La guerra è sempre irragionevole, ma lo è ancor di più quando a pagarne il prezzo più alto sono i bambini. Sono circa 400 mila i minori che vivono nella zona orientale della Ucraina, un’area particolarmente a rischio, assediata dalla presenza di militari ed artiglieria. Potrebbero essere molti tra questi ad essere feriti, uccisi o sfollati dalle loro case. Bambini, vittime innocenti di una guerra voluta dagli adulti, assetati dal potere, dall’egemonia di chi usa la forza per violare i diritti di autodeterminazione di un popolo che rivendica la propria indipendenza, calpestando con la violenza i diritti umani di quelle persone. In milioni sono stati costretti ad abbandonare le loro case per trovare rifugio altrove e chi non ha potuto farlo è rimasto a vivere nel terrore. Altri si sono invece messi al sicuro, rinchiudendosi negli scantinati o nei rifugi antiaerei. Donne che proteggono i loro piccoli con il proprio corpo, accovacciate al freddo, che cercano di abbozzare sorrisi per nascondere la paura ai loro figli. Bambini terrorizzati a cui viene chiesto di fuggire con solo i vestiti addosso, che stanno sentendo e vedendo con i loro occhi la cruenza degli scontri. I pennarelli con i quali cercano di dar colore al grigiore di giornate interminabili non basteranno però a lenire le ferite che stanno segnando per sempre la loro infanzia e probabilmente la loro vita. Le temperature nella capitale ucraina stanno scendendo vertiginosamente sotto lo zero e i piccoli sfollati rischiano di dover affrontare lunghe notti al gelo. L’escalation degli scontri rischia di cagionare danni a servizi essenziali come scuole e ospedali.
LE CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DEL CONFLITTO
Nelle province orientali, a maggioranza filo-russa, si continua a sparare ed a morire dal 2014, quando ebbe inizio un’insurrezione separatista sostenuta e fomentata da Mosca. Nella nazione la Russia e l’Occidente alimentano opposte pulsioni per portare il Paese nelle rispettive sfere d’influenza, e così l’Ucraina resta divisa sia politicamente che geograficamente. Gli ultimi otto anni di guerra hanno lasciato profondi strascichi nella popolazione, soprattutto nei più piccoli, spesso testimoni di violenze, che hanno problemi a prendere sonno e di fronte a rumori forti vivono la paura dei combattimenti. Un conflitto, quello scoppiato negli ultimi giorni, che rischia di aggravare la condizione psicologica in cui i bambini sono costretti a vivere, distruggendo il loro futuro, impedendogli di vivere una vita normale.
I BAMBINI SOLDATO
Sono migliaia i bambini a cui viene negato il diritto di giocare e di non poter andare a scuola, perché costretti a combattere e per questo rapiti da scuole e villaggi, bimbi che per vincere le loro resistenze vengono spesso obbligati ad affrontare un’atroce scelta, quella di uccidere o essere uccisi. L’utilizzo dei più piccoli nelle guerre è funzionale a terrorizzare le popolazioni nemiche, essendo i fanciulli facilmente manipolabili, al punto tale da essere trasformati in carnefici. Un’altra leva su cui fanno pressione le milizie è la fame: chi ha i fucili può mangiare. Anche papa Francesco ha rivolto un pensiero a loro: “I bambini soldato sono derubati della loro infanzia, della loro innocenza, del loro futuro, tante volte della loro stessa vita. Ognuno di loro è un grido che sale a Dio e che accusa gli adulti che hanno messo le armi nelle loro piccole mani”. Nel mondo sono almeno 250mila i bambini che vengono addestrati ed arruolati in guerre senza senso e, secondo un rapporto reso noto dal segretario dell’Onu Guterres i Paesi in prima linea sono: Afghanistan, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Iraq, Mali, Nigeria, Sudan, Sudan del Sud, Somalia, Siria, Yemen. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che nel 2020 la Somalia è stato fra i Paesi più coinvolti con 1.700 ragazzini, rapiti dai jihadisti di al-Shabaab, ma anche da esercito e polizia che li hanno utilizzati in quasi 200 interventi bellici. Nella Repubblica democratica del Congo oltre 2.500 minori sono stati reclutati dal 2008 e utilizzati fino al loro rilascio, nel 2019, da decine di milizie. Neanche la pandemia è riuscita ad arrestare il fenomeno, che anzi si è esteso ad altri territori come il Sahel, in Mali, con almeno 200 casi, e in Burkina Faso. I bambini soldato vengono inoltre sottoposti a violenze di ogni tipo: uccisioni, torture, mutilazioni, uso di droghe, somministrate per eliminare dolore e paura, gravidanze indesiderate e Aids. L’Unicef è riuscita a smobilitare oltre 10.000 minori, ma la mancanza di fondi rischia di far sì che gli ex bambini soldato possano essere riarruolati o dedicarsi al banditismo, come avviene ad esempio nel Sud Sudan, dove la Corte penale internazionale, che considera l’arruolamento di minori di 15 anni come un crimine di guerra, ha condannato a 30 anni di reclusione Dominic Ongwen, rapito mentre andava a scuola a 10 anni e poi diventato un capo del Lord’s Resistance Army, il gruppo armato che ha terrorizzato l’Uganda, per aver commesso decine di reati gravissimi. Per i bambini la guerra è un evento drammatico, in quanto li obbliga ad abbandonare casa, distrugge le scuole e i centri sanitari, sconvolgendo l’ambiente che li protegge.
L’ALLARME UNICEF SUI BAMBINI
Mine, bombe, proiettili, feriti, e migliaia di uomini richiamati alle armi. Donne, anziani e bambini che lasciano le proprie case, anche loro a migliaia. Andrea Iacomici, portavoce Unicef ha dichiarato: “Bambini e bambine vittime prime del conflitto dopo l’invasione della Russia, a rischio in 7 milioni. Oltre 780 scuole demolite solo nell’Est del Paese. Il Covid, inoltre, non è finito, servono vaccini. L’Europa non li abbandoni ma predisponga un piano di accoglienza diffuso”
NOTE CONCLUSIVE
Donne e bambini fuggono, in massa, dall’aggressione di chi vuol imporsi con la forza delle armi su un popolo che rivendica la propria libertà. Donne che si separano dai loro uomini, obbligati dalle leggi marziali ad arruolarsi per difendere i loro territori. Le sirene, gli attacchi missilistici e i mezzi militari hanno fatto di Kiev una città fantasma, e dove prima c’era vita adesso c’è morte. Nei rifugi sotterranei ci sono numerosi bambini che, ogni volta che sentono i colpi di mortaio, si aggrappano alle loro madri, stringendosi in quelle braccia alla ricerca di conforto e di rassicurazione per placare le loro paure. Sono vittime innocenti di un conflitto di cui non hanno colpa, che li sta privando del loro presente, rubandogli per sempre il loro futuro.