Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo di un matrimonio indiano svoltosi in modo inaspettato: Surbhi è morta durante la celebrazione dell’unione con Mangesh Kumar ed è stata sostituita dalla sorella Nisha.
Che cos’è successo? A Samaspura, nell’Uttar Pradesh, pochi giorni fa era in corso la celebrazione del matrimonio tra Surbhi e Mangesh. La donna però ha avuto un malore (probabilmente una crisi cardiaca) durante lo scambio delle ghirlande, un momento importante del rito indù. Il medico chiamato per rianimarla ne ha confermato subito il decesso e le famiglie, dopo essersi consultate, hanno deciso di dare il suo posto alla sorella minore Nisha, che ha quindi sposato Mangesh il giorno stesso. La notizia è stata riportata il 29 maggio sul Times of India. Viene poi ripresa il 2 giugno dai giornali internazionali, tra cui il Daily Mail (spesso citato dalle testate italiane), e così giunge anche all’attenzione dei nostri quotidiani, che la diffondono il giorno successivo.
Come si nota già da questo breve riassunto, su tutte le testate, del marito vengono indicati nome e cognome (Mangesh Kumar), mentre della promessa sposa e dell’attuale moglie solo il nome (Surbhi e Nisha). Quando le notizie comprendono degli eventi tragici, spesso accade che il cognome delle persone coinvolte venga omesso per evitare di renderle riconoscibili e proteggere quindi la loro identità. In questo caso, però, il nome completo è riportato solo per l’uomo, non tutelando pienamente i protagonisti della vicenda e mettendo in pratica un’asimmetria basata sul genere.
Oltre a ciò, i quotidiani italiani hanno diffuso la notizia in modo significativo. Innanzitutto Il Corriere della Sera colloca il matrimonio a Etawah City, nonostante si sia svolto a Samaspura. Inoltre i fatti vengono accompagnati da un forte giudizio. Si legge infatti: «I parenti hanno ammesso che è stata una “scelta difficile” da prendere. Non troppo, se hanno permesso senza battere ciglio di sostituire una sorella con l’altra».
Il commento della testata è netto e pervasivo, disseminato lungo tutto il testo. Viene scritto che «E per quanto affranti, nessuno ha obiettato che nella stanza accanto a quella dove si stava celebrando il matrimonio indù giacesse senza vita la prima sposa», definendo la scelta della famiglia «rapida e cinica». L’articolo si conclude infine con un ulteriore giudizio, espresso con una paratassi che ne evidenzia la forza: «difficile credere che nessuno si sia opposto a questa soluzione disumana. Poco importa che la soluzione fosse prevista dalla tradizione. Quel matrimonio non si doveva fare. Punto».
Anche La Stampa ambienta il matrimonio in una città diversa da quella originale, a New Delhi. L’articolo però pone in evidenza il fatto che l’antica tradizione locale prevede il matrimonio con la sorella della sposa se questa muore, mostrando come il fatto narrato faccia parte di un sistema culturale e sociale più ampio. Il resto del testo dà spazio alle urla della madre (senza citarne il nome), addolorata per la morte di Surbhi, e alle reazioni negative comparse sui social una volta diffusa la notizia. Questi elementi, centrali anche nella narrazione di Fanpage.it, sono scelti appositamente per catturare l’attenzione di chi legge e colpirne la sfera emotiva.
Il Messaggero, infine, apre l’articolo con un riferimento al Covid e alla ripresa dei matrimoni con l’allentamento delle misure. La testata cerca poi di dare la notizia nel modo più neutro possibile, virando però a volte verso alcune semplificazioni. È il caso infatti della descrizione dell’abito di Nisha, che ha sostituito Surbhi «anche se non indossava il sari rosso scarlatto e le collane d’oro», o della conclusione, in cui si dice che non è il primo matrimonio «a finire in modo bizzarro in India», una forte riduzione della complessità del fatto avvenuto a Samaspura.
In conclusione, quando ci si trova davanti a notizie di questo tipo, le strategie comunicative adottate sono solitamente due. Da un lato c’è una spettacolarizzazione della notizia, una messa in evidenza di alcuni dettagli – come le urla della madre di Surbhi – che mirano a sollecitare la risposta emotiva di chi legge. Dall’altro viene scelto il giudizio, che risulta problematico perché trasmette al pubblico non i fatti narrati nel modo più attinente possibile alla realtà, ma un’opinione su di essi. Il compito dei giornali, però, è dare informazioni complete e neutre, non intrise di giudizio, perché in questo caso possono risultare parziali e manchevoli.