La longevità del Partito-Stato è dovuta alla sua capacità di stabilizzatore della società cinese, di promotore della crescita economica e fautore del benessere. La leadership di Xi Jinping trarrà continua legittimazione popolare fintanto che riuscirà a mantenere la promessa ideologica di realizzazione del Sogno Cinese.C

Il 1° luglio di quest’anno il Partito Comunista Cinese (PCC) compirà cento anni dalla sua fondazione 1921. L’anniversario sarà un evento imprescindibile per intravedere futuro di un paese che il Partito governa ininterrottamente dal 1949, quando al termine della guerra civile è nata la Repubblica Popolare Cinese. Una celebrazione importante non solo per la Cina, in quanto il PCC determina le scelte di un’economia dominante che riguardano l’ordine internazionale nella sua interezza, le catene globali del valore e molti dossier che coinvolgono la comunità globale (dall’ambiente al clima, passando per sicurezza e la povertà).

Per orientarsi in un sistema ormai diventato multipolare e in continua trasformazione, è fondamentale un approccio trasversale, interdisciplinare e pluralista, in grado di mettere da parte l’etnocentrismo occidentale e qualsiasi forma di caccia alle streghe per studiare il funzionamento dell’organizzazione del Partito-Stato della seconda superpotenza mondiale.

Il PCC venne fondato clandestinamente a Shanghai nel luglio del 1921 con il supporto dell’Unione Sovietica, al tempo della frammentata Repubblica di Cina nata nel 1912. Si adottò al suo primo Congresso il marxismo-leninismo come ideologia guida che sarà mantenuta fino al 1945, quando al 7° Congresso del PCC a Yan’an (la roccaforte dello Shaanxi, punto d’arrivo della celebre “Lunga marcia”) il Pensiero di Mao Zedong (Mao Zedong sixiang ⽑毛泽东思想) fu inserito nello Statuto. In seguito, si susseguirono gli stendardi ideologici dei successivi leader: la dottrina di Deng Xiaoping nel 1997, la Teoria delle Tre Rappresentatività di Jiang Zemin nel 2002, la Prospettiva scientifica dello sviluppo di Hu Jintao nel 2012, e infine il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era.

Il fil rouge da Mao a Xi è eccezionale perchè il contributo teorico dell’attuale Segretario Generale è stato aggiungo per la prima volta nel corpo della Costituzione Cinese nel 2018, ancora nella pienezza dei poteri e non come riconoscimento postumo (nel caso di Deng Xiaoping) o a seguito dell’abbandono delle cariche (Jiang Zemin, Hu Jintao). In questo modo, il pensiero di Xi Jinping si pone sullo stesso piano formale di quello di Mao all’epoca: chiunque esprima delle riserve contro il governo, si pone al di fuori dell’ortodossia ideologica del partito, quindi contro l’interesse nazionale.

Come costruire il Partito Stato. Fonte: MERICS institute.

Sotto la leadership di Xi Jinping è maturata una recrudescenza dell’autoritarismo e della pervasività del partito su tutti gli apparati burocratici dello stato e sulla società civile. Nel corso del primo mandato di Xi Jinping (2012-2017) da Segretario Generale, Presidente della RPC e Presidente della Commissione militare centrale, i principali dossier economico-istituzionali spettavano a un gruppo direttivo ristretto centrale, presieduto da Xi stesso, come “primus inter inferiores” (in netta contrapposizione alla distribuzione collegiale delle cariche e delle responsabilità durante il denghismo, proprio per evitare derive autoritarie).

È in questo senso che il PCC si identifica nel “leninismo aumentato”: marginalizzando la componente marxista, il partito trae la sua legittimazione quale avanguardia del popolo cinese verso un percorso di modernizzazione e prosperità, non in quanto vincitore di elezioni competitive. Per questo non vedremo delle elezioni politiche dei delegati all’Assemblea Nazionale. Il processo decisionale, infatti, è regolato dal centralismo democratico che ammette delle forme di dibattito a livello apicale; i membri del Partito, dai quadri ai delegati fino alle cariche più importanti, insieme alla società intera, si impegnano a conformarsi alle decisioni di vertice[1]. In particolare durante il governo di Xi, il Partito-Stato riesce a veicolare, all’interno quanto all’esterno della RPC, messaggi ideologici quali il “Sogno Cinese” grazie alla leva del patriottismo e dell’innovazione tecnologica: dalla tv di stato e all’uso dei social media e della stampa, fino agli strumenti di controllo e sicurezza quali i crediti sociali e la capillare sorveglianza attraverso il riconoscimento facciale.  

Con l’inizio del secondo mandato, la stessa riforma che ha aggiunto il pensiero di Xi in Costituzione, ha anche eliminato il limite dei due mandati per il Presidente e il Vicepresidente della RPC, aprendo la strada per un terzo quinquennio di Xi (2022-2027); quest’ipotesi è corroborata dal fatto che il Presidente Xi ha interrotto la prassi di indicare un “successore designato” all’ultimo Congresso del PCC nel 2017. Tuttavia, secondo la clausola di “Li Ruihuan”, i membri del Politburo o del Comitato permanente saranno comunque sostituiti perché avranno raggiunto l’età massima dei 68 anni per esercitare le loro cariche e/o avranno già espletato i due mandati[2]. In questo modo, la fazione del Partito più vicina a Xi potrà rinvigorirsi con nuove figure a livello di vertice. E perseguire quindi il disegno quale organizzazione politica con orizzonte perenne del suo mandato politico e rigeneratrice della civiltà cinese. Approvati durante le due sessioni (liang hui, 两会)  il 14° piano quinquennale e il progetto vision 2035, si sta già preparando il terreno per il terzo mandato del Presidente.

Oggi il Partito è più forte che mai, a fronte di una gestione efficiente della pandemia grazie allo stretto controllo sulle masse con l’ausilio di nuove tecnologie e alla capacità di mobilitazione dei cittadini a rispettare le decisioni del governo, e anche della sconfitta della povertà (portando a zero il numero di cinesi che vivono sotto la soglia dei $350 l’anno). Anche se alle celebrazioni del centenario non ci sarà la parata militare come è usuale nelle ricorrenze nazionali, una campagna patriottica è stata messa appunto per creare un “ambiente positivo” e per chiamare i giovani a “studiare la storia, amare il partito e il paese”. I cento anni del PCC sono uno degli anniversari che scandiscono il percorso di “risorgimento della nazione cinese” fino a diventare una “società moderatamente prospera” (xiaokang shehui, 小康社会) entro il 2049 (a cent’anni dalla fondazione della RPC). Ma è anche il preludio al 20° congresso nazionale del PCC che si terrà in autunno del 2022. Come potrete immaginare, è l’evento che scandisce la vita politica dell’intero paese e che approfondiremo più avanti.


[1] Giovanni B. Andornino, Cina: Prospettive di un paese in trasformazione, Il Mulino, 2021, p. 38.

[2] Ivi, 32-33.