Dopo la guerra c’era una voglia di ballare che faceva luce
Francesco Guccini
È la sera dei miracoli, fate attenzione.
Da oggi potremo girare senza autocertificazione. Quindi milioni di italiani normalmente sono usciti dopo più di due mesi di lockdown in cui hanno dovuto stare in casa, uscire poco, pensare molto e stare in mutande.
Era un pomeriggio di Aprile quando “Giuseppi” ci ha comunicato le prime e incerte tempistiche della nostra fuoriuscita dallo stato di costrizione. Ah, siamo stati stronzi e abbiamo guardato troppo la televisione! In guerra con noi stessi, tra video e giornali / E noi sempre più lessi a farci abbindolare. Non abbiamo certezze in questo mondo che brucia in fretta quello che ieri era vero.
Non bisogna avere paura ma soltanto stare un poco attenti. Tutti in casa, tranne chi ci ha fatto bestemmiare facendo sforzi di pezzo: è andato via, di corsa fino alla ferrovia. Corri e ferma quel treno fallo tornare indietro.
Sono stati due mesi sospesi, in cui non si potuto andar più via. Rinchiusi in casa, ci siamo buttati sui balconi: abbiamo sentito il dolore nella musica e siamo andati a rubare alla notte tutte le stelle che ha. I più fortunati si sono potuti gustate una super luna, davvero una palla col cielo che sembrava un biliardo.
Luna di città e stelle di periferia. Quale allegria, la quarantena non è stata uguale per tutti. Abbiamo spesso dato l’impressione di non averci pensato poi tanto alla vita che finisce per oltre 30mila italiani, a quelle parole dolci che s’immaginò, un bacio non dato chi non ha potuto salutarsi per l’ultima volta, dirsi anche solo un semplice “Ciao“. Forse è il caso di ripensare i silenzi, quei lunghi silenzi, come sono lunghi gli anni di chi sogna la libertà, e sogna di andare via, via. Noi stasera usciamo fuori, ma per chi è in cella il confinamento non è mai facile.
Per tutti è stato certamente stato un periodo di restrizioni, di Carabinieri e Polizia che ti guardano severi. A Milano, in una regione che quando piange, piange davvero, tre milioni il respiro di un polmone, ma che fatica fare i tamponi! Poi c’è gente che viene dal Veneto e il suo porno comizio.
Tutti abbiamo fatto rinunce, living together in una casetta piccola così. “Quanto costa una mela?”, ” Costa un sacco di botte”. Abbiamo aspettato insieme tram che han cancellato o non ci sono più. Non ne possiamo più.
Inizia la fase due della cosiddetta “Fase Due”. È inutile, non c’è più lavoro, non c’è più decoro, Dio o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare. Tutto chiuso, sono andato al cinema e mi han mandato via.
Inizia la fase due della “Fase Due”. Però quell’incertezza, gli occhiali a parabrezza. Cosa sarà? Questo strano coraggio e paura che ci prende. Da oggi possiamo tornare a lasciare la bicicletta sul muro e camminare a sera con un amico a parlare del futuro.
I russi, i russi e gli americani continuano a giocare sul mondo, “però l’America è lontana” e la Cina è sembrata fin troppo vicina. Noi non ci siamo sentiti vicino all’Europa, che con alcune dichiarazioni di suoi funzionari è parsa lontana, dall’altra parte della Luna.
Si potrà contare ancora le onde del mare e alzare la testa e tornare a vedere come è profondo il mare. Dopo questa inquietante primavera, arriva l’Estate, l’importante è non arrivarci in fila ma tutti quanti in modo diverso. Qualcosa sarà ancora come prima: la spiaggia di Riccione, milioni di persone, le pance sotto il sole, il gelato e l’ombrellone, abbronzati un coglione. Non l’hai capito ancora che siamo stati sempre in guerra, anche il 15 a Viserba?
Poco importa, inizia la fase due della fase due. Finalmente potremo aprire caso l’elenco e vedere dov’è che si balla il flamenco in questo week-end, senza vergognarsi mai. Potremo tornare, in un locale che è uno schifo, nel cesso di una discoteca o sopra il tavolo di un bar, guardarci e scambiarci la pelle. Qualcuno avrebbe voluto morire, qualcun altro voleva andarsene lontano, come se andare lontano fosse uguale a morire.
Con la nostra indifferenza e la passione per le cose che non possiamo stare senza, riprende la nostra routine quotidiana. Potremo volare sopra i tetti delle città, incontrare le espressioni dialettali, mescolarci con l’odore dei caffè. Riprendere a fare cose, anche le pericolose, come ad esempio una canzone mentre la stai cantando di là qualcuno muore, qualcun altro sta nascendo. E’ il gioco della vita, la dobbiamo preparare che non ci sfugga dalle dita, come la sabbia in riva al mare. L’importante è che con un’aria da commedia americana, sta finendo anche questa pandemia.
Questa è la sera dei miracoli, non possiamo ancora stare in 100mila in uno stadio, ma è una sera così dolce che si potrebbe bere. La notte ha il suo profumo e puoi cascarci dentro. Torniamo per le strade tra la gente, gente che corre nelle piazze, una Piazza Grande possibilmente. Una marea umana, una catena che scioglie il sangue dint’ ‘e ‘vvene. A due a due gli innamorati – non chiamateli “congiunti” – sciolgono le vele come i pirati. Riprendiamo le nostre abitudini, la nostra “normalità” e ricomincia il canto. Poi Chissà, chissà domani.
Probabilmente non avete capito nulla, l’importante è capire che Lucio aveva capito tutto