ci siamo mai addentrati nel tessuto italiano, come se al Bel Paese non servisse. Purtroppo però serve eccome. E per fortuna che c’è Paola Egonu.
Non fatevi ingannare dal nome: Paola è una veneta doc xhe, nonostante abbia girato il mondo, mantiene il suo accento. La sua storia inizia a Cittadella con papà Ambrose e mamma Eunice, entrambi di origine nigeriana. L’amore tra i due scoppia da adolescenti e da quel momento non si sono più lasciati. In realtà l’Italia doveva essere solamente una tappa di passaggio per poi andare a Manchester, ma la famiglia Egonu non si sposterà mai. A a maggior ragione dopo le nascite di Paola, Angela e Andrea.
Sembra già una veterana, eppure Paola Egonu è solamente del 1998. A 15 anni diventa un punto fermo del Club Italia con cui farà la scalata dalla B1 alla massima serie. In quei quattro anni, con la squadra della sua città, stabilisce anche il record di punti individuali in una sola partita. Risultato che lei stessa migliorerà nei playoff scudetto cinque anni più tardi.
Amore e odio con la Nazionale
Non ha ancora 18 anni quando esordisce in Nazionale, una storia d’amore che ancora oggi emoziona milioni di italiani. La scuola di pallavolo italiana, che sia femminile o maschile, è sempre stata una delle più ispirate al mondo. Dopo l’era di Cristina Chirichella, le azzurre cercavano una nuova guida ed il profilo perfetto era quello di Paola Egonu: in campo ha capacità sovrumane, ma quello che conta è la sua forza mentale. Anche se, spesso, questa viene minata.
«Perchè abbiamo voluto dividerci per razze?», questa è la domanda che si è fatta l’opposto di Cittadella in un’intervista di quest’estate. Paola è sempre stata in prima linea nella battaglia contro il razzismo, soprattutto nello sport, dove ancora sembra non essere stato debellato. Lei stessa ha affermato di subire episodi di razzismo fin da quando era all’asilo, e come lei anche la sua famiglia. Fortunatamente però lo sport gli ha dato i mezzi e la forza per combattere questa piaga.
Tra le battaglie sociali di Paola spicca anche quella a favore della comunità LGBTQ+. A soli 19 anni è diventata una vera e propria icona della comunità nel mondo dello sport. In un’intervista al Corriere della Sera affermò di avere una ragazza, senza troppi patemi, come se fosse la cosa più normale di questo mondo. Ed effettivamente è così che dovrebbe andare; c’è bisogno di normalità sul tema e la Egonu ha centrato in pieno il messaggio.
Le critiche dopo le Olimpiadi e l’Europeo
Sicuramente l’eliminazione ai quarti di finale delle ultime Olimpiadi ha fatto male sia a Paola, che non è apparsa in ottima forma, che a tutta la squadra. Ma quello che ha fatto più male sono le critiche, soprattutto sul piano personale, che hanno sommerso il roster di mister Mazzanti. Tra politici e fantomatici personaggi televisivi se ne sono dette di tutti i colori.
Ma Egonu e compagne, appena lasciato Tokyo, avevano una sola cosa in testa: portare a casa l’Europeo. E non diciamo baggianate, non è stato per la “magnifica estate sportiva italiana”. È successo perché queste ragazze hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo e le critiche.
La pallavolista più forte del mondo
Un percorso difficile fatto di sacrifici, dolore, ma anche soddisfazioni. Perché ora Paola Egonu è diventata la miglior giocatrice di pallavolo del mondo. Perché ora la sua Conegliano è la squadra di pallavolo più forte del mondo. Perché quest’estate ha coronato il sogno di essere portabandiera del CIO (prossimamente, si spera, anche dell’Italia).
E tutto questo in barba alle miriadi di critiche che gli sono state mosse contro fin da quando era una quindicenne alle prime armi con la pallavolo. Quando non abbiamo una fuoriclasse, la cerchiamo disperatamente. Ma quando finalmente l’abbiamo trovata, l’italiano proverà sempre a buttarla giù. Per fortuna che Paola Egonu ha due spalle giganti, fisicamente e moralmente.