Il rapporto tra la Cina e gli inglesi è iniziato diversi secoli fa con le guerre dell’Oppio combattute nell’era della dinastia Qing, ai tempi delle guerre coloniali dei primi anni del 1800. L’Inghilterra era considerata la principale potenza globale grazie all’enorme numero di territori sotto la propria influenza ed allo strapotere della Royal Navy, la marina di Sua Maestà, appena uscita vincitrice dalle guerre napoleoniche. Il Celeste Impero era allora al picco della sua secolare debolezza, cosa che la Gran Bretagna sfruttò abilmente

Per prima cosa, gli inglesi iniziarono la commercializzazione in Cina di uno stupefacente prodotto della Corona dell’Impero, l’oppio del subcontinente indiano. La diffusione della sostanza in Cina ebbe conseguenze sociali talmente pesanti che le autorità imperiali inasprirono i divieti contro la droga e avviarono una serie di retate contro i trafficanti, scatenando la reazione militare britannica che portò nel 1839 alla prima guerra dell’oppio. Con il Trattato di Nanchino tre anni dopo, l’isola di Hong Kong divenne territorio inglese. L’onta della disfatta militare cinese contribuì allo scoppio di una guerra civile, nota come rivolta dei Taiping che durò per 15 anni dal 1851. Al disastro della guerra civile, si aggiunse per il Celeste Impero il corollario nefasto della seconda guerra dell’oppio, tra il 1856 e il 1860. Ad una nuova sconfitta, fecero seguito gravose condizioni commerciali di resa, sancite dai Trattati di Tientsin e dalla Convenzione di Pechino che, tra le varie cose, determinarono una grossa riparazione di guerra, la completa apertura dei porti cinesi, la libera circolazione dei mercanti stranieri e la rimozione del divieto sull’oppio. Umiliazioni che il dragone non ha mai dimenticato.

French Political Cartoon, 1840 © Wikimedia Commons

Per 155 anni la Cina ha rivendicato la volontà di riannettere al proprio territorio l’isola perduta nel 1842. Ipotesi ha preso vita il 1º luglio 1997, quando Hong Kong è tornata in mano cinese, allo scadere dei 99 anni di affitto che la Gran Bretagna aveva ottenuto nel 1898 in concessione della Cina riguardo ai New Territories, una delle tre regioni di Hong Kong. La città-stato sotto il controllo britannico era cresciuta incredibilmente dal punto di vista economico e democratico, balzi in avanti che spaventarono le autorità cinesi ed alla base delle tensioni che ciclicamente da più di vent’anni agitano l’isola. Ne sono un esempio le recentissime proteste tra la popolazione e la polizia di Hong Kong, scatenatisi a seguito della proposta di legge sull’estradizione da parte della governatrice Carrie Lam, accusata dai manifestanti di essere troppo pro-Pechino, al punto da volere la riunificazione con la madrepatria.

Dietro queste proteste incuranti delle manifestazioni “muscolari” della Cina ai confini, c’è la volontà della popolazione di Hong Kong di tornare alla modello inglese di una gestione politica pienamente democratica. Mentre a Hong Kong infiammano le proteste, a Londra si valutano le procedure per l’uscita dall’Unione Europea, votata il 23 giugno del 2016 con referendum consultivo e poi approvata dal Parlamento, a tutti nota come Brexit. Un passaggio politico e diplomatico veramente delicato, le cui conseguenze non sono ancora state minimamente definite da parte del Regno Unito che di fatto si accinge ad uscire dall’Unione Europea di cui fa ancora parte. Con il voto di tre anni fa, i cittadini britannici hanno deciso di lasciare l’Europa ma rimangono difficili i negoziati e il no-deal, caldeggiato dai sostenitori della hard-Brexit, rischia di essere per il Regno Unito un colpo pesantissimo da più punti di vista.

A livello politico, gli inglesi perderebbero il peso strategico di far parte di un “continente” che, in maniera non parziale, rappresenta l’Unione Europea in termini di relazioni internazionali, diplomazia e orientamento della politica estera.
Anche in materia commerciale, il Regno Unito si troverà certamente costretto a dovrebbero rivedere le proprie strategie. Non è da escludere che in questo ambito Hong Kong e il Regno Unito potrebbero sfruttare i loro momenti di debolezza per allearsi nuovamente e cercare di “respingere” il vecchio/nuovo nemico cinese. Da una parte, gli inglesi vorrebbero vendicare la perdita di Hong Kong nel 1997; mentre gli hongkonghesi potrebbero farsi forti dell’amicizia di Londra per alleviare la pressione cinese alla propria autonomia.

1 Luglio 1997, i 155 anni di dominio della Gran Bretagna su Hong Kong terminano © Pool photo by Dylan Martinez

Come ha sostenuto Chris Patten – l’ultimo governatore britannico di Hong Kong, in carica dal 1992 a quel fatidico giorno del luglio di cinque anni dopo – la Cina potrebbe non avere più interesse a commerciare con Londra a causa della perdita internazionale di appeal, in quanto sarebbe retrocesso al rango di partner minore dal dragone. Attualmente, la Cina ha relazioni commerciali prevalentemente con l’Europa che considera un partner alla pari per importanza strategica. Avere rapporti commerciali con il Regno Unito fuori dall’Ue potrebbe non essere vantaggioso. D’altro canto la Cina potrebbe anche temere che questo riavvicinamento Regno Unito – Hong Kong possa rovinare l’idea di Xi Jinping di riunire la ex colonia britannica sotto la bandiera cinese. A livello economico – oltre che politico – il riavvicinamento potrebbe portare ad un incremento degli scambi commerciali tra ex colonia ed ex membro-Ue.

Se a livello politico e storico questo riavvicinamento potrebbe giovare a entrambi, non sembra che l’attuale premier inglese, Boris Johnson, sia dello stesso avviso. In un’intervista di qualche mese fa, ha elogiato sia l’iniziativa cinese della Nuova via della Seta, esortando imprenditori e diplomatici britannici ad attivarsi per un maggior rapporto con la Cina, sulla scia del vantaggioso cross-trading sulle borse di Shanghai e Londra. Johnson ha anche sostenuto che le relazioni tra Cina e Regno Unito non dovrebbero essere influenzate troppo dalla questione Hong Kong.

Staremo a vedere se le parole del premier inglese siano state solo di circostanza, oppure si assisterà al riavvicinamento del Regno Unito con la sua vecchia colonia e se ciò disturberà in qualche modo la Cina.