PREMESSA
La periodizzazione della storia è una misura convenzionale usata dagli storici per semplificare a fini didattici gli eventi. Inoltre, questa pratica mira ad assegnare al passato degli elementi funzionali agli scopi del presente.
Il caso più eclatante è la considerazione che il Medioevo sia stato un periodo “buio”. Tuttavia, l’aggettivo è stato attribuito al periodo successivo alla caduta dell’impero romano durante l’Illuminismo, per contrapporre i secoli della guida religiosa a quelli della guida della ragione di cui gli illuministi si facevano portatori.
Oggi analizziamo i temi della periodizzazione da un punto di vista occidentale, chiave di lettura in nostro possesso, ma soprattutto perchè parliamo ad un lettore di quest’area. Tuttavia, non possiamo omettere che la percezione storica e la periodizzazione siano considerate diversamente e con altri paradigmi in altre zone del globo.
LA PERCEZIONE DELLA REALTA’
L’uomo che vive la contemporaneità non è portato a seguire le tendenze della periodizzazione storica accademica. Infatti, i fenomeni che categorizzano un periodo storico sono vari a seconda della lente di indagine – ad esempio, politica, economica, sociale. Solo quando questi fenomeni convergono e apportano dei cambiamenti consentono di poter dichiarare il passaggio epocale.
In questi frangenti i sentimenti più provati sono l’ansia per l’ignoto e la paura per la perdita di riferimenti. Studiando il passato però possiamo notare delle tendenze che la società, oggetto del divenire storico, anticipa rispetto agli eventi e ciò che gli storici chiamano “spartiacque” non sono altro che manifestazioni eclatanti.
UN CASO ECONOMICO
Per quasi cinque secoli la storia ha considerato la caduta di Costantinopoli e il viaggio di Colombo attraverso l’Atlantico degli eventi caratterizzanti la cosiddetta età moderna. Per i contemporanei, soprattutto l’approdo nel Nuovo Mondo, aveva accelerato la tendenza delle monarchie atlantiche ad aggirare il blocco del commercio mediterraneo verso l’oriente. Il tentativo di limitare la mediazione dell’impero ottomano e dei mercanti veneziani e genovesi aprì di fatto le porte al colonialismo europeo.
UN CASO SOCIALE
Il caffè1 è considerata una bevanda comune, usata soprattutto a fini sociali. Eppure all’inizio questa tendenza venne osteggiata. L’inizio della sua diffusione avvenne nell’alveo dell’Impero ottomano, quando i fedeli si incontravano nei locali invece di recarsi in moschea. Ciò iniziò a preoccupare le autorità che iniziarono a vietare l’utilizzo della bevanda, ma ciò durò poco.
LA DIFFUSIONE IN EUROPA
Quando la bevanda varco i confini ottomani, alcuni europei la vedevano come un pericolo per le industrie esistenti come il latte, vino e la birra. Altri vedevano un strumento maligno che avrebbe potuto corrompere i buoni cristiani.
In Europa, la storia del caffè intreccia quella religiosa, ma soprattutto quella industriale. Sia i Paesi cattolici che protestanti iniziarono a trovare anche controindicazioni alla bevanda, fino ad arrivare ai primi divieti imposti in Svezia. Anzi per verificarne la “tossicità” re Gustavo III propose un esperimento utilizzando due gemelli: uno avrebbe bevuto caffè l’altro il tè; né il re né i suoi medici sopravvissero per verificarne i risultati. Mentre i due gemelli vissero a lungo!
Se da un lato, le autorità continentali osteggiavano la bevanda anche per motivi ideologici, dall’altro, la società iniziava ad apprezzarne i benefici. La storia del lungo percorso dell’accettazione del caffè dalla metà del XVI secolo alla prima istituzione dei locali adibiti al consumo è stata lunga, ma ha messo in luce come una tendenza sociale limitata possa superare paure e percezione del rischio e affermarne benefici sia economici che sociali.
Le dinamiche del caso del caffè rientrano nel dibattito contemporaneo della legalizzazione delle sostanze stupefacenti a cui The Pitch ha già dedicato un dossier.
IL CASO POLITICO
Il mondo della cosiddetta belle époque era ammantato dal positivismo, dalla speranza che la società e l’umanità viaggiasse verso un progresso inarrestabile, frutto della crescita tecnologica.
Sembrava che gli Imperi europei dovessero dominare il mondo in eterno e restare in pace tra di loro, ma a livello politico quegli anni iniziarono ad arrivare avvisaglie di cambiamenti e di rivolgimenti sociali. Gli imperi di Russia, ottomano e austro-ungarico vissero l’ultimo scorcio di XIX secolo e primi anni del XX attraversati da stravolgimenti politici che la Grande Guerra trasformerà in nuovi contesti politico-statuali. Eppure nessuno poteva pensare che a seguito di un colpo di rivoltella secolari imperi potessero scomparire.
Il dualismo anglo-tedesco in campo economico portò ad uno scontro logorante che pose fine all’impero tedesco.
La storia non è già scritta e non si ripete, ma attraverso le sue trame si possono trovare o individuare delle dinamiche che aiutano a comprendere l’immediato, in quanto l’attore principale non è altro che un “nano sulle spalle dei giganti”.
(1) Mark Pendergrast, Uncommon Grounds: The History of Coffee and How It Transformed Our World