Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo del Festival di Sanremo e di come viene percepito dalla società italiana.
La 72esima edizione del Festival si è aperta martedì 1° febbraio e ha fin da subito collezionato un aumento di ascolti rispetto allo scorso anno. Parliamo di 12.849.000 persone per la prima serata e un numero leggermente più basso negli appuntamenti successivi. In generale sono circa 2 milioni di ascolti in più rispetto alla 71esima edizione.
È l’evento più atteso della televisione italiana, quello che raccoglie tra il pubblico diverse fasce d’età e provenienze culturali. Tra chi lo segue per svago, chi con sincero interesse musicale, chi per costume, il Festival catalizza su di sé l’attenzione dei media per giorni. I giornali e i social non parlano che di Sanremo, leggendo all’interno delle performance e degli sketch che si susseguono sul palco uno specchio della società italiana. Davvero il Festival ci mostra come si muove il nostro Paese? Oppure il carattere di vetrina gli viene assegnato dal pubblico?
Le testate italiane hanno dedicato a Sanremo una buona porzione dei contenuti della settimana. Ogni aspetto del Festival è raccontabile, ogni dettaglio può diventare la base per un articolo. È così, ad esempio, per Il Corriere della Sera, che stila le pagelle ai look degli artisti e delle artiste in gara. Lo stile e le scelte estetiche vengono analizzati e commentati, fino a farne una panoramica generale. Lo stesso accade con i brani presentati proprio a Sanremo, che Il Post raggruppa in un apposito articolo, corredato dal video delle diverse edizioni.
Si passa poi ai temi caldi. Se quest’anno le performance di Achille Lauro non fanno più discutere (se non il vescovo Suetta), grande spazio ha ottenuto l’intervento di Checco Zalone. C’è chi l’ha riportato senza sbilanciarsi ma anche senza analizzarlo. È il caso della Repubblica, che inserisce nel suo articolo ampie citazioni della favola definita «scorretta». Il resoconto non sfugge ad alcuni degli errori commessi da Zalone stesso, primo fra tutti il misgendering.
Il Foglio riflette invece sul fatto che proprio a Sanremo nel 1972 c’è stato lo “Stonewall italiano”, il primo pride italiano, la manifestazione organizzata dal FUORI (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano) per contestare un congresso di psichiatria. Nella città in cui il movimento LGBTQ+ italiano ha dato una prima prova di sé, Zalone ha messo in atto uno sketch che ha fatto molto discutere. La testata giunge però presto a una conclusione sul suo contenuto: «Dunque sì, non c’è da farla troppo lunga, sfottere gli omosessuali e le persone trans in questo modo non fa ridere, accettiamolo, è il 2022, non il 1972».
Anche la presenza di Drusilla Foer durante la serata di giovedì ha attirato l’attenzione. Il Messaggero dedica un articolo a districare il bisticcio avvenuto tra lei e Iva Zanicchi, durante il quale la cantante ha detto «Hai qualcosa più di me». L’episodio, che è stato acclamato online come un’ottima risposta pronta formulata dalla presentatrice, viene invece mostrato come un malinteso. Lodata come modello di eleganza (comunicativa) e di talento, anche Rai News le ha dedicato un articolo in cui vengono evidenziate le sue doti da conduttrice e la sua presenza sul palco, che dovrebbe essere così svecchiato e avvicinato a un pubblico più contemporaneo.
Sanremo diventa quindi la cartina tornasole attraverso cui comprendere ciò che avviene all’interno della società italiana, quali sono i temi caldi e gli atteggiamenti diffusi. La cultura più diffusa emerge più dai siparietti che contornano le performance musicale che dalle esibizioni stesse. Ospiti, presentatori (Amadeus) e presentatrici sono il collante del Festival ma anche coloro che rivelano con maggior chiarezza lo stato del nostro Paese.