“Dixit, sette domande a…” è lo spazio interviste di Olympia. Una rubrica dedicata ai personaggi del mondo dello sport, che ci riveleranno i segreti dei loro successi, le strategie, gli aneddoti e le curiosità provenienti dal dietro le quinte degli spogliatoi, dei campi e delle palestre, in un confronto diretto, smart ed estremamente incisivo. Dixit, sette domande a… Martina Bernile.
Martina “Little Tank” Bernile ha 35 anni ed è una pugile professionista da due anni. Lo scorso novembre ha conquistato il titolo italiano pesi mosca e ha deciso di non fermarsi più per rincorrere l’obiettivo europeo (e chissà anche quello mondiale). Martina è una sportiva abituata a vincere, e anche tanto, e lo dimostra il suo palmarès nel mondo della Kickboxing e della Muay Thai che occupa pagine su pagine nel suo curriculum sportivo. La gentilezza e la dolcezza con cui Martina ha risposto alle nostre domande ci hanno disarmato e smontano, pezzo per pezzo, i classici luoghi comuni sul mondo del pugilato.
Con lei abbiamo parlato della suo titolo italiano, della sua vita nel mondo degli sport da combattimento e della sua scelta di dedicarsi completamente a questo sogno ora diventato realtà.
Martina, cosa hai provato dopo la vittoria del titolo?
Non ho realizzato subito, nonostante fossero 20 anni che rincorressi questo sogno. Ho scelto proprio di inseguire il titolo dei pesi mosca per rivoluzionare la mia vita abbandonando quella precedente, certa e sicura, per l’incertezza e il mio desiderio. Ho realizzato solamente due giorni dopo, quando sono stata attraversata da una gioia infinita.
Quando e perché l’avvicinamento agli sport di combattimento?
Sono entrata in palestra per la prima volta a 15 anni, grazie a mio papà. Sentivo la necessità di rispondere ad un’esigenza personale di cambiamento. Dopo 20 anni sono ancora qua e ho trasformato una passione nel mio impegno quotidiano. Il pugilato è una straordinaria occasione per rinforzare le tue debolezze e gestire le tue emozioni. Ti impone una forma mentale chiara e definita e ti aiuta anche a scandire i ritmi della tua vita con allenamenti, pasti ed una disciplina ferrea, oltre che al superamento costante dei proprio limiti.
Pensi che il mondo femminile sia sufficientemente valorizzato nel mondo pugilistico?
Penso che negli ultimo 10 anni si sia fatto moltissimo per valorizzare il mondo femminile, integrandolo con quello maschile. Sale il numero di donne impegnate in tutti gli sport di combattimento e soprattutto nel pugilato. In Italia e nel mondo si è creata una nuova consapevolezza anche grazie ad atlete straordinarie come Katie Taylor.
Qual è il tuo pugile preferito e perchè?
Amo la boxe della scuola messicana e quindi il mio preferito non può che essere Julio César Chàvez. Ma apprezzo molto anche Saùl “Canelo” Alvarez, Mayweather e Lomachenko. Accanto a Chàvez però, c’è Gervonta Davis con il quale condivido una parte del soprannome “Tank“, perché dicono che non mi sottraggo mai alla battaglia.
Un consiglio a chi volesse inseguire il sogno del professionismo?
Non perdere la fame agonistica e non perdersi nel contorno, che trasforma tutto. Avere un team solido è fondamentale. Il nostro è uno sport singolo, ma scegliere bene chi ti sta affianco quotidianamente è importantissimo: manager, allenatore e cutman. Consiglierei di non perdere il contatto con la realtà, soprattutto a chi è molto giovane. Colgo a questo punto l’occasione per ringraziare il mio allenatore e marito Francesco Vaccaro, il mio manager Rolando Frascaro e il team Rendoki Dojo91026.
Quali sono le principali differenze tra dilettantismo e professionismo nel pugilato?
Potrei quasi dire che siano due sport differenti, soprattutto per il numero dei round e dei tempi di combattimento. Sono due sport differenti per le distanze, i tempi, i colpi che porti, e l’esposizione differente agli stessi. Ti costringono a modificare la forma mentale con cui affronti questo sport.
Ci puoi anticipare qualcosa su quello che ti riserverà il futuro prossimo?
A fine marzo o inizio aprile combatterò a Roma in una serata d’eccezione.
Siamo proiettati verso un match di caratura internazionale del quale però non possiamo svelare ancora i dettagli. Non nego che ci sarà da vendere cara la pelle come sempre per aggiungere un altro tassello importante alla mia carriera.