La serie di punta di Apple TV+ è The Morning Show, una stagione (per ora) da dieci episodi che porta il potere in scena. Quello di chi dà le notizie e contribuisce alla loro percezione da parte del pubblico; quello di chi avvia delle relazioni sessuali con colleghe di minor prestigio (in campo lavorativo) consapevole o meno della propria influenza; e quello di chi tace davanti a questo sistema. Vediamo, senza spoiler, come The Morning Show svela queste dinamiche.
Le vicende hanno come sfondo il programma televisivo The Morning Show. Si tratta, nella finzione, di un notiziario che unisce informazione e intrattenimento e va in onda ogni mattina da New York. Fin dal primo episodio la quotidianità dello show è sconvolta da un fatto appena venuto alla luce: il co-conduttore Mitch Kessler, interpretato da Steve Carell, viene licenziato in tronco per sexual misconduct, un termine ombrello che raggruppa tutte quelle forme di violenza, molestia e rapporti sessuali basati per lo più su dinamiche di potere. Inizia così una parabola discente anche per la co-conduttrice Alex Levy, impersonata da Jennifer Aniston, che lo affiancava da 15 anni e si ritrova a davanti alla concreta possibilità di essere estromessa dallo show, perché considerata in declino.
In questa situazione di tensione si inserisce un’ulteriore protagonista: Reese Witherspoon nei panni Bradley Jackson è una giovane giornalista dalla carriera vacillante ma dal grande potenziale, che viene coinvolta dalla rete televisiva e assume un ruolo sempre più cruciale nel programma. Così si apre la serie, per addentrarsi poi nelle logiche di potere che sottostanno a uno show televisivo così importante nel palinsesto americano e in quelle psicologiche delle persone coinvolte.
Gran parte della vicenda ruota attorno ad Alex Levy. Il personaggio interpretato da Jennifer Aniston (forse cucitole su misura anche per decostruire l’immagine dell’American Sweatheart, la fidanzata d’America?) viene associato da Marina Pierri, nel suo libro Eroine, all’archetipo della Guerriera-Ombra: mentre le altre donne subiscono prevaricazioni e soprusi, lei è intoccabile, «amica dei maschi e sorella dei maschi». È stata usata dal potere maschile per fortificare se stesso ed è salita al vertice facendo lo stesso gioco di chi ha più privilegi di lei. A partire dal momento in cui il collega viene accusato di sexual misconduct e all’intero staff viene chiesto se sapessero dei suoi comportamenti, Alex Levy realizza il peso del loro silenzio e della loro complicità al – come lei stessa lo definisce – «club dei bravi ragazzi», il tacito accordo che copre chi compie una molestia.
L’anchorwoman introduce infatti il punto di vista singolare portato avanti per tutta la narrazione: una prospettiva interna alle logiche di potere, quella di chi le mette in atto ma le soffre e spesso le sa riconoscere. La serie è stata prodotta nel 2019 ed è ambientata nell’anno precedente. L’intenzione è mettere in scena le conseguenze dello scandalo Harvey Weinstein e del movimento #MeToo. Sempre Marina Pierri in Eroine rintraccia infatti dietro il personaggio di Mitch Kessler il conduttore Matt Lauer e dietro Alex Levy la conduttrice Katie Couric, entrambi protagonisti di un altro caso emerso durante la presa di coscienza collettiva degli ultimi anni.
Scegliere una prospettiva interna per parlare di rapporti sessuali basati sulle dinamiche di potere ha delle conseguenze. Innanzitutto mostra quanto sia difficile delineare nettamente chi è colpevole e chi è esente da colpe. I membri dello staff che sapevano delle molestie e si giravano dall’altra parte sono senza macchia? Alex Levy che conosceva e discriminava le donne con cui Mitch Kessler aveva delle relazioni? I dirigenti dell’emittente televisiva che danno il via a un’investigazione sulla culture interna allo show, sui comportamenti abitualmente messi in atto con l’unico scopo di individuare un capro espiatorio?
Anche lo stesso Mitch Kessler non è privo di sfumature. Senza entrare troppo nei dettagli, ci sono alcune scene iconiche in cui l’ormai ex conduttore rivela la sua fatica a guardare oltre il proprio privilegio. Il molestatore in questa serie non ricalca lo stereotipo del mostro che ferisce la sua vittima con crudeltà e consapevolezza. Mitch spesso non ha gli strumenti per comprendere la gravità delle sue azioni, che sono sostenute dall’intero sistema. Questo, però, non lo esime dalla colpa e lo svolgimento della serie ne è testimone. The Morning Show sostiene a gran voce che se non sai riconoscere la natura dei tuoi comportamenti, ne sei comunque responsabile.
Come si diceva in apertura, il potere, il protagonista assoluto della serie, riguarda anche l’attività giornalistica vera e propria. Viene raccontato senza filtri ciò che accade dietro le quinte: la scelta delle notizie, come raccontarle, cosa tacere. Ogni fatto deve necessariamente essere sottoposto a delle strategie comunicative per farlo arrivare al pubblico, che si punti sui suoi aspetti emotivi, sulla spettacolarizzazione o sui dati nudi e crudi. In alcuni casi, soprattutto nella dimensione televisiva, l’informazione si mescola con l’intrattenimento, senza riuscire a tracciare un confine tra le due dimensioni. La realtà del lavoro giornalistico è messa bene in luce da The Morning Show, sia durante i servizi in studio, sia nelle trasferte realizzate per seguire gli eventi cruciali dell’attualità americana: la strage di Las Vegas del 2017 e gli incendi in California del 2018.
Anche queste sono dinamiche di potere e il personaggio di Bradley Jackson ne è la prova. Lei è fin dall’inizio l’incarnazione dell’onestà informativa: una giornalista che vuole arrivare alla verità dei fatti, riportarli nel modo il più vicino possibile alla loro essenza, ad ogni costo. La sua scalata al successo diventa l’ascesa di una paladina della verità a un ruolo chiave nella divulgazione delle notizie. Anche questo personaggio non è privo di sfumature. Il peso che comporta un tale incarico autoimposto e subito sposato dall’emittente televisiva si fa sentire presto. Che cosa significa manipolare le notizie? Piegarle a una narrazione più grande? Fino a che punto ci si può spingere per inseguire la verità o per attirare il favore del pubblico? Bradley Jackson racchiude in sé tutte queste domande e contraddizioni.
The Morning Show, che si è guadagnato due nomination ai Golden Globe e un Emmy Award, ha ritratto uno spaccato del mondo giornalistico con grande sincerità e una prospettiva interna che rende la distinzione tra luci e ombre molto sfumata. Non ci sono personaggi interamente buoni e il potere che li sommerge tutti si eleva a protagonista della serie TV. Si racconta di un sistema che riguarda il modo in cui i fatti vengono trasmessi e conosciuti, il modo in cui le persone si relazionano tra loro. Lo show, prodotto da Jamie Vega Wheeler, colpisce il suo pubblico e gli rivela quanto sia difficile avere gli strumenti per rendersi conto delle dinamiche in cui spesso si finisce per essere invischiati.