Durante i cinque anni tra un Congresso Nazionale e l’altro, il quale scandisce la vita politica dell’intero paese, il Comitato Centrale del PCC tiene 7 sessioni plenarie, nella cui sesta avviene l’aggiornamento dell’apparato ideologico del partito. Quest’anno, in particolare, è stata approvata una risoluzione storica che celebra i successi del Partito e del governo di Xi Jinping, ipotecando una sua ulteriore conferma ai vertici del Partito-Stato per il quinquennio 2022-2027.

Al 7° Congresso Nazionale del PCC (1945), Mao Zedong disse che tra gli eventi cruciali del Partito Comunista Cinese è il «Sesto plenum a determinare il futuro della Cina». Infatti, la risoluzione storica approvata al Sesto Plenum del 19° Comitato Centrale del PCC, tenutosi tra l’8 e l’11 novembre, illustra i successi dei cento anni del partito e come sarà la Repubblica Popolare Cinese nei prossimi cinque anni e oltre, verso il “risorgimento (o ringiovanimento) della nazione cinese”, elevando Xi Jinping a leader di una nuova era. Solo in due momenti nella storia della PCC c’è stata una risoluzione di tale portata: nel 1945 con Mao Zedong dopo la fine della guerra con il Giappone per stabilire la centralità del Partito-Stato; nel 1981 con Deng Xiaoping per concludere la stagione della leadership unica e condannando gli atti di estremismo politico durante il maoismo. 

Nelle 14 pagine di comunicato, la prima parte ha celebrato i successi del partito che «attraverso una lotta tenace ha saputo non soltanto smantellare il vecchio mondo, ma anche costruirne uno nuovo.» Nella seconda si discute della nuova era con Xi al centro, «il principale innovatore del socialismo con caratteristiche cinesi», colui che ha riportato la Cina alla grandezza internazionale come prima del “secolo di umiliazione”, che «ha dimostrato una grande iniziativa storica, un coraggio politico formidabile, e un profondo senso della missione […] ha risolto questioni difficili che erano da tempo nell’agenda […] e raggiunto dei traguardi storici nella causa del Partito e del paese.»

Literary classics collection of the Communist Party Museum, Beijing. Dall'account twitter @zaikandongxi, Xi Jinping Looking At Things 习近平在看东西, Nov. 12, 2021.
Literary classics collection of the Communist Party Museum, Beijing. Dall’account twitter @zaikandongxi, Xi Jinping Looking At Things 习近平在看东西, Nov. 12, 2021.

Se Mao Zedong ha costruito la RPC, Xi Jinping l’ha resa forte, e i leader nel mezzo l’hanno arricchita. Allo stesso tempo, come per Mao e Deng, la risoluzione ha centrato l’obiettivo di cementare la leadership, e non si prospettano sfidanti verso il terzo mandato di Xi Jinping (2022-2027).

Nonostante la consacrazione di Xi fosse prevista ben prima dell’appuntamento del “conclave rosso”, il paese ha attraversato un periodo di incertezza dovuto alla pandemia. La politica “Covid-zero” ha generato malcontento della popolazione proprio per le chiusure continue di quartieri e città, di cancellazione di eventi e persino di treni in corsa. Di fatto, la convivenza con il virus risulta impossibile e sono molti i cittadini a violare le rigide normative anti-contagio. 

Contemporaneamente alla frustrazione delle politiche di contenimento, si aggiungono le preoccupazioni economiche: dal fallimento del colosso immobiliare Evergrande (o meglio, una implosione controllata) alla crisi energetica, l’aumento dei prezzi, i tagli ai servizi e alle preoccupazioni della classe media spaventata dal pagamento di una tassa sulla casa. Mai come oggi la dirigenza del Partito-Stato risulta prigioniera delle sue analisi e distaccata dalla società civile. 

Ogni sessione plenaria del Comitato Centrale è carica di significato politico, ma il sesto plenum è ancora più teorico degli altri. Nel 1938, Mao inaugurò la filosofia del Marxismo cinese, e nel 1958 la adoperò per promuovere i successi del Grande balzo in avanti. Nel 1945, la risoluzione di Mao purgò l’ideologia di Wang Ming, suo rivale politico, al fine di iscrivere nello statuto del partito il “pensiero di Mao Zedong” (Mao Zedong sixiang, 毛泽东思想) affermando il primato politico dello stesso. Nel 1981, la risoluzione di Deng Xiaoping valutò l’operato di Mao come 70% positivo e 30% negativo, mettendo da parte il radicalismo Rivoluzione Culturale, la concentrazione dei poteri in un’unica carica in favore della collegialità e di quarant’anni di crescita economica, riforme e apertura. 

Sintesi dei temi usualmente affrontati nelle 7 sessioni plenarie dei comitati centrali del PCC. Fonte: Una prospettiva italiana sul 19° congresso nazionale del Partito Comunista Cinese, Giovanni B. Andornino, Orizzonte Cina vol.8 n.5 settembre-ottobre 2017, Torino World Affairs Institute. 

La risoluzione di Xi, invece, è il collegamento con Mao, un segnale di continuità col passato, giacché è il pensiero dei due leader a essere l’inaggirabile punto di riferimento. Nel comunicato, la storia della Cina viene divisa 4 diversi periodi: il periodo della rivoluzione democratica e il periodo della costruzione (Mao); il nuovo periodo di riforme, apertura e modernizzazione socialista (Deng, Jiang Zemin e Hu Jintao); e la nuova era del Socialismo con caratteristiche cinesi (Xi). Mao, quindi, occupa due ere (rivoluzione e costruzione), mentre Deng, Jiang Zemin e Hu Jintao, appartengono all’era della riforma e della modernizzazione, precedendo il rinascimento nazionale guidato da Xi. 

In questa risoluzione non ci sono critiche agli errori del passato (come durante Deng), né vengono menzionati gli eccessi durante il maoismo. È presente, invece, un melting pot ideologico dove tutti sono tenuti insieme, da Mao a Xi. Anziché di revisione o di rottura con la storia, è la dimostrazione concreta della sintesi del pensiero di Xi Jinping: centralità del leader per la stabilizzazione del regime, l’importanza della fede nella missione del partito, allo stesso tempo flessibile a causa dei mutamenti del tempo, combinando marxismo e cultura tradizionale cinese insieme ai pensieri dei suoi 4 predecessori. Si legittima l’eredità politica di Xi facendo riferimento alle parole-chiave “prosperità comune” (la riduzione delle disuguaglianze per favorire la crescita), al “nuovo concetto di sviluppo” (la strategia della doppia circolazione, che predilige i consumi e l’innovazione interna senza chiudersi al mondo) e di “autosufficienza” (o autarchia tecnologica).

Come ha commentato Wang Xiangwei, editorialista del South China Morning Post, se Xi si è preso i meriti dei successi degli ultimi nove anni, si assumerà da solo le responsabilità degli errori futuri. Ci sarà una campagna di indottrinamento per gli oltre 95 milioni di membri del PCC insieme alla cittadinanza tutta, al punto da non scorgere alcun cambiamento nelle politiche dentro e fuori dal paese.