Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo dell’approvazione da parte della Camera del finanziamento della Guardia costiera libica.
Si è tornati a parlare negli scorsi giorni dei rapporti tra Italia e Libia. La ragione è che la Camera dei deputati ha approvato il rifinanziamento dei fondi destinati all’addestramento, da parte delle forze dell’ordine italiane, della cosiddetta Guardia costiera libica. Di cosa si tratta? È un corpo armato che si occupa di sorvegliare le coste del Paese nordafricano con l’obiettivo di arginare l’immigrazione irregolare. Il punto critico è che questa mansione viene svolta con violenza e abusi.
A favore del rifinanziamento ha votato la maggioranza della Camera (salvo tre contrari e due astenuti). Prima della votazione, però, è stata bocciata una risoluzione presentata da trenta deputate e deputati (M5s, LEU, PD e +Europa) che proponeva la conclusione della missione. Il finanziamento della Guardia costiera libica, infatti, viene considerato da più parti come lesivo della dignità umana, sulla base di numerosi episodi di torture e abusi. Nonostante ciò solo quaranta deputati e deputate hanno votato per la risoluzione, contro un totale di 376.
Il Sole 24 Ore dà la notizia a partire da un titolo estremamente sintetico che rischia di essere ambiguo: «Missioni all’estero, Camera approva risoluzione maggioranza e respinge quella contro sostegno Guardia libica». Nell’incipit dell’articolo la situazione è subito chiarita. Inoltre viene spiegato che l’azione della Camera è più complessa della semplice approvazione dei finanziamenti al corpo armato che sorveglia le coste nordafricane. L’aula infatti, ha approvato di impegnarsi a «verificare la possibilità che dalla prossima programmazione vi siano le condizioni per superare la cooperazione con la Guardia costiera libica, trasferendola alla missione Ue Irini».
L’obiettivo è quindi il coinvolgimento dell’Unione Europea nella gestione e nell’accoglienza dei flussi migratori o, detto con i toni colori del Sole 24 Ore, far sì che l’UE «entri nella “partita” dell’addestramento del corpo libico». Di ciò si è fatto portavoce, in particolare, il PD che ha richiesto un emendamento sul testo poi divenuto definitivo.
La testata pone inoltre l’accento sulla divergenza di opinioni all’interno della sinistra italiana, riportando le affermazioni delle deputate Quartapelle, Boldrini e Fratoianni e ritraendo così un quadro molto variegato e poco coeso. L’articolo si conclude con le ipotesi del parlamentare Guerini, che delinea una serie di possibili e future operazioni militari italiane in Medio Oriente.
Domani, invece, si fa scrupoloso portavoce delle fonti, scegliendo come immagini di accompagnamento dell’articolo i tabelloni della Camera, che riportano i voti per il finanziamento della Guardia costiera libica e per la risoluzione non andata a buon fine. Cita la somma stanziata tramite questa decisione, 10,5 milioni, e si concentra poi sul consenso e sul dissenso generato dalla discussione.
La porzione a favore del rinnovo dei finanziamenti è indubbiamente ampia, ma alcuni parlamentari si sono opposti con decisione. Domani cita il deputato Palazzotto e ne riporta un post, in cui è presente anche il video del suo intervento. L’argomentazione principale di chi si è opposto al mantenimento degli accordi con la Guardia costiera libica è riportata in una nota congiunta, co in calce una trentina di firme: «Continuare a sostenere direttamente e indirettamente la deportazione di uomini donne e bambini nei centri di detenzione in Libia facendo finta che questa realtà non esista configura nei fatti una violazione delle Convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani».
Anche Il Foglio pone l’accento sulla situazione dei partiti di sinistra. Il titolo infatti recita «Scontro a sinistra sul rifinanziamento della guardia costiera libica». Viene citato un passo dell’emendamento proposto dal PD e poi approvato (quello che richiede la connessione con l’UE), ma si sottolinea subito come gran parte di quell’ala politica non ritenga questa revisione abbastanza efficace. L’articolo si chiude con le parole della deputata Pini: «l’emendamento del Pd sembra voler dire che il problema non sono i guardiacoste libici ma il nostro tipo di addestramento, cosa che ovviamente non è». Un’affermazione in linea con quella inserita subito dopo, pronunciata dal parlamentare Palazzotto e che cita Il Gattopardo: «Si cambia tutto per non cambiare niente».
Infine Il Post fa un resoconto preciso della trafila che ha portato all’approvazione da parte della Camera del finanziamento alla Guardia costiera libica. L’elemento di novità rispetto alle altre testate è una breve considerazione sui fondi predisposti per le missioni di addestramento indirizzate a questa zona del Nordafrica. «Dal 2017 a oggi l’Italia ha stanziato 22,1 milioni di euro […]. Nella relazione per il 2021 il governo prevede di spendere per lo stesso scopo 10,5 milioni di euro, la cifra più alta mai stanziata». Un dato che rivela la prospettiva con cui l’Italia osserva i flussi migratori.
In conclusione si vede che nella narrazione della vicenda l’attenzione viene concentrata quasi unicamente sulla politica italiana, tralasciando le relazioni internazionali. Questa scelta comunicativa lascia indubbiamente scoperte le conseguenze relative alle persone migranti colpite dalla Guardia costiera libica e dalla politica italiana. Si citano gli abusi e le torture messe in atto, ma si dà loro poco spazio. D’altra parte si tratta di una narrazione che scopre lo stato del dibattito in Italia sull’immigrazione irregolare e sui rapporti con la Libia. Racconta poco del flusso migratorio, ma molto di come viene percepito nel nostro Paese.