Da molti anni il tema della legalizzazione delle droghe leggere cerca di farsi strada nell’opinione pubblica. Si tratta di una questione di ampio respiro che riguarda l’ambito medico, sociologico, economico e quello politico. In particolare, l’utilizzo della cannabis e dei suoi derivati ha fatto discutere in ambito medico e in ambito giuridico e politico sulla sua regolamentazione o proibizione e sugli effetti che la legalizzazione potrebbe comportare sull’economia mondiale. 

Cosa dice oggi la legge?

Oggi in Italia, l’utilizzo della cannabis è regolato da:

Nel 2015 e nel 2016, il nostro paese ha visto finalmente, dopo anni di lotte, importanti passi avanti verso la legalizzazione della canapa light e il suo utilizzo a fini terapeutici attraverso:

In particolare, quest’ultima legge sancisce la libera coltivazione e vendita della marijuana light che presenta concentrazioni di THC (uno dei principi attivi della cannabis) tra il 0,2% e il 0,6%. 

In realtà, non è possibile calcolare la soglia precisa di THC perché il suo effetto drogante-psicotropo dipende da numerosi fattori, come la salute, la “tolleranza” e il contesto del soggetto.  Questo rende la norma sul limite di THC legale di difficile definizione e quindi attuazione.

I principali difetti della legge n. 242 sono la sua contraddizione con le altre leggi in materia e il fatto che non venga citato l’uso ricreativo della marijuana light ma solo la sua produzione e vendita. Questo vuoto amministrativo ne rende incerto e vacillante l’utilizzo poiché se scoperti a fumare erba legale si rischia di incorrere in sanzioni. 

La legge, però, ha portato alla nascita e diffusione di negozi che commercializzano la cannabis light e i suoi derivati. Questo business si è dimostrato in grande e veloce espansione raggiungendo un fatturato di milioni di euro. 

Inoltre, un ulteriore passo avanti è stato fatto nel dicembre del 2019 con la sentenza della Cassazione che ha legalizzato  la coltivazione “domestica” di piante di cannabis all’esclusivo uso personale.  

Nonostante il Decreto Ministeriale del 2015, che regola l’utilizzo della cannabis a fini terapeutici, il suo consumo da parte di persone con gravi malattie sembra essere molto complesso. Questo perché è necessaria la prescrizione del medico curante ma l’ostacolo difficile da superare sembra essere la scarsità del prodotto. In aggiunta la burocrazia e alcune norme vigenti complicano ulteriormente le procedure.
È evidente la necessità di creare norme puntuali con parametri oggettivi che siano in grado di tutelare i consumatori sia a scopo ricreativo sia a livello terapeutico.

 

Il Proibizionismo

Negli anni ‘30 il Nord America mise in atto un radicale proibizionismo verso la marijuana, anche se l’uso ricreativo fino ad allora era sempre stato molto limitato. La vera ragione di tale provvedimento era di carattere economico. Infatti, la canapa negli anni precedenti aveva mostrato un enorme potenziale nel campo industriale creando concorrenza alle industrie chimiche, farmaceutiche, petrolifere e delle fibre sintetiche che in quegli anni stavano emergendo e acquisendo sempre più potere. 

Sin dall’antichità, la cannabis è sempre stata utilizzata per le sue variegate qualità in diversi settori. Gli anni ‘30 videro un rinnovato interesse per la canapa e per i suoi molteplici usi. La pianta infatti presenta caratteristiche naturali, che la rendono un materiale di grande valore industriale, come sostenibilità, economicità, resistenza, proprietà di adattamento, velocità di crescita e abbondanza.  

Queste virtù, però, resero il commercio della canapa troppo competitivo nel settore industriale. Così, molte società chimiche si coalizzarono promuovendo una campagna discriminatoria. Nel 1937, in Nord America la marijuana divenne illegale. 

In quegli anni il secondo maggior produttore nel mondo era l’Italia. Ma, con l’ingresso nell’Alleanza Atlantica dopo la Seconda guerra mondiale, anche l’Italia dovette proibire l’utilizzo della pianta.

L’unico risultato che ha portato il proibizionismo della canapa è stato quello di togliere dal mercato un materiale preziosissimo e dai molteplici usi e incentivare e diffondere il suo commercio e uso illegale.

Perché l’alcol e le sigarette si e l’erba no?

Il proibizionismo ha colpito sia le droghe che l’alcol e le sigarette, anche se gli ultimi due sono tornati in commercio grazie al potere delle grandi multinazionali. L’erba, coltivata da contadini dei paesi più poveri, non ha invece avuto questo privilegio ed è caduta nell’oblio del potere mafioso. 

I dati parlano chiaro: l’utilizzo dell’alcol è più dannoso dell’uso della marijuana.
Nel 2014 l’alcol avrebbe causato negli USA 30.722 morti e il tabacco 437.400. Contrariamente, nessun decesso sarebbe direttamente riconducibile alla sola assunzione di marijuana. Tuttora in Italia l’assunzione di alcol causa 20.000 morti l’anno e i dati della DEA (agenzia federale antidroga americana) confermano che il numero di morti causa dell’esclusivo utilizzo di marijuana è zero.  

La morte, secondo questi dati riportati, potrebbe avvenire solo in seguito all’assunzione di un quantitativo di erba pari a 20mila spinelli in quindici minuti. 

Un nuovo commercio che darebbe milioni di euro allo Stato anziché alla mafia

In Italia, i consumatori di cannabis sono oltre 3 milioni. Se lo Stato richiedesse l’imposta delle sigarette alla cannabis, incasserebbe all’anno dai 6 agli 8 miliardi di euro.  Legalizzare la marijuana sottrarrebbe una fruttuosa merce di scambio tra mafia e organizzazioni terroristiche. Lo stesso procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho ha affermato che:

Legalizzare le droghe leggere toglierebbe spazio alle mafie. Le norme sono vetuste.

All’interno dell’Unione Europea, le organizzazioni mafiose guadagnano ogni anno 27,7 miliardi di euro di cui 6,7 solo per la cannabis.  

Questi miliardi di euro, che arricchirebbero il patrimonio già esiguo dello Stato,   verrebbero sottratti alle tasche della mafia che li utilizza per controllare la politica, l’amministrazione pubblica e minare la nostra democrazia. In aggiunta, ogni anno si risparmierebbero circa 2 miliardi di euro per la repressione. Polizia e magistratura potrebbero destinare energie e risorse a perseguire crimini ben più gravi. In aggiunta, si alleggerirebbero i tribunali che sono sempre intasati dai quasi 800 mila processi per droga. In questo modo, si contribuirebbe a diminuire il sovraffollamento delle carceri.

Paesi che hanno legalizzato la marijuana

La dimostrazione che legalizzare le droghe leggere non porti ad un aumento del loro consumo sono i sempre più numerosi paesi che hanno già legalizzato la marijuana e che hanno investito in un business in forte crescita e profitto in tanti settori: 

L’Olanda ha depenalizzato il consumo ed il numero di consumatori e le morti per droga sono meno rispetto Italia, Germania, Spagna o Gran Bretagna.

Il Colorado ha legalizzato nel 2014 la cannabis ad uso ricreativo portando un alleggerimento delle carceri e un calo dei consumi. L’anno successivo ha reinvestito ben 66,1 milioni di dollari derivati dalle tasse sulla vendita della marijuana e offerto lavoro a 41 mila persone. 

Legalizzare la cannabis, infatti, porterebbe alla nascita di un business dagli esorbitanti profitti e offrirebbe lavoro a milioni di persone. Sarebbe una utile risorsa soprattutto adesso che l’economia è totalmente dilapidata dalla pandemia covid. 

Una risorsa ecologica

In questi mesi in Italia si sta parlando molto di transizione ecologica. L’industria della canapa è naturale, economica e sostenibile. Da essa si ricavano i materiali più ecologici del mondo e si possono estrarre biocarburanti ed energia pulita. Può anche essere utilizzata per pulire terreni inquinati, e assorbe grandi quantità di CO2. 

La cultura della canapa, infatti, contribuirebbe alla riduzione dell’impatto ambientale dell’agricoltura, della desertificazione e della perdita di biodiversità. In aggiunta, la canapa rappresenta una efficace alternativa all’uso del petrolio anche nella produzione di materiali plastici. 

In conclusione

È dunque imperativo una revisione delle leggi verso la depenalizzazione e la regolamentazione dal punto di vista sanitario, di sicurezza, economico, ecologico e dei diritti.

La canapa è una sostanza dai molteplici utilizzi. La sua legalizzazione per uso industriale, farmaceutico e ricreativo non solo toglierebbe alle mafie milioni di euro, ma produrrebbe un commercio molto proficuo. Questo potrebbe rappresentare un valido sostegno durante la crisi economica che stiamo attraversando.