La Cina del nuovo millennio prosegue la tradizione del passato, proteggendosi coi muri. La muraglia cinese assicurava una protezione dal nemico grazie ai suoi circa 8000 km di lunghezza, quella digitale del grande Firewall permette di bloccare tutti gli accessi non autorizzati e scomodi per il governo di Pechino.


https://siviaggia.it/posti-incredibili/video/spettacolo-grande-muraglia-cinese-vista-dal-drone/189232/

La grande muraglia fu costruita per difendere il Celeste Impero dalle invasioni delle popolazioni delle steppe, assicurando protezione, ma soprattutto isolamento. Oggi il dominio cyber ha assunto un ruolo fondamentale per la sicurezza nazionale. In particolar modo per la Cina dove il Partito egemone ha imposto l’uso, a più di 700 milioni di utenti, di una rete parallela all’Internet statunitense e di applicazioni concorrenti a quelle più utilizzate nel mondo occidentale.

I dispositivi più diffusi e i social network più noti – come Whatsapp, Google, Facebook, Youtube – sono inaccessibili in Cina perché bloccati dal governo e l’unico modo per accedervi è tramite una Virtual Private Network (VPN). 

Xi Jinping ha compreso le potenzialità di Internet tanto da impiegarlo per realizzare un controllo totalizzante. Il grande Firewall della Cina, termine che rappresenta il grande progetto di censura e sorveglianza chiamato Golden Shield Project, blocca i contenuti che il Partito vuole nascondere. Il tutto realizzato da professionisti e volontari grazie alla combinazione di tecnologia e legislazione


https://anonymster.com/great-firewall-china-bypass/

Lo stesso Xi Jinping ha in passato ammesso che Internet è un’arma a doppio taglio: da una parte è fondamentale per tutti i suoi servizi; dall’altra nasconde spinte sovversive che possono danneggiare la governabilità e la stabilità sociale del paese.

Ogni tentativo di connessione esterna è fortemente osteggiato dal governo, tanto da bloccare tutte le VPN scoperte.

La nuova politica di Jinping sta investendo molto in tecnologia, soprattutto in Artificial Intelligence al fine di monitorare e intervenire nelle situazioni più scomode per il governo centrale: passare dalla Città proibita alla rete proibita è stato un attimo!

Se da un lato la Cina cerca di proteggersi, dall’altro si sta dotando di unità militari  pronte ad intervenire nel dominio cyber in un conflitto  esteso. La sensibilità dimostrata da Xi è tesa a migliorare le capacità dell’Esercito popolare di Liberazione (ELP) nei futuri scenari di guerra. Il divario con gli Stati Uniti è ancora ampio, ma il governo della Repubblica popolare sta cercando di colmarlo attraverso politiche di cooperazione tra i giganti tech cinesi e  ELP: infatti è stato istituito un centro per la cybersicurezza,  dove il personale militare viene addestrato e i sistemi di difesa vengono migliorati. 

La strada verso il primato nell’AI  è agevolato dal massiccio appoggio finanziario offerto dal governo e dalla possibilità di analizzare il più grande bacino di utenti di internet del pianeta in maniera da analizzare metadati per sviluppare  algoritmi sempre più sofisticati.

La partita si gioca anche sull’approvvigionamento e la fornitura dell’hardware, non è un caso che la guerra commerciale iniziata dall’amministrazione statunitense colpisce principalmente aziende impegnate nella fornitura di tecnologia e materiale essenziale per la componentistica.    

Infine non è da trascurare il controllo delle rotte dei dati: gli USA hanno  a disposizione la fitta rete sottomarina, che garantisce la centralità geografica e strategica al sistema americano.  

Lo scontro sino-americano  si concentra molto sul controllo di punti da dove partono i condotti di fibra ottica  che connettono l’internet mondiale. Non è celato che la Belt and road iniziative  sia basato sul controllo di punti strategici a cavallo tra Asia, Africa ed Europa da dove passano i cavidotti. Fin dove si spingerà lo scontro non è ancora chiaro, ma inevitabilmente la quinta dimensione  giocherà un ruolo fondamentale e gli alleati o partners dei due colossi avranno un ruolo fondamentale nella bilancia del conflitto