“Dal film alla vera storia” è la rubrica mensile di The Pitch – Olympia, che svela retroscena, curiosità, personaggi, fatti reali che caratterizzano e differenziano le trasposizioni cinematografiche delle più belle storie dello sport mondiale. Un excursus tra realtà e fantasia, in cui la prosa del reale diventa poesia della finzione e su cui i maestri del cinema appongono la ciliegina finale, grazie alle magistrali interpretazioni dei protagonisti e la firma d’autore di registi e sceneggiatori.
Inverno 1994, inizio gennaio. A pochi giorni dall’ormai famigerata discesa in campo di Silvio Berlusconi, che con il suo primo governo avrebbe dato i natali a quella che avremmo chiamato Seconda Repubblica, e a pochi mesi dall’inizio dei Mondiali di calcio di USA 1994, i principali telegiornali nazionali e internazionali aprono i notiziari con le ultimissime sul pattinaggio artistico. Si, avete capito bene, i titoli erano tutti per le fino ad allora sconosciute, almeno al grande pubblico, Tonya Harding e Nancy Kerrigan. Il motivo? Un’aggressione ordita da Harding ai danni della rivale, nel tentativo di metterla fuori gioco in vista delle Olimpiadi invernali di Lillehammer, che avrebbero preso il via di lì a poco. Il film che narra di questa vicenda è “I Tonya“, in Italia uscito con il titolo di “Tonya“.
La pellicola del 2017, diretta da Craig Gillespie, viene distribuita in Italia da LuckyRed. Accolto positivamente dal pubblico, ha avuto molti riconoscimenti dalle academy di tutto il mondo. Aliison Janney, che tra gli ha altri ha ricevuto il premio come miglior attrice non protagonista sia agli Oscar che ai Golden Globe, è bravissima nel ruolo della crudele mamma di Tonya, LaVona. Come bravissima è stata pure Margot Robbie a vestire i panni della protagonista principale e ottenere a sua volta una nomination agli Oscar, senza però riuscire a portare a casa la statuetta. Da sempre l’attrice australiana con la sua faccia pulita, i capelli biondi e gli occhi chiari viene chiamata a vestire i panni della fidanzatina d’America, in film come C’era una volta a Hollywood, The Wolf of Wall Street, La grande scommessa e Focus, solo per citarne alcuni, questa volta interpreta la sua perfetta nemesi, ovvero la reietta.
Qualche critica è stata invece mossa allo “spirito” della pellicola, ritenuta troppo tendente alla commedia, ma a mio parere è stata una scelta vincente: pur nella tragicità della sua essenza, questa è una storia dai risvolti farseschi dall’inizio alla fine. Piuttosto aver relegato la figura di Nancy Kerrigan a mera comparsa, mi è sembrato molto, troppo riduttivo: appare solo al momento clou, quello dell’aggressione e in pochissime altre pose successive. Sebbene il film narri la vita di Tonya Harding, Nancy è un personaggio molto più rilevante di quanto il film riveli. Altrimenti non si spiegherebbe l’accesa rivalità tra le due.
Ma chi è Tonya Harding? Certamente una donna per cui la vita non è mai stata in discesa. Ancora molto piccola i suoi genitori si separano, lei è molto attaccata al padre, ma viene affidata alla madre. A soli 4 anni, LaVona Harding mette la figlia sui pattini, una delle poche scelte felici fatte dal genitore, pare. Benché alcuni dicano che quella descritta all’interno della sceneggiatura sia una figura materna esasperatamente negativa, Tonya ha affermato che ciò che si vede sul grande schermo è solo una piccola parte delle vessazioni subite. Quello che è certo è che le due attualmente non hanno alcun rapporto. Come se ciò non bastasse, va aggiunto che il fratello cerca più volte di stuprarla, tentativi che proseguiranno fino al suo arresto.
A Tonya Harding, quindi, rimane davvero poco di cui gioire, e quel poco si chiama pattinaggio. Inizia a vincere gare già da molto piccola, batte avversarie anche col doppio dei suoi anni. Tonya è una atleta con capacità straordinarie, ma il pattinaggio artistico è uno sport dispendioso, a livello fisico, mentale e soprattutto economico. È una disciplina sportiva che strizza l’occhio allo spettacolo: occorrono trucco e costumi costosi. Mamma LaVona fa la cameriera e non può permettersi altro che cucire lei stessa i costumi per la figlia. E naturalmente questi non sono mai all’altezza. I suoi abiti modesti, il suo trucco punk e le sue coreografie sulle note di musica pop-rock nulla hanno a che vedere con l’eleganza che richiede il pattinaggio su ghiaccio. Tutto questo non aiuta i giudici a premiare le sue performance, nonostante nella sostanza sia una pattinatrice formidabile.
Che il destino sia scritto nel nome, forse, non è sempre vero, ma spesso è fortemente indiziario. In uno sport come il pattinaggio artistico, quale nome percepireste come più delicato, elegante, tendente alla bellezza? Tonya o Nancy? Non c’è nemmeno bisogno di pensarci. Kerrigan è l’immagine stessa del pattinaggio, buona famiglia, la ragazza della porta accanto, colei che fa sempre la cosa giusta. Tonya è un’intrusa, una robusta provinciale che si è imbucata al ballo delle debuttanti. Ha lasciato presto gli studi, si è sposata col primo uomo che le ha mostrato un qualche interesse (che come vedremo sarà anche artefice della sua rovina) e per mantenersi deve servire a tavoli in un caffè, prima di allenarsi.
Il 1991 però è il suo anno. Sbaraglia tutte le avversarie ai campionati americani eseguendo più volte il triplo axel, (una tripla evoluzione su stessa in salto), prima americana a riuscire nell’esecuzione di questo difficilissimo esercizio. Poi giunge seconda ai Mondiali, precedendo l’acerrima rivale. Tutti gli appassionati attendono la definitiva resa dei conti tra Kerringan e Harding alle Olimpiadi invernali di Albertville 1992. A spuntarla è Nancy che vince un bronzo precedendo la connazionale, soltanto quarta. A sorpresa, però, il Comitato Olimpico Internazionale decide che la successiva edizione delle Olimpiadi non si terrà a distanza di 4 anni, ma di 2 soltanto: è l’inizio dell’alternanza biennale tra i Giochi Olimpici estivi e quelli invernali. Così, l’appuntamento è in Norvegia, a Lillehammer 1994.
Ora è il momento di fare la conoscenza Jeff Gilloly e Shawn Ekhartdt. Il primo è il marito di Tonya, un fannullone che spesso per ingannare la noia la picchia, mentre il secondo si qualifica come la guardia del corpo della pattinatrice. In realtà è un parassita, un millantatore, anch’egli dedito all’ozio, che ha trovato il modo di sbarcare il lunario facendo la sanguisuga. Questi due tragici personaggi, che mai sarebbero riusciti a far parlare di loro per una qualunque azione che non fosse stata passibile di arresto, si regolano di conseguenza. Così il 6 gennaio 1994, al termine di un allenamento che precede i campionati americani di pattinaggio, Shane Stant, un uomo assoldato dal tragico duo, aggredisce Nancy Kerrigan con un manganello, colpendola e fratturandole un ginocchio. Le immagini della poveretta, a terra, in lacrime che continua a ripetere «Why?» fanno il giro del mondo.
I sospetti prendono quasi subito la direzione del clan Harding. Tonya comunque non si fa distrarre e vince nuovamente i campionati nazionali, lasciapassare per Lillehammer. Dopo aver dichiarato di sperare che Nancy sia presente alle Olimpiadi, in modo da poterla stracciare, l’FBI interroga Tony, Jeff e Shawn. Ma come arrivano a loro i federali? Shane Stant, altro personaggio da operetta, resta in attesa di Nancy Kerrigan nel parcheggio del palazzetto del ghiaccio dove si presume che questa si alleni. Dopo una settimana si accorge di essere nel posto sbagliato. L’uomo telefona ai suoi mandanti per farsi dare l’indirizzo corretto, in seguito l’appunto con le coordinate esatte viene trovato nel cestino dei rifiuti in casa di Tonya. L’Olimpiade però è a un passo, in attesa di un ormai più che probabile processo le viene consentito di partecipare. Nancy, nel frattempo, si è rimessa in piedi a tempo di record e anche se formalmente non sarebbe qualificata, viene convocata a spese di Michelle Kwana, seconda ai campionati americani e che a conti fatti sarebbe l’unica delle tre ad avere tutto il diritto di gareggiare.
A Lillehammer la storia non cambia: Kerrigan va a medaglia, d’argento questa volta, mentre Harding arriva soltanto ottava, non senza inscenare un coup de théâtre. Poco prima della sua esibizione, si rompono i lacci dei pattini, che le vengono sistemati alla bell’e meglio. Scende sul giacchio ugualmente, ma dopo pochi secondi scoppia in un pianto a dirotto e dirigendosi verso il banco dei giudici, mostra loro il danno. Questi le concedono del tempo ulteriore per risolvere il problema, consentendole così di esprimersi al meglio. Quella sarà l’ultima gara per lei. Non verrà mai provato che fu la mandante dell’aggressione, ma non negherà di essere stata a conoscenza delle intenzioni dei suoi sodali. Il tribunale la condannerà a 3 anni di reclusione con la condizionale, a 110.000 dollari di multa e a 500 ore di servizi sociali. La federazione, dal canto suo, squalificherà Tonya Harding a vita.
Successivamente recitò in un film, incise un disco e si dedicò per qualche tempo alla boxe, il tutto con scarsissimo successo. Non sono mancati altri guai con la legge, tra una tentata carriera e l’altra. Oggi conduce una vita molto comune a tanti altri, si è risposata e ha un figlio. Dice di aver desiderato tanto di non essere più Tonya Harding. Nancy Kerrigan dopo le Olimpiadi del 1994 decide di ritirarsi, sigla un ricco contratto con la Disney, di cui ancora oggi è testimonial e sposa quello che era il suo manager, da cui ha avuto 3 figli. Qualche anno fa ha partecipato alla versione USA di Ballando con le stelle. Dice di non aver visto il film, ma che comunque lei l’ha vissuto dal vivo.