Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo del coming out nella Chiesa tedesca ribattezzato Out in Church.
Lunedì 24 gennaio è stato trasmesso dall’emittente pubblica tedesca ARD il documentario Wie Gott uns schuf, cioè Come Dio ci ha creati. All’interno di questa proiezione un centinaio di persone appartenenti alla chiesa cattolica tedesca ha fatto coming out, rivelando la propria identità di genere e/o il proprio orientamento sessuale. Essendo tutti individui che lavorano in diversi modi nell’istituzione, il gesto pubblico li ha esposti anche al rischio di licenziamento. Parallelamente è stata lanciata l’iniziativa #OutInChurch, che sollecita la fine delle discriminazioni verso le persone LGBTQ+ negli ambienti religiosi.
Il Post racconta la vicenda con le parole della stampa internazionale: «Il più grande coming out nella storia della Chiesa cattolica». Vengono poi date alcune informazioni fondamentali sul documentario Wie Gott uns schuf: «è stato realizzato dal giornalista investigativo Hajo Seppelt dopo quasi dieci anni di indagini» e prevede il coinvolgimento di sacerdoti, funzionari amministrativi, dipendenti di varie diocesi, insegnanti, educatori e educatrici, assistenti sociali. Tutti, appunto, dipendenti della Chiesa cattolica tedesca.
Viene messo in luce l’effettivo rischio di licenziamento a cui vanno incontro e che dipende dalla peculiare regolamentazione del lavoro nell’istituzione religiosa. «Firmando il contratto di lavoro, queste persone si sono cioè impegnate a vivere secondo i princìpi della fede e della morale cattolica, compreso quello che riconosce esclusivamente i cosiddetti “legami secondo natura”, cioè tra un uomo e una donna». Questa condotta comportamentale investe anche la sfera privata.
Il documentario mostra la situazione di tensione e di isolamento che molte persone LGBTQ+ cattoliche hanno riscontrato. Singoli testimoni hanno preso parola per narrare la propria esperienza e, con essa, tracciare le coordinate di un fenomeno ampio e radicato.
La testata conclude l’articolo citando la campagna #OutInChurch, che ha coinvolto anche parte delle persone presenti all’interno del documentario. Si evidenziano soprattutto le finalità dell’iniziativa: far sì che siano finalmente le persone LGBTQ+ cattoliche a parlare di se stesse e a raccontare la propria identità e la marginalizzazione subita negli ambienti religiosi.
Linkiesta rintraccia il caso da cui #OutInChurch ha tratto ispirazione: un coming out di massa avvenuto a febbraio 2021 nell’industria cinematografica tedesca. Si tratta di #ActOut, iniziativa che aveva coinvolto quasi 200 attrici e attori.
L’appello verso l’istituzione religiosa è chiaro: assumersi la responsabilità delle «innumerevoli esperienze sfortunate» delle persone Lgbt+ credenti», lottare per l’uguaglianza e per ridurre le discriminazioni nella Chiesa. Viene poi presentata e tradotta la raccolta firme che accompagna #OutInChurch e anticipato il testo omonimo, in uscita a maggio 2022, che analizzerà a fondo la situazione.
Infine vengono riportate le dichiarazioni di don Burkhard Hose, sacerdote della diocesi di Würzburg e co-promotore del progetto, e di don Frank Kribber, sacerdote della diocesi di Osnabrück.
Il Messaggero colloca questo avvenimento in un contesto culturale e spirituale più ampio: «In Germania da tempo soffia molto potente un vento di riforme». Le posizioni progressiste di gran parte della Chiesa tedesca delineano una direzione comune verso cui gli ambienti religiosi si stanno muovendo. L’articolo si chiude con una citazione molto forte tratta dal comunicato ufficiale di #OutInChurch: «Una chiesa che rivendica Gesù e il suo messaggio deve agire con decisione contro ogni forma di discriminazione e promuovere una cultura della diversità».
Infine anche Il Corriere della Sera sottolinea il carattere straordinario di questi fatti: «Mai nella storia del cattolicesimo c’era stata una tale sfida alla dottrina della Chiesa sulle persone lgbt, che vede nell’omosessualità (e nella transessualità) una “predisposizione patologica incurabile”» [non viene specificata al fonte del virgolettato].
L’articolo riporta numerosi stralci delle testimonianze di cui è ricco il documentario Wie Gott uns schuf. Da Lisa Reckling, insegnante di religione cattolica, a Theo Schenkel, uomo trans che vuole svolgere questo stesso lavoro. Dal prete gesuita Ralf Klein a Carla Bielieng, referente per i giovani cattolici, e a Monika Schmelter e Marie Kortenbusch, ex suore. Si rintracciano le costanti e le peculiarità di una presa di posizione di straordinaria importanza per il mondo cattolico tedesco e non solo.