Si è conclusa, a Glasgow, la prima settimana di COP26. Diverse le iniziative e gli interventi che si sono tenuti in questi giorni con il solo obiettivo di trovare una soluzione comune alla crisi climatica abbattutasi sul pianeta e che minaccia di avere ripercussioni fortissime non solo sulle generazioni a venire, ma anche sul futuro imminente.
Cos’è COP26?
“COP” è l’acronimo di Conference of the Parties; “26” è il numero di summit sul cambiamento climatico organizzati dalle Nazioni Unite negli ultimi trent’anni.
La COP26 è il più grande evento sul clima dagli Accordi di Parigi (COP21) del 2015, a cui partecipano capi di Stato, esperti, rappresentanti e attivisti. Addirittura, è considerato come il vertice decisivo per il futuro del pianeta. L’obiettivo dell’incontro è quello di arrivare a una risposta internazionale comune all’emergenza del cambiamento climatico.
Quest’anno l’evento è co-presentato dal Regno Unito e dall’Italia, dove si sarebbe dovuto tenere originariamente.
La COP21 è stato il raduno più grande di leader della storia. Nel 2015, 196 Paesi concordarono nel limitare il riscaldamento globale sotto i 2°C, senza però dire quali misure avrebbero adottato per raggiungere tale obiettivo.
Quest’anno, invece, oltre all’obiettivo di non superare 1,5°C, ogni Paese dovrà presentare i suoi piani e il successo della conferenza dipenderà proprio dalla loro ambiziosità.
Nel 2019, Donald Trump decise di ritirare gli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi. Non appena divenne Presidente, invece, Joe Biden decise di reintrodurre il Paese fra gli Stati aderenti. Quest’anno gli Stati Uniti, che definiscono l’evento “cruciale nel contrasto al cambiamento climatico”, tornano fra i Paesi leader della COP26.
I grandi assenti
Non tutti i leader dei Paesi sono risultati presenti all’appello. Fra questi, quelli di Portogallo, Sudafrica, Messico, Turchia e Brasile, ma quello che ha fatto riflettere di più è stata l’assenza di Xi Jinping e Putin.
La loro mancata partecipazione al summit, specialmente quella dei leader di Russia e Cina, ha turbato molti esperti. Biden si è detto addirittura deluso. In eventi di tale portata, la presenza fisica dei capi di Stato e di governo non ha solo una valenza simbolica. Al contrario, è fondamentale per il raggiungimento di accordi comuni che non possono essere presi da figure di livello inferiore.
Nei mesi scorsi, Stati Uniti e Cina si sono scontrati circa gli obiettivi e, quando gli USA hanno rimproverato la Cina affinché diventasse più “ambiziosa”, i rapporti hanno incontrato una fase di stallo. A tal riguardo, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è espresso affermando che “i problemi fra questi due Paesi non devono interferire con la necessità di fare il possibile affinché la COP26 sia un successo”.
Il motivo dell’assenza di Xi Jinping, comunque, non avrebbe niente a che fare con gli Stati Uniti. Il presidente cinese, infatti, non ha lasciato il Paese da quando la pandemia si è abbattuta su Wuhan, nel 2019. Inoltre, la Cina è ancora soggetta a rigide restrizioni per quanto riguarda i voli internazionali. Di conseguenza, Xi Jinping ha affermato che un suo viaggio all’estero sarebbe stato percepito negativamente dall’opinione pubblica. Il portavoce del Minstero degli Esteri, Wang Webin, presente alla conferenza, ha criticato gli organizzatori della COP26 per non aver fatto sì che si potesse prendere parte anche in via telematica – modalità in cui il presidente cinese ha partecipato alle conferenze internazionali nell’era pandemica.
In ogni caso, Xi Jinping, con una lettera scritta, ha espresso la volontà di Pechino di cooperare e ha annunciato che la Cina perseguirà i suoi obiettivi climatici, diventando un Paese a emissioni zero, entro il 2060. Tale discorso è stato criticato da alcuni leader che hanno contestato che, a prescindere dai buoni propositi, la lettera manca di obiettivi.
Programmi a lungo termine sono anche quelli pensati dalla Russia. Il Paese ha annunciato che approfitterà della presenza del 20% delle foreste mondiali sul territorio nazionale per diventare un’economia a emissioni zero entro il 2060.
Vladimir Putin non avrebbe partecipato al summit per timore dei contagi, vista anche la situazione in cui riversa il Paese. Alla luce di questo, anche il portavoce del Cremlino, Dmitri S. Peskov, ha puntato il dito contro gli organizzatori della COP26.
Inoltre, rispondendo alle critiche di Biden, ha affermato che la Russia si trova avanti rispetto a molti Paesi, compresi quelli dell’Europa occidentale, nella transizione verso fonti di energia a basse emissioni di carbonio. A questo proposito, durante il suo intervento in videoconferenza al G20, lo stesso Putin aveva dichiarato che l’86% del consumo energetico in Russia proviene da fonti di energia rinnovabili, dal nucleare e dal gas naturale. Tuttavia, alcuni esperti hanno criticato l’affermazione, sentenziando che il gas naturale, pur emettendo meno anidride carbonica rispetto al carbone, contribuisce comunque all’inquinamento e al riscaldamento globale, e che i suoi gasdotti sono vulnerabili alle perdite di un potente gas serra, il metano.
Di tutt’altra natura, invece, sono le ragioni dietro all’assenza di Jair Bolsonaro. Dopo aver partecipato al G20 di Roma, il presidente brasiliano ha deciso di restare in Italia, dove ha ricevuto anche la cittadinanza onoraria di un paese in provincia di Padova – e terra natale dei suoi nonni – Anguillara Veneta. Questo episodio ha dato il via a numerose proteste che contestavano le sue politiche contradditorie e il suo poco riguardo verso il clima. E sarebbe proprio per via delle sue decisioni politiche che, durante il G20, Bolsonaro è stato praticamente trascurato e non ha avuto nessun incontro bilaterale con i maggiori leader mondiali, fatta eccezione per il Capo di Stato italiano, Sergio Mattarella, che ha incontrato tutti i partecipanti.
Alle domande dei giornalisti circa l’assenza del leader brasiliano alla COP26, il vicepresidente Hamilton Mourao l’ha giustificato portando alla luce il periodo difficile di critiche che ha investito Bolsonaro e ha aggiunto: «Se fosse andato, gli avrebbero tirato addosso le pietre».
Nonostante si sia impegnato a fare della lotta al cambiamento climatico una sua priorità, il presidente turco, Erdogan, dopo essere stato a Roma al G20, ha deciso di non presenziare a Glasgow. Il motivo? Una disputa con il governo inglese circa il non riconoscimento al leader turco di alcune misure di sicurezza che invece, secondo Erdogan stesso, sarebbero state concesse al rappresentante di un altro Paese – anche se non si sa quale. «Dobbiamo salvaguardare la dignità della Turchia» ha quindi affermato il presidente turco.
È stata una cancellazione last minute, invece, quella di Antonio Costa. Il presidente portoghese, determinato a prendere parte al summit sul clima, è stato costretto a ritirarsi a causa di una grave crisi che, poco prima dell’inizio della COP26, ha investito il suo governo. Il Paese, adesso, rischia le elezioni anticipate.
Una prima settimana positiva
Nonostante il disappunto per l’assenza di alcuni attori centrali, il summit ha, per ora, riscontrato un grande successo. Tutto è filato liscio, senza troppi intrighi né discussioni, il che non è da sottovalutare. Generalmente, gli inizi sono sempre la parte più delicata, il momento in cui vengono al pettine i primi problemi procedurali. Questa volta no e questo fa pensare che i leader mondiali siano veramente intenzionati ad essere costruttivi.
Ora non resta che attendere di vedere cosa succederà nei prossimi giorni, quando si disputerà ufficialmente il destino di questa COP26.