L’intolleranza che è insita nel tessuto sociale nel corso del tempo ha cambiato modalità di azione e connotazione ma non si è mai arrestata. Un cambio di rotta è perciò assolutamente indispensabile per trovare una soluzione al problema che richiede un intervento legislativo deciso.

“Sei un ebreo di m…”. Sarebbe stata questa la frase con cui due quindicenni avrebbero ingiuriato un ragazzino di dodici anni, discriminandolo, in quanto ebreo. L’episodio avvenuto in provincia di Livorno, nel comune di Campiglia Marittima, di una gravità inaudita, fa ritornare con la memoria nella storia più buia del nostro passato.

ANTISEMITISMO IN ITALIA 2021

Dal report annuale elaborato dal Centro Documentazione Ebraismo sull’antisemitismo in Italia, emerge un progressivo aumento del fenomeno che assume contorni diversi, mantenendo al tempo stesso, profonde ramificazioni nella società, dissenso manifestato con modalità differenti che vanno dal pregiudizio all’avversione più convinta, dall’avallo altrui monosillabi, alla propaganda sovversiva finalizzata alla diffusione di sentimenti inneggianti all’odio antiebraico sino a sfociare nell’azione violenta. Un dato di grande interesse che fornisce un’istantanea del Paese in chiaroscuro, che ci vede quasi sempre nella parte bassa della “scala” delle nazioni più antisemite in Europa, un triste primato attualmente saldamente appartenente all’area dell’est Europa. È inconcepibile come un sentimento antiebraico sia ancora così largamente diffuso nella società italiana con percentuali per nulla trascurabili e che assuma connotati che rievocano con fermezza, secoli di rapporti tra chiesa e comunità ebraiche o il regime fascista che, nonostante la fine del conflitto mondiale, sopravviva ancora caparbiamente nelle nostre comunità. Sebbene l’Italia sia meno esposta rispetto ad altri a condotte antisemite più radicali, riconducibili ad xenofobe, omofobe, islamofobe e più in generale a condotte razziste, si deve essere tuttavia consapevoli che nella società in cui viviamo serpeggia un insieme di pregiudizi e di sentimenti ostili avverso alle comunità ebraiche. Uno degli aspetti cruciali dell’indagine di quest’anno condotta dal Centro Documentazione Ebraismo, è l’aver individuato una serie di stereotipi antisemiti tra i manifestanti no vax, la nuova forma di antisemitismo che si integra perfettamente con quello del passato. Un altro fenomeno che la pandemia dei nostri giorni ha fatto emergere è la distorsione della Memoria della Shoah, attraverso l’accostamento del green pass alla “stella gialla” accompagnato da dimostrazioni di persone con indosso abiti e simboli che ricordavano quelli dei deportati nei campi nazisti, appropriandosi di quanto appartenuto dalla pagina più brutta della storia.

IL CONTRASTO AL PREGIUDIZIO ED ALLA VIOLENZA

L’educazione, la cultura, la diffusione di una conoscenza del popolo ebraico, dei suoi valori profondi e della sua storia tanto intrecciata con la storia del Paese nel suo complesso da esserne parte assolutamente viva e integrante, sono validi strumenti alla lotta all’antisemitismo ed al pregiudizio razzista in generale e continuare a lavorare nella prevenzione e nel contrasto accanto alle Istituzioni, ma è altrettanto necessario che si proceda all’inasprimento della normativa vigente. In questa prospettiva molto altro va ancora fatto a livello nazionale ed europeo. L’antisemitismo è una minaccia complessa e pericolosa non circoscritta esclusivamente alla minoranza ebraica, ma per tutta la società. Ed è per questo che è necessario combatterlo in tutta la sua eterogeneità e dinamicità, cercando di rimanere saldi ai principi del rispetto per i diritti di ogni singola persona e per ogni diversità, lottando strenuamente contro ogni forma di discriminazione radicata nel nostro vivere comune.

ANTISEMITISMO PERICOLO SOTTOVALUTATO

Nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio antisemitismo del 2018, risultano essere stati registrati 197 casi di antisemitismo, con un aumento del 60% rispetto al 2016 e al 2017, annualità in cui ne sono stati catalogati 130. Il primato degli episodi di violenza spetta al web, canale privilegiato per la diffusione di odio antisemita. Sono soprattutto i social a raccogliere la maggior parte dei casi di questo tipo. A preoccupare l’Osservatorio è soprattutto l’aggressività e la graduale legittimazione della terminologia di odio che corre sul web: “l’antisemitismo online si esprime apertamente, con forme iconografiche e lessicali estremamente aggressive e demonizzanti”, è quanto si legge in un recente rapporto. In base ai risultati raggiunti dal predetto studio, l’odio contro migranti, musulmani ed ebrei, sarebbe esploso esponenzialmente nell’ultimo anno, soprattutto su Twitter e nelle città di Roma e Milano. Sei sono in particolare le macro-aree prese in esame, l’antisemitismo registra dati che hanno evidenziato: “I tweet di odio e discriminazione verso gli ebrei sono aumentati notevolmente, riflettendo anche sul territorio nazionale una tendenza presente in molti Paesi europei e negli Stati Uniti”, si legge nel rapporto.

CASISTICA RELATIVA AL 2019

L’Osservatorio Antisemitismo classifica gli episodi di intolleranza in dieci tipologie, ossia aggressioni fisiche, antisemitismo sui media, nel web, diffamazione e insulti, discriminazione, violenza estrema, graffiti e grafica, vandalismo e minacce. Fra i numerosi episodi facenti parte di una lunga lista, la scritta: “Entriamo senza bussare come nelle soffitte di Amsterdam… perché dobbiamo trovare quella bugiarda di Anna Frank” in via dei Durantini nel quartiere Pietralata, a Roma, o la chat di adolescenti “The Shoah Party”, un gruppo d’odio su WhatsApp, nella quale ci si scagliava contro gli ebrei.

UNA RETE DI CITTÀ CONTRO L’ODIO

A seguito delle azioni intimidatori e antisemite rivolte alla Segre, Giuseppe Sala, sindaco di Milano e Matteo Ricci, omologo di Pesaro, hanno dato origine alla “Rete delle città per la memoria, contro l’odio e il razzismo”, un network finanziario a promuovere la tolleranza e denunciare gli episodi di odio antiebraico. Tra dimostrazioni antisemite l’Osservatorio annovera qualsiasi atto intenzionale compiuto contro persone, organizzazioni o proprietà ebraiche, nel quale vi sia la prova che alla base dell’azione ci sia stata la convinzione che la vittima fosse ebrea. Probabilmente il numero reale della casistica di antisemitismo è superiore di quello registrato dall’Osservatorio, questo in quanto la denuncia o la loro visibilità varia in base alla gravità più o meno elevata dell’azione prerpetrata, essendo più facile venire a conoscenza degli atti più gravi, rispetto alle offese verbali o scritte raramente denunciate.

L’ANTISEMITISMO NELLA GERMANIA E NELL’ITALIA DI OGGI

“Nell’Italia e nella Germania negli anni 20 del 1900, l’antisemitismo ‘retorico’ si è poi trasformato nel tentativo concreto di cancellazione di un popolo, il popolo ebraico”. È quanto ha dichiarato Gadi Schoenheit, Assessore alla Cultura della Comunità Ebraica di Milano, durante l’evento del 30 maggio 2021 scorso, a cui hanno preso parte i massimi esponenti delle Comunità Ebraiche ed i responsabili di antisemitismo dei rispettivi Governi.

LA SITUAZIONE

Secondo la definizione ufficiale dell’IHRA, International Holocaust Remembrance Alliance, “l’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei espressa come odio per gli stessi. Manifestazioni di antisemitismo verbali e fisiche sono dirette verso costoro o verso istituzioni comunitarie ebraiche ed edifici utilizzati per il culto”.

OPPOSIZIONE DI MASSA

Da quanto affermato da Claus Robert Krumrei, Console della Repubblica Federale Tedesca di Milano “l’antisemitismo è un compito da affrontare di estrema importanza sia a livello nazionale sia internazionale. I recenti avvenimenti nel pubblico europeo dopo gli attacchi missilistici su Israele mi hanno purtroppo dato una nuova conferma”. Per contrastare efficacemente il fenomeno, nel 2018, la Germania ha conferito mandato a Felix Klein, Commissario speciale responsabile per la lotta all’antisemitismo e la vita ebraica della nazione. “L’antisemitismo è presente in tutti i gruppi sociali è ciò rende più difficile combatterlo. Il 15% e 20% della popolazione tedesca ha manifestato ripetutamente atteggiamenti antisemiti. Un fenomeno presente in tutte le dimensioni sociali, che non si limita a gruppi marginali, nell’estrema destra o che riguarda i mussulmani. L’attentato nella sinagoga Halle nel 2019 può essere un esempio tangibile”, questo è ciò che si apprende dalle sue parole. Lo stesso, oltre ad esortare l’intervento dello Stato a legiferare sul punto, auspicando che il numero di coloro che si contrappongono all’antisemitismo sia in costante aumento, ha espresso, altresì, preoccupazione per il fenomeno di antisemitismo legato allo Stato di Israele. “Sappiamo che è legittimo criticare le politiche di Israele come quelle di qualsiasi altra nazione, ciò che non possiamo fare è negare il suo diritto ad esistere. Perché Israele come nessun altro paese del mondo è così presente nei dibattici pubblici? In Germania e nel resto d’Europa una parte della popolazione segue in modo quasi ossessivo ciò che succede in Israele, definendolo spesso come fautore di una spaventosa ingiustizia verso i palestinesi al punto da fare sembrare tutti gli altri conflitti del mondo come secondari”. Klein ha sottolineato che la legge che vieta la vendita di oggetti che ricordino la cultura ebraica, dovrebbe essere applicata anche negli altri paesi dell’Europa. “Considerando le sofferenze che la Germania ha causato tra il 1933 e il 1945 per me non c’è alcuna ragione di tutelare il commercio di queste merci”. I crimini di antisemitismo riferiti alla Germania, sono solitamente registrati dai dipartimenti di polizia mentre gli atti che non costituiscono reato vengono come da prassi rilevati da un’associazione sostenuta con fondi statali. “Un sistema che ci vorrebbe nell’intera Europa, poiché aiuterebbe ad intraprendere azioni più mirate”, conclude Klein.

EMPATIA, UN’ARMA CONTRO L’INTELLIGENZA

Karen Jungblut, Direttrice delle Iniziative Globali della USC Shoah Foundation, partecipando alla suddetta iniziativa, si è così espressa: “Per noi è importante documentare e riportare quello che le persone perseguitate vivono e sperimentano anche oggi”. Uno dei più importanti compiti dell’USC è quello di raccogliere il maggior numero possibile di testimonianze al fine di favorire la nascita di una nuova cultura ispirata a sentimenti come l’empatia e la condivisione. “Non vorrei crescere i miei figli dicendo: “State attenti, aprite gli occhi, ci sono persone che vi vogliono fare del male. È una cosa che non avrei mai immaginato di dire venti anni fa”, parole pronunciate da Karen Jungblut, nel corso della conferenza.

CONSAPEVOLEZZA ANTISEMITA

“La gente oggi non vuole ammettere di essere antisemita, non si vanta, la ritiene un’offesa, il che non significa che per tanti aspetti e in altre forme non lo sia”, ha dichiarato la coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo Milena Santerini. “Io antisemita? Mai e poi mai!”. È quel genere di frase che sentiamo spesso dire. “Con l’eccezione di alcuni gruppi neofascisti, gli altri non vogliono definirsi antisemiti, sono riluttanti. Ma tutte le differenti forme che vediamo crescere col tempo possono andare incontro ad esiti molto gravi”. In Italia c’è però anche un’altra tipologia di antigiudaismo che ha una matrice puramente cristiana. “È un sentire comune presente in alcuni cattolici, quel tipo di antisemitismo sottile, che vediamo anche nei non credenti”. La Santerini, a tal proposito, per spiegare meglio il suo assunto, ha fatto riferimento ad una tela di un giovane pittore italiano, autore del dipinto San Simonino da Trento, un bambino ucciso nel quindicesimo secolo. “Si tratta di un episodio, ha raccontato, dove venne falsamente accusata la comunità ebraica, conclusosi con l’uccisione dei loro membri, ritenuti i presunti colpevoli, mentre in verità erano del tutto innocenti. Ci fu poi un culto di San Simonino che la Chiesa nel 1965 abolì fermamente”. Una forma di espressione, quella del giovane artista, che “la conferenza episcopale ha fortemente condannato”. La stessa ha inoltre sottolineato l’importanza che i cimeli fascisti, come ad esempio, il calendario di Mussolini, vengano inibiti come in Germania. “Che dire poi della derisione della Shoah e degli ebrei? Lo abbiamo visto proprio in Italia da parte di un duo di comici contro il politicamente corretto. Ma voi non avete senso dell’umorismo, non capite che stiamo scherzando?”. “Questa è la contro risposta. I limiti della satira sono molto chiari. Non è satira accettabile quando si colpiscono delle vittime. Contro i potenti è accettabile e la si può fare anche pesante. Questo come altre situazioni è un momento di dissociazione, di separazione, di una distanza emotiva dalle sofferenze delle altre persone. Non è altro che un’altra forma di antisemitismo sottile”.

L’ANTISEMITISMO NON VA SOTTOVALUTATO

“L’antisemitismo è un linguaggio politico moderno, che si trasforma, e si appropria dei temi politici del momento per rinnovare i propri linguaggi. Questo ci mette nelle condizioni di allargare e mettere in atto una strategia globale di lotta all’antisemitismo fatta di un lavoro continuo”. Gadi Luzzatto Voghera, Direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, ha affermato che gli atti di antisemitismo, di discriminazione e di violenza verbale compiuti contro gli ebrei non debbano assolutamente essere sottovalutati. “Gli stessi ebrei nella grande maggioranza non li considerano dei segnali di allarme, ma ragazzate, qualcosa che non vale la pena segnalare”. “Questo è culturalmente sbagliato. È il frutto di una mancanza anche all’interno delle comunità ebraiche di che cos’è l’antisemitismo e quanto pericoloso può essere. Non vorrei che ci trovassimo nel 1938 dove i nostri nonni non si resero conto della pericolosità della dinamica istituzionale che si era attivata con l’adozione della legislazione antiebraica sottostimandola”.

TRAIAMO LE FILA DEL DISCORSO

L’avversione nei confronti dell’ebraismo, che spesso da origine a forme di persecuzione, di intolleranza, è dovuto alla degenerazione di congetture di estrazione storico-religiose, ossia alla ricerca spasmodica di un capro espiatorio da parte di classi politiche impotenti. Uno “stigma” proveniente da un passato storico tutt’altro che esaltante legato principalmente al disprezzo ed alla persecuzione della razza ariana che, invece che scemare con la fine di quel periodo che ci ha segnato indelebilmente, imprimendo a fuoco le atrocità di una “caccia alle streghe” nella memoria nazionale ed internazionale, continua ad evolversi senza sosta. Si nasconde subdolamente in differenti forme di violenza, camuffandosi dietro false ideologie politiche, sociali, religiose e culturali. Cambiare la cultura di una generazione è un obiettivo indubbiamente virtuoso da perseguire, che tuttavia non può essere sufficiente a debellarne radici troppo profonde che, ancora oggi legittimano l’aggressione di chi professa un culto o sostiene un’idea che non è la nostra.