Parlare del Nottingham Forest come di una nobile decaduta, non essendo mai stata una squadra blasonata, non è possibile. Se non c’è nobiltà resta solo la decadenza. Eppure questa squadra, anche se per un periodo breve della sua storia, ha giocato contro le migliori d’Europa, battendole, per 2 stagioni di fila. Il termine tanto abusato di favola, quando si parla di una provinciale che ottiene buoni risultati, mai fu più azzeccato come nel caso del Forest. Anzi, forse non spiega appieno la dimensione di quanto realizzato da questa piccola società. Certo, protagonista in un calcio ancora un po’ casereccio, in un certo senso pionieristico, almeno per quanto riguarda l’aspetto professionistico del gioco. Ricordiamo ad esempio che la Bundesliga era nata solo da pochi anni, mentre il Nottingham primeggiava. Si capisce come quelle fossero condizioni che lasciavano la porta aperta a qualcosa di imponderabile. Ma non per questo intendo in alcun modo sminuire la portata di quello che probabilmente, è stato il più grande miracolo calcistico di tutti i tempi, almeno in Europa. Una favola, appunto, in cui in qualche modo, alla lontana, centra anche l’Italia. Il Forest, ancora oggi, è l’unica squadra ad essere passata in sole 3 stagioni dalla serie B, alla vittoria della Coppa Campioni. Inoltre è l’unica squadra ad avere in bacheca più Coppe dei Campioni 2, che campionati nazionali, 1. Prima che il brillante quanto discusso Brian Clough sedesse in panchina, in bacheca poteva annoverare soltanto un paio di impolverate FA Cup. Nient’altro. Il miglior piazzamento in campionato era stato un secondo posto, conseguito nel 1967, ma fu un exploit. Il Nottingham faceva frequentemente la spola tra la prima e la seconda serie, più che altro.
Federico Buffa, in un episodio del suo “Storie di Champions League”, parlando del Nottingham Forest, esordisce dicendo che nel centro della città vi sono 2 statue: una dedicata a Brian Clough, l’altra a Robin Hood. Aggiunse poi che quelle statue erano dedicate a un personaggio reale ed uno di fantasia. Secondo me, se si riferisse agli abitanti del Nottinghamshire quanto affermato dall’ottimo Buffa, questi si potrebbero vagamente alterare. La leggenda di Robin Hood, è per gli inglesi un po’ come quella di Ulisse. Comunque, almeno su Brian Clough non vi sono dubbi, è realmente esistito e da quelle parti lo sanno bene. Anche lui, come Robin Hood, ruberà ai ricchi, quelli del calcio, per donare ai poveri, i tifosi del Nottingham. Si dice che quando un gruppo di giovani diede vita al Nottingham Forest, venne scelto il colore rosso per le maglie, in onore di Garibaldi che scelse per il suo esercito di volontari proprio delle camicie di colore rosso. Il soprannome, cosa serissima nel calcio inglese, non può che essere la naturale derivazione di quella scelta. Per i tifosi, quegli undici uomini in calzoncini che tirano pedate a un pallone, saranno per sempre i Garibaldi Reds.
Brian Clough era già stato autore di un altro capolavoro calcistico: in sei stagioni, portò il Derby County dal diciassettesimo posto nella seconda divisione, nel 1967, alla semifinale della Coppa dei Campioni del 1973, quando venne eliminato dalla Juventus. L’anno precedente, aveva conquistato la prima vittoria in campionato nella storia del club. Incredibilmente, a seguito di divergenze con la dirigenza, viene esonerato. Lascia il Derby sul finire della stagione 72/73, ma considera incompleto il suo lavoro laggiù. Dopo 2 esperienze poco fortunate al Brighton e al Leeds, nel gennaio del 1975 assume la guida del Nottingham Forest, che milita in seconda divisione. Entrato in corsa salva la squadra, piazzandola al sedicesimo posto. L’anno seguente migliora di molto la status dei suoi, portandoli all’ottavo posto, ma ancora lontani dalla promozione. La svolta arriva all’inizio della stagione 76/77, quando lui e il suo storico vice Peter Taylor, tornano a lavorare insieme. I due si erano separati 3 anni prima e non si erano più rivolti la parola. Clough e Taylor si chiariscono, fanno pace e tornano a sedere fianco a fianco, in panchina. Il rapporto tra Taylor e Clough, oltre ad essere di amicizia fuori dal campo, travalica i confini dei ruoli: loro sono complementari, insieme sono un allenatore solo, quello perfetto. Clough ambizioso e carismatico, Taylor pacato, pragmatico e preparato tecnicamente. Infatti, tornati insieme, ottengono il terzo posto in seconda divisione, che significa promozione nel massimo campionato. Nessuno immagina che quello è solo l’inizio.
Nella stagione 77/78 il Forest è una una neo promossa. Dallo Stoke City arriva Peter Shilton, che insieme a Gordon Banks, sarà il miglior portiere della storia del calcio inglese. Dal Derby sbarca invece il centrocampista Gemmil, mentre i fedelissimi di Clough, O’Hare e McGovern, che l’hanno seguito praticamente ovunque, sono alla sua corte già da 2 anni. Alla nona giornata di campionato il Nottingham guadagna la testa della classifica. Il Liverpool campione in carica e l’Everton, braccano la capolista per tutta la stagione. Il vantaggio resta costante, nell’ordine di 4/5 punti. La dimensione del dominio dei Garibaldi Reds, si palesa chiaramente alle trentacinquesima giornata, quando l’Everton ha un solo punto di svantaggio, ma il Forest deve recuperare ben 4 partite. Il Nottingham vince il suo primo e unico campionato, con 7 punti più del Liverpool, una enormità. Pur facendo registrare la miglior differenza reti e il quarto miglior attacco assoluto, nessuno dei giocatori della squadra campione d’Inghilterra compare tra i primi 15 della classifica cannonieri. Dimostrazione di come l’orchestra di Clough abbia suonato una eccellente musica corale, dove un po’ tutti i solisti hanno avuto il loro momento di gloria.
Sembra incredibile, ma la stagione successiva, Clough ha un solo tarlo: L’European Cup, come la chiamavano gli inglesi allora. La Coppa dei campioni. Sa bene di essere alla guida di una delle formazioni meno quotate nel lotto delle partecipanti, quindi qualunque squadra esca dall’urna, sarà un ogni caso un avversario sulla carta più forte. Ma pescare i Campioni d’Europa del Liverpool al primo turno, è davvero il massimo della sfortuna. Intanto ha confermato tutta la rosa dell’anno precedente, chiedendo un solo innesto, nell’unico reparto da migliorare, ovvero l’attacco. Arriva Travor Fracis, per la cifra record di un milione di sterline. Il 13 settembre 1978, è la sera della partita d’andata del primo turno della Coppa Campioni. Il Forest gioca la partita della vita, batte il Liverpool 2-0, poi nel ritorno ad Anfield, come si direbbe oggi, mettono il pullman davanti alla porta, ottenendo ciò che vogliono: lo 0-0 e il passaggio del turno. Successivamente incontrano Aek Atene e Grasshopers, sbarazzandosi agevolmente di entrambe. La semifinale è col Colonia. L’andata si gioca in casa e finisce 3-3. I padroni di casa da prima vanno in svantaggio di 2 gol, poi rimontano e a pochi minuti del termine conducono 3-2, ma un clamoroso errore di Shilton, penalizzato anche dalle condizioni infami del campo, permette ai tedeschi di pareggiare. Sembra ci siano davvero poche speranze questa volta, invece nel ritorno, disputando una partita accorta e giocando di rimessa, infilano la porta del Colonia, segnando quell’unico gol che serve per sbarcare in finale, contro il Malmoe. Finale che non è certo passata alla storia come una delle più belle, ma che il Nottingham Forest merita di vincere. Pur non creando moltissime occasioni, la palla è sempre tra i piedi degli inglesi. Travor Francis coglie l’attimo fuggente sul finire del primo tempo, colpisce di testa depositando in rete il pallone del decisivo 1-0. Nel secondo tempo Robertson scuote il palo fallendo il raddoppio, poi poco altro succede. In tre anni, i Garibaldi Reds passano dalla seconda divisione al tetto d’Europa. Come loro, nessuno mai, a tutt’oggi. Tra parentesi, vincono la Coppa Campioni restando imbattuti. Quello stesso anno in campionato ottengono un eccellente secondo posto, inoltre conquistano la Football League Cup, e il Charity Shield. A fine stagione un altro allenatore ringrazierebbe e saluterebbe la compagnia. Cosa si potrebbe fare più di così? Clough no, lui vuole difendere il titolo continentale appena conquistato. Ma quante possibilità ci sono che una outsider si ripeta? Quasi nessuna, a logica.
L’anno seguente il mercato è molto più movimentato: 6 giocatori, tra quali Woods, Gemmil e Burke lasciano Nottingham, mentre in entrata si segnalano tra gli altri Hartford, George e Gray. Gli avversari incontrati nei primi 3 turni di Coppa Campioni, Oster, Arges Pitesi e Dinamo Berlino non sono all’altezza dei detentori della coppa, infatti vengono agevolmente superati. Nel frattempo a gennaio il Forest vince la Supercoppa Europea, battendo il Barcellona. Se non fosse tutto vero, sembra di parlare di un anime, tipo Holly e Benji. In semifinale questa volta affronterà l’Ajax, che non è più la squadra di inizio anni 70, ma è pur sempre un avversario ostico. Stesso film visto col Liverpool, un anno prima: 2-0 in casa, grazie ai gol del solito Francis e rigore di Robertson, dopodiché strenua difesa del risultato nella partita di ritorno. Gli olandesi vincono per 1-0, ma non basta. Anche la finale con l’Amburgo è un capolavoro di resistenza: i tedeschi dominano in lungo e in largo, il Nottingham Forest sigla l’1-0 con un gol di Robertson, che scaglia in porta un rasoterra da fuori area, all’inizio del primo tempo. Poi un insuperabile Shilton fa il resto. La Coppa dei Campioni resta in Inghilterra. Allora non era una novità, ma che resti nelle mani dei giocatori del Nottingham Forest è sbalorditivo. In quella stagione vinceranno nuovamente la Football League Cup, trofeo che finirà in bacheca anche nel 1989 e nel 1990. Curiosamente l’Amburgo, 3 anni più tardi, vincerà la finale contro la Juventus, allo stesso modo: siglando un gol con un tiro dalla distanza, predisponendo poi le barricate.
Negli anni successivi, sempre con Brian Clough in panchina, arriveranno anche 2 Full Member Cup, datate 1989 e 1992. Nel mercato che precede la stagione 92/93 la società cederà alcuni giovani di talento, tra i quali Teddy Sheringham, che approderà al Manchester United. La rosa ridotta all’osso, è il lasciapassare per l’inevitabile retrocessione. Così dopo 18 anni, Clough lascia il Nottingham Forest. Nel corso degli anni 80 le performance in campionato furono in realtà molto altalenanti. Nel 1982 Peter Taylor decise di lasciare il suo ruolo di vice, per assumere in prima persona la guida del Derby County. Qualche anno dopo, si ritirerà definitivamente dal mondo del calcio.
C’è anche una pagina nera, nel libro del Nottingham Forest, anche se non per diretta responsabilità dei protagonisti di questa storia: il 15 aprile 1989 si gioca la semifinale di FA Cup con il Liverpool, sul campo neutro di Sheffield. Dopo 6 minuti dall’inizio della partita, l’incontro viene sospeso per quella che sembra essere una invasione di campo. In realtà, la gran parte del pubblico ha cominciato a riversarsi sul terreno di gioco, in quanto una errata ripartizioni dei settori assegnati alle due tifoserie, ha creato un grosso problema di flusso in ingresso. Presto la polizia si accorge di quanto sta accadendo, la gente viene schiacciata contro le recinzioni, così gli agenti cercano di aprire dei varchi che consentano ai tifosi di trovare rifugio sul campo. In quel drammatico pomeriggio, 96 persone perderanno la vita, schiacciate dalla calca. Per la cronaca, nella ripetizione della partita il Forest venne eliminato.
Subito dopo la retrocessione del 1993, il Nottingham Forest si guadagnò la promozione e tornò in Premiere. Ottenne poi un illusorio terzo posto nella stagione seguente, ma nel giro di due anni retrocedette nuovamente. Un’altra promozione immediata, un’altra retrocessione immediata, quella della stagione 98/99. Dopodiché non ha più messo piede nella massima serie. Oggi il Forest milita in Championship, la serie B inglese. Manca dalla Premiere League da ben 21 anni. I Garibaldi Reds annaspano costantemente nelle serie minori. Attualmente è l’unica squadra, insieme all’Amburgo, che abbia mai vinto la Coppa Campioni, o Champions League, che non milita nella prima serie del proprio campionato. È curioso che condivida questo triste primato proprio insieme alla compagine contro cui giocò la finale del 1980. Il calcio sa essere incredibilmente più fantasioso di quanto si creda.