Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo di Evergrande e del crollo della borsa cinese.
Il conglomerato finanziario Evergrande, che si occupa del settore immobiliare, ha da tempo problemi finanziari. Negli scorsi giorni questi si sono aggravanti, facendo oscillare lo sviluppo immobiliare dell’intera Cina e generando un crollo della borsa che si è poi esteso in tutto il mondo. Lunedì, infatti, gran parte del mercato azionario ha chiuso in negativo.
Il Post, con un articolo dal titolo «L’azienda che sta facendo crollare le borse», fa una panoramica generale di cos’è recentemente accaduto nel mercato finanziario cinese. Il protagonista dell’articolo è naturalmente Evergrande, il conglomerato che ha contribuito alla crescita economica cinese, ma che negli ultimi anni è entrato in crisi «a causa del rallentamento del mercato immobiliare in Cina e delle regolamentazioni più stringenti imposte di recente dal governo per il settore».
Viene fatta una stima del debito, che ammonta a circa 300 miliardi di dollari, cioè circa 255 miliardi di euro. Si passa poi a una valutazione delle conseguenze a livello nazionale e globale. «L’azienda, nel corso degli anni, ha accumulato centinaia di miliardi di dollari di debiti da banche, privati e istituzioni pubbliche, che rischiano di non vedersi restituiti i soldi, cosa che potrebbe creare un effetto a catena di ulteriori crisi ed eventualmente ulteriori fallimenti». A ciò si sommano i privati e le aziende che hanno già pagato per gli immobili costruiti da Evergrande e che potrebbero non vedere il proprio progetto realizzato. La situazione in Cina è molto tesa, tanto da generare alcune proteste, come quella a Shenzhen, dove si trova la sede del conglomerato.
La testata esprime anche alcune perplessità sulla reazione del governo cinese, che nel corso degli anni ha aiutato le aziende in difficoltà finanziaria. Recentemente, però, il presidente cinese Xi Jinping sta attuando dei cambiamenti nell’economia del Paese e non è escluso che Evergrande sia lasciata senza sostegno.
Il Sole 24 Ore racconta il crollo del «gigante dell’immobiliare» con toni piuttosto vivi e offre uno spaccato dell’interno dell’azienda: «Sei manager della società rischiano gravi sanzioni per aver approfittato della situazione proprio mentre Evergrande, che ha perso l’80% del valore di Borsa, affondava». Questo dettaglio è inserito solo nelle prime righe dell’articolo per catturare l’attenzione di chi legge.
La testata fa una panoramica dell’andamento di Evergrande nel corso degli anni. «Nel 2017 le azioni di Evergrande erano salite di 3-4 volte il loro valore», ma ora la sua crisi potrebbe riversarsi su tutto il settore immobiliare cinese. Si passa poi a un’analisi del ruolo delle banche, che hanno rifiutato di concedere prestiti agli acquirenti dell’azienda. Le agenzie di rating hanno espresso un giudizio negativo su Evergrande, che resta comunque coinvolta in numerosi progetti immobiliari. Il Sole 24 Ore non è però chiaro sul loro numero e sulla loro estensione. Nello stesso paragrafo si legge infatti: «Evergrande vanta oltre 1.300 progetti immobiliari in oltre 280 città cinesi. È coinvolto in quasi 2.800 progetti in oltre 310 città in Cina».
Diverso è invece il centro delle attenzioni dell’Ansa. Dopo una premessa dai toni accesi che preannuncia un effetto domino disastroso – «le piazze finanziarie mondiali temono una Lehman Brothers cinese in grado di affondare il sistema finanziario globale» – l’articolo passa ad analizzare le decisioni della FED (la banca centrale USA). Si osserva la chiusura in negativo delle diverse borse a livello globale e si ricorda che «pur puntando il dito su Evergrande […] altri osservatori ritengono l’elevata volatilità del lunedì nero sulle borse normale dopo un lungo periodo di tranquillità e a fronte di valutazioni dei titoli molto elevate».
La parte finale dell’articolo è dedicata alla situazione statunitense: la stretta della FED, il Congresso diviso sul piano fiscale democratico, Biden incerto sulla nomina del nuovo o della nuova presidente della Banca centrale USA e la fine dei fondi degli States per far fronte agli obblighi di pagamento.
In conclusione, osservando il modo in cui le varie testate hanno riportato la situazione della borsa cinese, emerge un mosaico di aspetti. Ciascun articolo si è concentrato su un dettaglio specifico e unendo le diverse narrazioni si riesce a ottenere un quadro più completo.