Caterina La Grande imbastisce le sue guerre con un gusto tutto personale. Parenti, ma soprattutto amanti, fanno da cornice alle decisioni della sovrana, diventandone spesso autori materiali. Innumerevoli esempi ci dà la storia di un Impero lungo trentaquattro anni, dove armi e astuzia militare si fondono con la passione di un cuore caldo e con il fascino della Corte. Oggi la Russia, coinvolta nel conflitto in Ucraina, ha perso quella inclinazione all’ascolto delle proprie emozioni romantiche. Si fa prendere piuttosto da un’ansia di conquista e di affermazione individuale totalmente estranee alla figura della sovrana illuminata, così come la conosciamo. Ma quanto c’è di vero nella storia di guerra e sentimento di Caterina la Grande?
Nata Sofia Federica Augusta principessa di Anhalt-Zerbst, il 2 maggio 1729, arriva in Russia nel 1743 con la madre Giovanna di Holstein- Gottorp per sposare, prescelta dalla zarina Elisabetta, l’erede al trono Pietro III. Con la suocera avrà poi un rapporto non proprio idilliaco, anche a causa dell’invadenza di quest’ultima. Ma sarà nulla al confronto di quello con il marito.
Purtroppo Pietro è un uomo di scarso polso, e intelletto assolutamente inadatto a guidare il Paese. Non sarà difficile per Caterina quindi prenderne il posto a seguito della sua deposizione e uccisione nel 1762, soffocando con successo ogni vago e sporadico tentativo di sommossa.
Il cuore caldo di Caterina
Intendiamoci, Caterina non fece nulla di così fuori dalla prassi del tempo, circondandosi di amanti con cui intratteneva focose relazioni più o meno lunghe e solide. Caterina però era una donna. E proprio la scarsa personalità del marito unita alla sua totale inadeguatezza l’avesse spinta un po’ più rapidamente tra le braccia di altri uomini.
Caterina, in conformità alla condotta che innumerevoli sovrani prima di lei avevano ampiamente seguito, era solita conquistare con estrema facilità i giovanotti che arricchivano la corte, per poi liquidarli con grandi doni.
A differenza però di sovrani uomini prima e dopo di lei, Caterina fu però abile nello scegliersi liason che potessero costituirle un qualche vantaggio oltre quello puramente fisico. Prendiamo ad esempio il primo amante di Caterina, Stanislao Poniatowski. Da lui ebbe una figlia, lui arrivò persino a diventare Re di Polonia, grazie all’influenza dell’Imperatrice. Caterina, dagli eventi che conseguirono all’ascesa di Poniatowski, ricevette un’ampia fetta di dominio sui territori Polacchi.
E la sua mente fredda
Altro famoso, e ad oggi quanto mai romanzato, rapporto di amore, passione e reciproca strategia, fu quello che intrattenne con Grigorij Grigor’evič Orlov. Ufficiale della guardia imperiale, guerriero coraggioso, amante focoso e ben inserito gentiluomo nei circoli di Corte, Orlov ebbe un ruolo fondamentale nella riuscita del colpo di Stato che depose Pietro III, il marito di Caterina.
Orlov sperò fino all’ultimo di riuscire a farsi sposare, finendo per somigliare alle giovani amanti che arricchiscono la narrazione attorno a figure come quella di Enrico VIII o di Luigi XVI. Caterina però non si fece travolgere dal sentimento preferendogli un po’ di sano egoismo politico. Era chiaro che Orlov non aveva la stoffa per regnare e Caterina ne aveva avuto prova diverse volte. Per non venir meno ai ricordi affettuosi e al figlio che condivideva con l’amante però, lo congedò regalandogli la proprietà di un lussuoso palazzo a San Pietroburgo.
L’amante vittorioso
Ma vi è un amante su tutti che trasformò le sorti dell’imperatrice. Le regalò la gloria ed esaurì il desiderio che quest’ultima tanto aveva tenuto nel cuore: Grigorij Potëmkin.
Caterina si trovò a chiedergli consiglio quando suo figlio Paolo iniziò a tramare nell’ombra contro di lei. Era il 1772, Caterina aveva 42 anni. Potëmkin, grazie alle sue preziose indicazioni, si guadagnò in poco tempo i favori dell’Imperatrice che dopo poco lo invitò a vivere a Palazzo con lei. Mantenendo le giuste distanze, ovviamente.
Ma Caterina voleva di più, voleva raggiungere il Mar Nero. Era il 1790 quando Potëmkin intraprese l’assalto dell’inespugnabile fortezza di Izmail, sulla costa nord del Mar Nero, dopo aver confermato il dominio russo sulla fortezza di Ocakov a seguito di un intervento tra i più sanguinosi mai visti. Dopo alcuni mesi, la situazione era ormai ad un punto di stallo, ma Potëmkin non era certo famoso per le sue prese di posizione. Fu così che, con l’aiuto del ben più risoluto Suvorov, i Russi posero un ultimatum sulla resa dei Turchi e della fortezza. All’alba del giorno dopo, visto il rifiuto degli occupanti di arrendersi, la grande e violenta vendetta russa ebbe luogo. Non sopravvisse nessuno degli sconfitti, in un assalto che vide i soldati combattere fin nelle più intricate stradine della roccaforte. Potëmkin e Caterina avevano vinto.
La figlia dell’assedio: Odessa
Caterina, come abbiamo visto, sapeva scegliere bene i suoi amanti, o almeno quelli a cui decideva di legare le proprie sorti militari e politiche. Fu infatti al fianco della sapiente direzione di Potëmkin, che l’abile comando della flotta comandata da José Pascual Domingo de Ribas y Boyons ebbe successo. Sapiente figura militare, egli aveva in gioventù conosciuto Aleksei Orlov, fratello dell’amante di Caterina.
De Ribas sarebbe stato colui che avrebbe convinto l’Imperatrice ad edificare un porto strategico sul Mar Nero, dando vita ad Odessa. Ancora oggi la città rappresenta un importante sbocco commerciale, ed è divenuta tristemente famosa per i recenti bombardamenti russi, che hanno mietuto tragicamente moltissime vittime.
Impero illuminato
Caterina la Grande è passata alla storia per le sue passioni travolgenti, rese ancora più popolari per il suo rango e per l’epoca. La narrazione fantasiosa coinvolge addirittura le circostanze della sua morte, che ne pongono la causa in un avventuroso amplesso con un cavallo.
Tralasciati i piccanti dettagli di dubbia veridicità, oggi più che mai è naturale elencare il grande ardore sensuale di Caterina solo come una delle numerose caratteristiche che l’hanno resa iconica. Oggi non è più scandaloso per una donna ammettere di voler vivere le proprie passioni con entusiasmo, fuori dai canonici limiti imposti dalla società.
Ma Caterina è grande soprattutto per le modalità con cui è riuscita, al massimo dell’inclinazione femminile, ad unire i suoi piani politici con quelli del cuore. Innamorata o meno, l’emozione e l’entusiasmo che metteva nelle sue relazioni erano gli stessi che la guidavano nelle scelte espansionistiche. Sovrana illuminata, ricca di cultura e di ponderatezza, non condusse mai le guerre e le sue “operazioni speciali” con un fine individualista.
Illuminismo perduto
Il suo scopo era rendere grande la Russia. Non era certo porsi al centro del mondo per accogliere elogi ed illustri titoli. Un modo di espandere i propri confini che sapeva porre la figura di sé al giusto posto, ossia dietro la propria Nazione, dietro le mire e il bisogno di affermarsi individuale. La Grandezza insomma, non fu dimostrata per via del numero di amanti, o della grandeur dei propri titoli nobiliari, autoconcessi o meno. Ma Caterina fu Grande, per la propria strategia espansionistica che, pari a quella di condottieri di grande spessore del passato, puntava ad acquisire una ricchezza sociale, culturale e commerciale, più che prettamente monetaria a discapito del valore civile delle Nazioni annesse. Un metodo molto distante da quello che vediamo oggi, dove amore, passione ed entusiasmo sono molto distanti dalla guerra in atto.