Brevi cenni storici

Quello dell’integrazione delle persone con disabilità nella società italiana, è stato sin dai suoi esordi, un percorso lungo e tortuoso. Sul finire degli anni sessanta, le famiglie presero coscienza della condizione di emarginazione nella quale vivevano i loro figli, nella piena consapevolezza che fosse compito delle istituzioni garantire quei diritti alla salute, all’istruzione, al lavoro, alla socialità sanciti dalla Carta Costituzionale, dando così quella spinta al cambiamento, determinato non soltanto da una forte accelerazione nell’innovazione legislativa, ma anche da un’emancipazione della cultura stessa dell’handicap.

Un processo iniziato con l’avvio del trasferimento di competenze dallo Stato alle regioni in materia di sanità, assistenza e formazione professionale e, soprattutto, con l’approvazione, il 30 marzo 1971, della legge 118 sull’invalidità civile. Cosi, qualche tempo dopo, l’anno 1981 proclamato dall’ONU Anno Internazionale dell’Handicappato, si presentò l’occasione per promuovere un ampio dibattito sulla disabilità e fare un “bilancio” del cammino compiuto sino ad allora, ma soprattutto per capire come dare sbocco a quella spinta che chiede qualcosa di più.

Una normativa, su tutte, a tutela dei diritti dei disabili

La 104, legge quadro sull’handicap, ha contribuito nell’ultimo decennio ad espandere il campo dei diritti delle persone disabili, ponendo le basi per ulteriori iniziative legislative sia delle regioni sia del Parlamento. Si è così giunti alla legge 68 per il collocamento mirato al lavoro, allo scivolo previdenziale per i disabili gravi, alle agevolazioni per i genitori che lavorano, al «dopo di noi» per coloro che non possono più contare sul sostegno familiare, alle agevolazioni fiscali per i presidi riabilitativi e le automobili adattate per la guida ed il trasporto dei disabili.


Quanti sono i disabili in Italia

Nel nostro Paese, nel 2019, le persone con disabilità, erano 3 milioni e 150 mila, circa il 5,2% della popolazione. La “geografia della disabilità” vede al primo posto le Isolecon una prevalenza del 6,5%,contro il 4,5% del Nordovest. Le Regioni nelle quali il fenomeno è più diffuso sono l’Umbria e la Sardegna, mentre Lombardia e Trentino Alto Adige sono le Regioni con un’incidenza più bassa.

Quali sono le limitazioni funzionali più diffuse

La maggior parte delle tipologie di limitazioni funzionali riguardano il livello di riduzione dell’autonomia personale a provvedere alla cura di sé stessi in quelle che sono le normali attività quotidiane.

Mobilità

Solo il 14,4% delle persone con disabilità si sposta con mezzi pubblici urbanicontro il 25,5% delle persone normodotate. Un dato che dimostra che la libertà di spostamento tra le persone con disabilità è ancora molto limitata. Tra i soggetti di età compresa tra i 15 e i 44 anni, utilizza il trasporto urbano il 26,3% di coloro che soffrono di limitazioni e il 29,6% di coloro che non ne soffrono.
Nel caso dell’utilizzo del treno, si registrano differenze ancora più marcate.

Violenza sulle donne con disabilità

In generale, la violenza fisica o sessuale subita dalle donne raggiunge il 31,5% , ma per le donne con problemi di salute o disabilità la criticità è molto più elevata.
Questa raggiunge infatti il 36% tra coloro che dichiarano di avere una cattiva salute ed il 36,6% fra chi ha limitazioni gravi.

La situazione scolastica degli studenti disabili

Secondo le statistiche Istat, nello scorso anno sono oltre 13 mila in più gli studenti con disabilità che riescono regolarmente a frequentare la scuola rispetto all’anno precedente. Gli alunni presi in carico da circa 176 mila insegnanti di sostegno, di cui il 37% non ha però una formazione specifica.
E nel Mezzogiorno la situazione purtroppo non è migliore, con un rapporto alunno/assistente pari a 5,5, con punte massime in Campania e in Molise.
La presenza di assistenti aumenta nelle regioni del Centro e del Nord (4,4) raggiungendo i livelli più alti nella Provincia Autonoma di Trento, in Lombardia e nelle Marche, con un rapporto che non supera la soglia di 3,1 alunni per assistente.

Gli interventi e le politiche mirate all’inclusione scolastica sono fortemente ostacolate dalla carenza di strumenti tecnologici, la cui dotazione è insufficiente nel 28% delle scuole, diminuendo nel Nord, dove la quota scende al 24%, con una sensibile crescita nel Centro e nel Mezzogiorno, dove sale rispettivamente al 29% ed al 32%.

Un altro aspetto critico riguarda la presenza di barriere architettoniche: solamente una scuola su 3 risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria, con valori superiori alla media nazionale (36% di scuole a norma) nel nord Italia e livelli più bassi, nel Mezzogiorno (27%). Le maggiori difficoltà di accesso sono incontrate degli alunni con disabilità sensoriali. Le opportunità di partecipazione scolastica degli alunni con disabilità sono state limitate a causa della pandemia che ha reso necessaria la didattica a distanza.

Occupazione lavorativa

La principale normativa in ambito di inserimento lavorativo delle persone con disabilità è la  Legge 68/99 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, che ha introdotto l’istituto del collocamento mirato, superando il precedente collocamento obbligatorio. Tuttavia, nonostante questa lungimirante normativa, resta rilevante lo svantaggio nel mercato del lavoro. Nel 2019, infatti, considerando la popolazione tra i 15 e i 64 anni, risulta occupato solo il 32,2% di coloro che soffrono di limitazioni gravi contro il 59,8% delle persone senza limitazioni.

Nuovo Disegno di Legge sulla disabilità

Il testo del recente disegno di legge sulla disabilità mette al centro l’attuazione della Convenzione ONU del 2006, sui diritti delle persone con disabilità, ratificata in Italia dal 2009 che, con i suoi 50 articoli, afferma con forza la necessità che tutti i diritti umani e le libertà fondamentali siano pienamente goduti anche dai disabili, ai quali va sempre garantito il rispetto della dignità. La ratio ad essa sottesa è la rimozione di tutti gli ostacoli, sia ambientali che culturali, alla piena uguaglianza.



A proposito delle recenti audizioni in Commissione Affari Sociali della Camera sul predetto Disegno di Legge Delega al Governo, è doveroso fare alcune riflessioni.
In primo luogo, in riferimento al procedimento di revisione della certificazione di disabilità e invalidità, gran parte dei tecnici intervenuti durante le audizioni parlamentari hanno sollevato una serie di perplessità su aspetti che non  vengono specificati nel testo del Disegno di Legge. Si è, altresì, discusso, di formazione degli operatori sociali, dei progetti personalizzati, della vita indipendente, dei budget di progetto ecc.


In sede di audizioni sono state ricordate le Leggi 162/98, norma che ha aperto alla possibilità di realizzare progetti di vita indipendente, ed alla  328/00 il cui articolo 14 prevede, com’è noto, progetti individuali per le persone con disabilità. Va poi messo in evidenza come in questo passaggio, i caregiver familiari non abbiano affatto avuto voce, essendo stato fatto notare da ultimo, l’inutilità della figura del Garante Nazionale delle persone disabili, che non ha ragion d’essere senza che sia stato ad esso preventivamente destinato un fondo specifico e poteri ben definiti.
Una normativa che non è stata ahimè un’iniziativa del nostro Parlamento, ma che ci è stata praticamente chiesta dall’Europa.

Traiamo le conclusioni

Quella della disabilità è una questione ancora aperta, fatta più di ombre che di luci. Sebbene siano molte le normative che regolamentano i vari aspetti di un problema così vasto, tanto che si stenta a trovare soluzioni concrete, spesso queste restano sulla carta, non trovando mai effettiva applicazione nella vita reale. Capita inoltre sovente che le risorse destinate dalle istituzioni statali, regionali e comunali non bastino a dare una risposta incisiva alle necessità ed alle urgenze del mondo, sempre più emarginato, della non autosufficienza. È necessario stanziare più fondi per finanziare adeguatamente il sistema socio assistenziale e garantire che i colpiti da gravi disabilità possano vivere una vita dignitosa.  C’è ancora tanta strada da fare in tutti gli ambiti, scolastico, lavorativo, sanitario, affinché possa raggiungersi la tanto agoniata inclusione sociale. E non si fa riferimento solamente all’eliminazione delle barriere architettoniche, ancora numerose su tutto il territorio nazionale, quanto a quelle culturali, molto più difficili da abbattere in quanto radicate nel tessuto sociale.