La società prova ogni giorno ad inculcarci un’idea di giusto e sbagliato racchiusa in un avvolgente abbraccio. Ecco invece che alcune personalità illuminate e coraggiose, decidono di innovare, essere contro corrente, farsi guidare dall’istinto. E, con esiti più o meno positivi, fare la Storia. Ma quanto costa davvero, vivere, essere sotto il riflettore del mondo, regnare, creare ed essere se stessi, facendo quello che gli altri non si aspettano? Guardando alla vita di Elisabetta I Tudor, la regina vergine che per tutta la vita rifiutò di sposarsi e Regnò in totale autonomia, proviamo a capire come una donna potesse Regnare alla corte inglese senza un uomo al suo fianco.
Un’infanzia in pericolo
Elisabetta nacque il 7 Settembre del 1533, figlia dell’amore contrastato tra Anna Bolena e Re Enrico VIII Tudor che sarebbe finito con la morte della madre di Elisabetta per decisione del padre, nel 1536. Da quel momento per Gloriana, un nome con cui Elisabetta era conosciuta, iniziò un’esistenza fatta di sotterfugi e timore.
Diverse volte infatti, dovette fare i conti con un tangibile pericolo di morte: prima per mano del padre che, una volta caduta in disgrazia Anna Bolena e nato il principino Edoardo dalla terza moglie, iniziò a considerare le sue due figlie come intruse usurpatrici; poi per mano proprio della sorellastra Maria, che a seguito del regime di cattolicesimo estremo imposto, vedeva nella protestante Elisabetta una minaccia tangibile.
La ragazza passò i suoi anni più giovani immersa nello studio, cercando la perenne approvazione del padre, per lei esempio di grande determinazione e autorità. Molti storici dell’epoca concordano sul fatto che Elisabetta dimostrasse molti più anni della sua età, in senso psicologico e morale: amava lo studio e si impegnava in molteplici discipline. Non esitava a fare domande ed era estremamente sicura delle sue idee.
Parenti serpenti
Elisabetta dovette a malincuore accettare le regole della sorellastra Maria, fervente cattolica e figlia del primo matrimonio di Enrico VIII. Maria salì al trono dopo la morte de fratellastro Edoardo VI, e iniziò la sua politica di sangue a sfavore del protestanti. Elisabetta tremava, gli Spagnoli la volevano morta e la Regina tentennava, combattuta tra il desiderio di compiacere il marito, che la ignorava per gran parte del tempo, e il senso del dovere nei confronti della sorellastra con cui dopotutto, condivideva il padre. Il documento che confermava l’esecuzione di Elisabetta non fu mai firmato da Maria, anche se la prima passò diverso tempo imprigionata nella infausta Torre di Londra. Lo stesso luogo che aveva visto sua madre Anna Bolena pregare per la sua anima prima della morte.
Dopo due mesi di prigionia Elisabetta tornò a corte, dato che si pensava che Maria fosse incinta, e Filippo, calcolando un cospicuo tornaconto sulla corona, acconsentì. Se infatti Maria fosse morta di parto, quest’ultimo avrebbe favorito che la Corona inglese passasse immediatamente ad Elisabetta, invece che a Maria di Scozia, alleata dei francesi, suoi acerrimi nemici in quel periodo.
Elisabetta si fece furba: poteva finalmente tornare a corte, era di nuovo accettata e non era disposta a tornare nella Torre. Si finse quindi cattolica, con un’abile capacità recitativa che solo chi aveva rischiato la vita tante volte quanto lei poteva sostenere. Maria morì di cancro nel 1558 ed Elisabetta si fece trovare pronta.
Girl power
Elisabetta salì finalmente al trono. Con buonapace dei sudditi, cambiò nuovamente la religione di Stato: ora tutti dovevano essere protestanti. Elisabetta aveva conquistato la corona con pazienza e calma, ma la rosa dei suoi nemici non aveva perso neanche un petalo. Non intendeva comunque indietreggiare di un passo: aveva ereditato la costanza e l’abile capacità strategica di sua madre, ed era determinata a governare secondo le sue regole.
Sopravvisse anche al vaiolo, ma ormai il bisogno di un matrimonio reale era palese. Non si poteva più aspettare.
I pretendenti erano molti e più volte Elisabetta sarebbe stata sul punto di sceglierne uno…ma no, nessuno fu mai tanto capace da diventare suo marito. E come più volte disse lei, era sposata con l’Inghilterra e quella unione non poteva diventare troppo affollata. Elisabetta restava la Regina vergine.
Elisabetta rifiutò illustri, innumerevoli pretendenti, evitando con una certa abilità tutte le macchinazioni dei suoi consiglieri. Il Duca di Anjou sembrava un ottimo partito, così come il fratello minore di quest’ultimo, ma Elisabetta non si diede mai abbastanza da fare per portare a termine i progetti matrimoniali. Divenne un’esperta nel prendere tempo.
Sincere opinioni
I fatti erano chiari, la Regina non voleva sposarsi: forse temeva la sorte toccata alla madre che pur estremamente sveglia, si era fatta imprigionare e decapitare dal marito a fronte di false accuse di tradimento. Vi era anche un importante rischio di morire di parto, di farsi ripudiare, di non dare alla luce eredi maschi. Ricordava ancora poi, il trattamento ricevuto dalla sorellastra Maria da parte di Filippo II di Spagna: lui l’aveva ignorata, tradita con altre donne, irrisa e non da ultimo se ne era andato a zonzo per l’Europa con varie scuse pur di non giacere con lei. Una sorta di ghosting d’avanguardia che aveva lasciato Maria sola e tremendamente depressa.
Non sposandosi e restando una Regina vergine, Elisabetta evitava innumerevoli problemi. Le molestie sessuali ricevute quando era solo una ragazzina dall’uomo che la vedova di suo padre aveva sposato le avevano fatto capire che il legame di un marito e una moglie poco aveva a che fare con l’affetto. Perché quindi darsi così da fare quando poteva benissimo regnare da sola senza sottostare ai capricci sessuali di un uomo che l’avrebbe dominata fino alla morte?
Timore regale
Parliamoci chiaro, Elisabetta I non era una di quelle eroine impavide, che non hanno paura di niente e sembrano sapere già cosa fare. Temeva di invecchiare, temeva la solitudine e temeva la morte.
Elisabetta era la Regina vergine, ma non votò neanche la sua vita alla castità, come si tramanda, in un’estrema reverenza verso la sua Nazione. Trovava spesso conforto nelle fredde notti inglesi tra le braccia di Robert Dudley, sposato e poco raccomandabile, un bad boy in piena regola. La loro storia tra alti e bassi durò una vita intera, e ci ricorda molto alcune romantiche vicissitudini che abbiamo imparato a conoscere grazie a serie TV e romanzi rosa.
Non prese bene il passare del tempo: pesantemente truccata con sostanze poco salutari (una di queste, il ceruso veneziano, la porterà alla morte). Non riuscì sempre ad essere lucida nelle decisioni che riguardavano la cugina, Maria Stuarda, mettendo a repentaglio la sicurezza del Paese e la sua.
Il suo ego, che lei stessa contribuiva a nutrire con grandi celebrazioni della sua persona, era ciò che la teneva in vita. Si convinse di essere pressoché immortale e fu un duro colpo invecchiare: cadde in depressione, una malattia che erroneamente attribuiamo solo al nostro secolo.
La decisione finale
Elisabetta I decise anche quando morire.
Così come aveva condotto la sua intera vita senza seguire ciò che la sua corte le imponeva di fare, a quasi settant’anni si congedò dal mondo. Non prima però di aver passato quasi due giorni senza mai toccare il letto. Pensava che quelle lenzuola avrebbero significato essere giunta alla fine e si prese del tempo per abituarsi all’idea di lasciare la vita. Malata e stanca, il viso segnato pesantemente dal trucco crepato, i capelli ramati radi e crespi che aveva sempre tenuto sotto pesanti parrucche.
Sconfitta dalla stanchezza si distese sul pavimento e lì restò finché le fu possibile. Poi, accompagnata dalle sue dame più fidate e dai medici, si avviò al giaciglio mormorando “Chiamatemi un prete: ho deciso che devo morire”.
Non dovette mai avere a che fare con le meccaniche di corte più fastidiose, come quelle che la volevano incinta e preda di un marito, come successe alla sorellastra. Non si piegò mai al volere di uomini vicini a lei, che le imponevano il giogo del matrimonio solo per poterla comandare al meglio. Fiera di non essere stata tradita, di essere stata libera. Fiera di essere la madre della Golden Age, e di doverlo solo a se stessa. Questa fu Elisabetta: la Regina Vergine.