Governo e derivazione delle acque si dimostrano due tra i più decisivi fattori politici ed economici nei territori della Pianura padana. Cavour ne capirà subito l’importanza e dirotterà buona parte della sua attività politica, sia nel periodo pre-unitario che in quello post-unitario, in questa direzione rivoluzionando il mondo agricolo e la storia dell’agricoltura.
«Guarda Giulay che arriva la primavera» ammonisce una canzone risorgimentale lombarda ma, più che la stagione, fu la conformazione del territorio a decidere le sorti della seconda guerra d’indipendenza. Quando nel maggio 1859 le truppe austriache del Feldmaresciallo Giulay affondano gli stivali nella pianura padana alla volta di Torino, devono arrestare la loro marcia alle porte di Vercelli perché si trovano bloccate davanti ad una distesa d’acqua che, di fatto, impedisce loro di raggiungere la meta. Per quasi una settimana i reparti avanzati provano a circumnavigare quello che sembra un vero e proprio “mare” senza confini, con pessimi risultati.
Nella sua Storia politico militare della guerra dell’Indipendenza Italiana, Pier Carlo Boggio giornalista e accademico contemporaneo ai fatti, rileva l’importanza decisiva che allo scopo di rendere, «piucché si potesse, lento e difficile il cammino dell’esercito invasore, ebbe l’inondazione dell’agro vercellese». Soprattutto giovò – così scrive Boggio: «l’ inondazione generale di quei territori che per essere coltivati a risaia e a praterie artificiali, trovansi intersecati da canali e circondati da ogni parte dalle acque».
L’ordine diretto di utilizzare l’acqua e allo stesso tempo sfruttare la particolare conformazione del terreno agricolo, frutto di una secolare antropizzazione estensiva ed intensiva, arriva direttamente dal Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di Sardegna, Camillo Benso di Cavour che affida questo compito all’Ing. Carlo Noè, responsabile dei Regi canali demaniali e futuro direttore del grande scavo del canale Cavour, con l’idea di sfruttare il sistema idrico e idraulico già in servizio all’agricoltura e gestito dall’Associazione d’Irrigazione dell’Agro all’Ovest del Sesia, che allagò tutta la zona da Santhià a Crescentino: 450 chilometri quadrati, allagati da 39 milioni di metri cubi d’acqua, in soli cinque giorni. Il ricordo di questa impresa è ancora forte nella cultura popolare vercellese, tanto da aver coniato un proverbio, comprensibile anche ai meno esperti:
Ulteriore testimonianza dell’evento sarà la pubblicazione della relazione personale di Noè, intitolata Delle artificiali inondazioni fra la Sesia e la Dora Baltea prodotte colle acque dei Canali, con strategico intendimento, nel rompersi guerra dell’Austria contro il Piemonte sul finir dell’aprile 1859.
L’acqua che scorre abbondantemente nei canali e nelle rogge, e che scorre nelle campagne vercellesi e novaresi diventa il punto di partenza della politica economica territoriale di Cavour. Lo statista percepisce immediatamente che quando questa viene derivata, e quindi condotta artificialmente attraverso più o meno sofisticati interventi idraulici, cambia stato, nomenclatura e valore. Non è più acqua ma risorsa idrica. E’ proprio su questa risorsa che Cavour punta tutto attraverso un complesso e avveniristico complesso di opere idrauliche, di cui il Canale Cavour ne è la massima espressione, che si inserisce in una precisa azione di politica economica, tendente a trasformare il Piemonte in una potenza a livello europeo
Il cambiamento sta tutto nel rapporto che l’acqua intrattiene con il territorio e il suo fruitore, l’uomo: l’acqua è risorsa idrica nel momento in cui entra all’interno del ciclo di produzione agricola, di irrigazione dei campi ed assume quindi un valore economico. Alla base dei grandi progetti cavouriani c’è proprio questo: la trasformazione dell’acqua in risorsa idrica attraverso opere di derivazione che avrebbero permesso a grandi e piccoli agricoltori di sviluppare le potenzialità delle campagne vercellesi e novaresi sottoposte a costante antropizzazione.
L’acqua è il motore di questi territori, e la volontà di governarla è la dimostrazione del pensiero illuminato ed elastico di Cavour, sostenitore del laissez-faire, ma allo stesso tempo convinto che un’azione, anche coatta a volte, dello Stato fosse un input positivo allo sviluppo del territorio. La costruzione del Canale si inserisce in un mosaico progettuale più ampio che toccava il potenziamento della rete irrigua, le infrastrutture, l’accesso al credito e l’allentamento della pratica protezionistica.
La volontà e precisa scelta politica di Cavour si dimostreranno anche un volano per lo sviluppo di nuove discipline e tecniche. I problemi – di cui tratteremo successivamente – che ingegneri e architetti dell’epoca dovranno affrontare saranno di natura tecnica, statica e costruttiva. Il cantiere del Canale si configura così in un grande laboratorio di sperimentazione tecnica e sede di ricerche singolari e sperimentali. E’ inoltre la dimostrazione del ruolo sempre più autonomo, con un definitivo affrancamento dai matematici, del ruolo del tecnico ingegnere, il quale trova anche luoghi di formazione ed incontro specifici. L’ingegnere mette la sua competenza a servizio di un piano organico, di cui il Canale, pur se sostanziale, è solo una parte, di ammodernamento, potenziamento e riorganizzazione del territorio, tali da assicurare i più elevati standard di produttività nel contesto più ampio dell’idea della Destra storica di una specializzazione agraria del Paese nel contesto europeo.
Il cantiere dell’Ottocento si dimostra dunque una “palestra applicativa” per le discipline di recente sistematizzazione in cui bonifica idraulica e agraria e creazione e/o perfezionamento di sofisticati e articolati sistemi di irrigazione diventano i campi di applicazione più importanti e ne sono le padrone.
Per approfondire:
- https://www.ovestsesia.it/storia/canale-cavour/
- http://www.estsesia.it/archivio-storico/
- http://www.estsesia.it/archivio-storico/archivio-storico-cavour/
- Donna G., Lo sviluppo storico delle bonifiche e dell’irrigazione in Piemonte (dalle origini ai giorni nostri), Edizioni l’Impronta, Torino, 1939.
- Buffa E., Il Canale Cavour e il progresso economico e sociale del Novarese e della Lomellina, Pavia, 1968.
- Morachiello P., Ingegneri e territorio nell’età della destra, Roma, Officina, 1981 .
- Mac Smith, Cavour, Milano, Bompiani, 1984.
- Il Canale Cavour tra passato e presente. Realizzazione, gestione, conservazione di una grande infrastruttura ottocentesca, edizione riservata di Padania, rivista semestrale dell’Istituto di storia contemporanea di Ferrara, Rosenberg & Sellier Editori, 1995.
- Ronco M.L., Acque e organizzzazione territoriale. Il Regio Canale nelle terre del riso, “Archivi e Storia”, 21-22 (2003).
- Romeo R., Cavour e il suo tempo, vol. I-II-II, Bari, Laterza, 2012.
- Di Muro E., La valle del Po attraverso l’arma del Genio nei primi anni dell’età napoleonica, StreetLib, 2020.