Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo del lungo esorcismo che ha coinvolto una donna di Vicenza e della necessità di dare maggiore peso alla salute mentale.
La scorsa domenica 5 dicembre, al Santuario di Monte Berico (Vicenza) quattro frati dell’Ordine dei Servi di Maria hanno eseguito un rito di esorcismo verso una donna di 28 anni, condotta sul luogo dalla famiglia. L’esorcismo è una procedura ammessa nel mondo cattolico (e non solo) per liberare dal demonio persone, luoghi, oggetti e si svolge secondo un formulario preciso.
La donna – stando a ciò che riportano le testimonianze – avrebbe urlato e bestemmiato all’interno del luogo di culto, giungendo addirittura ad aggredire il confessore. Le grida hanno attirato l’attenzione di chi in quel momento stava assistendo alla celebrazione. Di conseguenza sono state chiamate la polizia e l’ambulanza, che però hanno atteso all’esterno. Dopodiché è iniziato il rito. I frati hanno allontanato l’assemblea dal luogo di culto e hanno trattenuto la donna per nove o dodici ore (a seconda delle fonti), quando infine, stremata, si è addormentata o è svenuta (anche in questo caso la versione cambia a seconda della testata).
La notizia è stata inizialmente riportata dalle testate locali e poi subito ripresa da quelle nazionali. Com’è stata narrata?
Il Fatto Quotidiano si sofferma sul comportamento dei presenti. Alcuni hanno manifestato più volte ai frati la necessità di condurre la donna in ospedale, richiesta a cui non è stato dato ascolto. Naturalmente parte delle persone in loco era invece d’accordo sul fatto che l’esorcismo andasse praticato.
Si informa poi che la vicenda è stata segnalata alla Procura di Vicenza, che avrebbe aperto un fascicolo a riguardo, e alla diocesi della città. Si suggerisce quindi a chi legge che questo caso non verrà dimenticato ma si faranno delle indagini per capire come si è svolto l’ipotetico esorcismo e se la donna fosse o meno consenziente.
Il Messaggero riporta le parole di don Giuseppe Bernardi, il frate che ha coordinato l’esorcismo, e di padre Carlo Maria Rossato, priore e rettore del santuario di Monte Berico. Vengono poi indicati i passaggi del rito, con un’enfasi tale da richiamare la pornografia del dolore. Si sceglie quindi di dare spazio a chi ha compiuto la procedura, non al punto di vista della donna coinvolta.
La chiusa dell’articolo sostiene che «non si è trattato della prima volta. Ogni anno, stando alle sue parole, sono oltre cento le persone che arrivano alla basilica e per le quali è richiesto l’intervento di un esorcista». Rossato attraverso le parole riportate tenta di normalizzare e giustificare l’avvenimento, rappresentandolo come la risposta a un’esigenza collettiva. La testata, citandole, dà loro validità.
Anche Il Corriere della Sera, sezione Veneto, sottolinea che non si è trattato di un caso isolato, ma con quel «La Diocesi: “Prudenza”» presente nel titolo mostra anche che l’avvenimento non è sostenuto all’unanimità dagli ambienti cattolici.
La vicenda viene raccontata con grande pathos, soffermandosi su i dettagli che più possono attirare l’attenzione di chi legge e sollecitarne l’emotività. La protagonista viene descritta in un totale stato di metamorfosi: «la 28enne vicentina si è trasformata […] La donna, senza più controllo, era una scheggia impazzita che si dimenava […] Vittima di un maleficio». Rappresentata in questo modo sembra quasi aver perso la sua umanità e quindi la possibilità di scegliere per se stessa, rafforzando l’idea che il rito si sia svolto per una buona ragione.
Si ipotizzano dei «problemi di natura psichiatrica» – così descritti dalla testata – ma si dà nuovamente validità all’opinione di padre Rossato: «La chiave di salvezza è stata la madre, l’unica che ha capito che era sotto l’influsso del maligno». Sempre lui sostiene inoltre che il caso «non è stato semplice, ma è uno tra tanti, che possono essere scambiati per realtà psichiatrica». La possibilità che si debba parlare di salute mentale, quindi, viene subito scartata sia dall’esorcista sia dalla testata, che inserisce nell’articolo le sue parole e le presenta come autorevoli.
In conclusione, considerando questi articoli, è possibile notare delle costanti. Nessuna testata sceglie di parlare di benessere e di salute mentale. Si dà validità all’opinione dei frati coinvolti e, quindi, si presenta la donna come realmente posseduta da una forma maligna e l’avvenimento come un esorcismo necessario. Il suo punto di vista non viene considerato.
Non ci sono occasioni negli articoli analizzati in cui ci si chiede o si indica con precisione se la donna fosse consenziente o trattenuta contro la sua volontà, se sia stata abusata (fisicamente, psicologicamente o spiritualmente) o abbia tratto un reale beneficio da tutto ciò. Anche dai giornali viene deumanizzata, privata della sua capacità di intendere, di decidere per se stessa, di essere trattata in modo rispettoso. La donna è rimasta per nove o dodici ore all’interno di un santuario, allontanata dall’assemblea presente alla messa, con dei frati convinti che dentro di lei ci fosse il demonio, lontano dal campo di intervento di polizia e ambulanza. Quando è stato proposto di portarla in ospedale, la richiesta non è stata accolta. E le testate hanno scelto di dare validità a questo tipo di procedura.