Siamo tutti migranti attraverso il tempo
A dispetto di quello che l’autore ci racconta in uno dei due piani che compongono la narrazione, questo non è un romanzo d’amore. Lo sarebbe stato (forse) se i protagonisti Nadia e Saeed fossero nati in un paese diverso, un paese senza coprifuoco, senza miliziani, senza proiettili volanti capaci di annichilire qualsiasi senso di sicurezza quotidiana. Questo è un romanzo che non ha alcuna pretesa di moraleggiare su un tema complesso e inesauribile come quello delle migrazioni, ma nella sua semplicità, vuole aprire una porta, raccontare una storia che può racchiudere 70 milioni di storie.
In una città traboccante di rifugiati ma ancora per lo più in pace, o almeno non del tutto in guerra, un giovane uomo incontrò una giovane donna in un’aula scolastica e non le parlò. Per molti giorni.
È particolarmente difficile empatizzare con qualcosa o qualcuno che sentiamo “altro” da noi, ed è proprio qui che si può ritrovare il vero valore aggiunto di questo romanzo. L’identificazione con i protagonisti è spontanea e immediata, hanno entrambi un lavoro che non li entusiasma, si conoscono ad un corso serale di product branding, parlano di musica e stelle e si fanno qualche canna insieme la sera. Finché ogni cosa cambia e si ritrovano a viaggiare attraverso queste misteriose “porte”, Mikonos, Londra, Marin…
Le porte sono l’unico elemento del romanzo che trascende la realtà, ma non si fa alcuna difficoltà ad intuire ciò che rappresentano una volta scoperto il velo della finzione narrativa, un gigantesco traffico di esseri umani che si spande in ogni feritoia e anfratto del pianeta.
Un romanzo che vuole raccontare un motivo globale attraverso una storia individuale, e che si avvicina con grande rispetto ad una tematica critica ed epocale che è quella dei migranti.
Lo scrittore Mohsin Hamid, cresciuto in Pakistan, ha frequentato la Princeton University e la Harvard Law School. Il suo primo romanzo Nero Pakistan ha vinto il Betty Trask Award, finalista nel PEN/Hemingway Award e Notable Book of the Year per il New York Times. Oltre a Exit West, 2017, la casa editrice Einaudi ha pubblicato diversi titoli dell’autore tra cui il fondamentalista riluttante nel 2007, tra i finalisti del Man Booker Prize e tradotto in più di 25 lingue.