Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo del video che mostra la funivia del Mottarone precipitare e delle modalità con cui è stato diffuso dalle testate italiane.
La vicenda della funivia del Mottarone, precipitata il 23 maggio probabilmente per una manomissione dei freni di emergenza, è ben nota. Le indagini sono ancora in corso per individuare i responsabili di questo evento, in cui hanno perso la vita quattordici persone. Negli ultimi giorni è stato divulgato – prima da Tg3 e poi da numerosi mezzi di informazione – un video prima inedito che mostra l’incidente. Dalle telecamere di sorveglianza, infatti, si vede la cabina giungere a poca distanza dalla stazione di destinazione e poi tornare indietro a grande velocità per via della rottura della fune trainante. Dopo alcuni istanti, urta un pilastro, staccandosi dalla fune portante, e precipita.
È un video di circa un minuto, che genera un forte impatto emotivo sul pubblico dei giornali, perché ritrae senza filtri la tragedia avvenuta. Dopo la sua pubblicazione in esclusiva al Tg3, le principali testate si sono chieste se e come pubblicarlo. Molte hanno scelto di mostrare gli ultimi istanti della corsa della cabina, ma operando strategie diverse. Perché?
Il Corriere della Sera sceglie di pubblicare il video, ma non in forma integrale. Riproduce uno spezzone di 40 secondi che mostra solo l’avvicinamento della cabina alla stazione. Il resto della vicenda è narrato per fotogrammi. Il video, inoltre, viene preceduto da un avviso – «Attenzione. Le immagini che seguono non sono adatte a un pubblico particolarmente impressionabile» – e viene descritto in modo approfondito, per preparare o sostituire la visione. L’articolo si conclude facendo il punto della situazione delle indagini in corso.
Il Post accompagna il video con un breve testo contenuto nella sezione Bits, riservata alle notizie flash. Il filmato viene descritto e anticipato dall’avviso «Attenzione, il video contiene le immagini impressionanti della cabina che precipita» ed è ripreso direttamente da un tweet del Tg3.
La testata ha pubblicato anche un comunicato stampa in cui spiega le ragioni per cui il video è stato diffuso, motivazioni ribadite anche all’interno del podcast di rassegna stampa quotidiana Morning dal direttore e dal vicedirettore della testata (Luca Sofri e Francesco Costa). Si legge che la scelta è data dal fatto che «quel video – come tanta parte del giornalismo fotografico e video da sempre – aggiunga alla comprensione di ciò che è successo, permetta di vederlo, e di capire più esattamente che cosa sia stato l’evento di cui si è molto parlato». Inoltre Il Post sostiene che «pubblicarlo non è costringere a vederlo, è dare una scelta, rispettosa della matura capacità di decidere delle persone».
Una decisione molto diversa è quella di La7, che pubblica il video nella parte alta della pagina, senza introduzione, e indicizza il proprio articolo sui motori di ricerca come «ESCLUSIVO, funivia del Mottarone: ecco il video degli attimi del crollo». Il testo che segue e chiude l’articolo è molto conciso e si limita a riportare la notizia della diffusione del filmato. Così facendo La7 attira fortemente l’attenzione del pubblico, a cui viene offerto il video senza alcuna mediazione o contestualizzazione. Tgcom24 compie invece una scelta controcorrente. Decide infatti di non pubblicare la ripresa delle telecamere di sorveglianza, ma di descriverne il contenuto in un articolo molto stringato.
Le testate che hanno scelto di rendere pubblico questo video si sono basate su due motivazioni. La prima è la convinzione, espressa chiaramente dal Post, che il filmato aggiunga alcuni elementi informativi importanti per il pubblico. In particolare si fa riferimento alla dinamica della caduta: la cabina non è semplicemente precipitata, ma è ritornata indietro con grande velocità e si sarebbe fermata se i freni non fossero stati manomessi.
La seconda motivazione, invece, è di tipo ben più utilitaristico e riguarda la pornografia del dolore. Mostrare gli ultimi istanti di viaggio della cabina (e quindi gli ultimi istanti di vita dei passeggeri) significa concentrare tutta l’attenzione sul pietismo che il video non può non suscitare e, in aggiunta, spettacolarizzare un fatto tragico. Naturalmente un filmato di questo tipo attira molte visualizzazioni per via della curiosità macabra che accompagna eventi simili. Oltre a esporre il pubblico delle testate a immagini dal forte impatto emotivo, mostrare il video significa anche rendere pubblica la sfera privata delle 14 vittime dell’incidente. Un’operazione che forse era evitabile, considerando anche il fatto che quelle immagini non erano ancora state condivise con i loro familiari.
In ogni caso ciascuna testata ha scelto delle modalità diverse di diffusione del filmato e le loro motivazioni sono visibili anche in questo: collocare il video nella parte alta della pagina senza alcuna mediazione testuale non è uguale a contornarlo di dispositivi per comprenderlo in modo più approfondito e per scegliere se guardarlo o meno. Tutto ciò dovrebbe mostrare quanto sia complesso scegliere se e come divulgare questo tipo di elementi multimediali.