Nella vicenda che segue l’8 settembre non tutte le unità del Regio Esercito si dissolsero. In molti casi, soprattutto all’estero (isole ioniche, Balcani, Corsica), i soldati italiani reagirono seguendo le linee tracciate dall’armistizio. Nella Madre Patria vennero adottate misure per riconfigurare le forze rimaste nel territorio metropolitano. Le autorità Alleate consentirono la creazione  del 1° Raggruppamento Motorizzato, in seguito il “Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.)” della forza di un Corpo d’Armata, che combatté con valore risalendo la penisola sino alla Linea Gotica.

Già dall’ottobre 1943, unità ausiliarie italiane entrarono in linea a sostegno dei servizi logistici anglo-americani. Queste unità vennero subito equipaggiate e addestrate da quadri britannici.

Al comando dell’Esercito cobelligerante fu scelto, per la sua fede monarchica, il Maresciallo d’Italia Giovanni Messe, catturato durante le operazioni in Tunisia dagli inglesi.

CAPTURED ITALIAN COMMANDER-IN-CHIEF ARRIVES IN BRITAIN. (CH 9685) Original wartime caption: For story see CH.9683 Left to right – Officer of the escort; Marshall Messe; Colonel Richardson and the Commandant of the prisoner of war camp. [See M.o I. Handout No.35 dated 17.5.43]. Copyright: © IWM. Original Source: http://www.iwm.org.uk/collections/item/object/205449420

IN PRINCIPIO FU IL RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

Anche se, da subito, le unità dislocate in Puglia, Lucania e Calabria combatterono con determinazione contro i Tedeschi, gli Alleati non consentirono un ulteriore impiego.

Il governo voluto dal re trattò al fine di ottenere un ruolo nella lotta per la liberazione della Penisola, sperando di ottenere una posizione migliore alle trattative per la pace. Questa mossa era in linea con la tradizionale politica estera di casa Savoia assimilata dall’Italia.

Il 26 settembre si riuscì così a formare il 1° Raggruppamento Motorizzato. Si trattava di una Brigata su quattro battaglioni di Fanteria (due del 67° reggimento Fanteria, il 51° battaglione Bersaglieri Allievi Ufficiali, il 5° battaglione Controcarri), quattro gruppi di Artiglieria e vari supporti. Fu però possibile inviare il Raggruppamento in linea soltanto il 7 dicembre, dopo che gli Americani e, soprattutto, i Britannici ne constatarono il potenziale. Sul fronte di Cassino, l’altura scabra e rocciosa di Monte Lungo doveva essere l’obiettivo del primo sbalzo offensivo. Nonostante lo slancio iniziale, l’8 dicembre, non fu possibile conquistarne la cima, anche per la mancata copertura del fianco sinistro da parte degli Americani. Le perdite furono sensibili: 84 morti, 121 feriti e 141 dispersi. L’attacco fu reiterato il 16: questa volta riuscì e con perdite assai minori. Il Raggruppamento fu poi ritirato dalla linea.

La sosta nelle retrovie, però, in un ambiente inadatto, se non ostile, non giovò al morale, cosicché, fu necessario procedere ad alcuni cambiamenti nel comando e nella composizione, prima del ritorno in linea, nel febbraio 1944, sugli Appennini, nel settore del massiccio del Meta e delle Mainarde.

La nuova composizione del Raggruppamento Motorizzato era la seguente: 68° reggimento Fanteria, 4° reggimento Bersaglieri, 51° battaglione Bersaglieri, battaglione Alpini “Piemonte”, 183° reparto Paracadutisti “Nembo” (proveniente dalla Calabria), IX reparto d’Assalto, 11° reggimentoArtiglieria, 51° battaglione Genio. Il nuovo teatro operativo, situato nel cuore degli Appennini, permise ben presto agli Alpini del battaglione “Piemonte” di distinguersi. Il 31 marzo, con un’azione di sorpresa, le penne nere s’impossessarono della sommità del Monte Marrone, una cima di notevole importanza tattica, e il 10 aprile respinsero un contrattacco tedesco sferrato con estrema decisione.

IL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE

Il 18 aprile venne formato il CIL (Corpo italiano di liberazione) che sostituì il Raggruppamento, andando ad incrementare le forze.

Dopo la liberazione di Roma il CIL venne impiegato nella risalita verso la linea Gotica sul versante adriatico in supporto al Korpus polacco. Nella fase iniziale, vennero liberate Chieti, L’Aquila, Teramo e Ascoli Piceno, i cui abitanti furono entusiasti nello scoprire la nazionalità dei loro liberatori.

I polacchi, intanto, erano stati bloccati davanti ad Ancona e venne quindi chiesto al C.I.L. di spostarsi più verso l’interno per facilitarne l’investimento della città. Fondamentale e per la riuscita della nuova operazione era il possesso di Filottrano, situata in posizione dominante. Tra luglio e agosto a costo di numerose perdite, il CIL contribuì a liberare Cingoli, Jesi, Corinaldo. Degne di nota furono le azioni per superare i fiumi Misa e il Cesano. Le ultime azioni prima dello scioglimento furono in supporto del V Corpo d’Armata Britannico durante le operazioni in terre umbre. 

A seguito dello scioglimento del CIL, le truppe italiane confluirono nei Gruppi di Combattimento.  

I GRUPPI DI COMBATTIMENTO

Il Gruppo di combattimento “Legnano” aveva un area di responsabilità di 9 km sulla linea sulla linea Poggio Scanno-Monte Armato. All’alba del 10 aprile, in esecuzione di un piano inteso a disorientare l’avversario sui tempi e sulle direttrici della ormai imminente avanzata generale, una compagnia e un plotone del IX reparto d’Assalto tentarono un colpo di mano contro le posizioni avanzate nemiche. Il giorno 16, il “Legnano” mosse con obiettivo Bologna. Il 20 aprile venne espugnato  il sistema difensivo di Poggio Scanno liberando così la strada verso Bologna, che venne liberata il giorno seguente. 

Gruppo di combattimento Legnano

Il Gruppo di combattimento “Cremona” nel gennaio 1945 venne inquadrato nel 1° Corpo canadese. Il tratto di fronte affidato alla Grande Unità italiana si estendeva dalla ferrovia Alfonsine-Ravenna al mare. Gli ordini degli alleati furono, per i primi mesi, quelli di esercitare una resistenza passiva.

A fine febbraio, il “Cremona”, che temporaneamente inquadrò la 28a Brigata Garibaldi “Mario Gordini”, passò alle dipendenze del 5° Corpo britannico. Il 2 marzo, l’unità italiana mosse all’attacco con due battaglioni nel saliente nemico dal Passo di Primaro all’Adriatico. Dal 10 al 13 aprile, il “Cremona” prese parte all’operazione dal nome in codice “Sonia”. L’azione italiana contribuì alla rottura della linea del Senio e al forzamento del Santerno. Dopo duri combattimenti furono liberate Fusignano e Alfonsine. La via di Ferrara era aperta. Il Gruppo di Combattimento venne poi schierato fra la 56a Divisione britannica e la Brigata “Mario Gordini” e unità di commandos britannici, col compito di conquistare Ariano Polesine. L’avanzata del Gruppo non ebbe soste. Fu liberata Adria, venne forzato il ponte di Cavarzere. Infine, tra l’entusiasmo della popolazione, fu raggiunta Venezia. 

Gruppo di combattimento Cremona

Il Gruppo di combattimento “Friuli” l’otto febbraio 1945 fu schierato in linea nel settore di Brisighella, sostituendo la Divisione polacca “Kresowa”, che era inquadrata nell’8a Armata britannica. Alla fine di marzo, il Generale Hawkesworth, comandante del X Corpo britannico, ordinò al “Friuli” di costituire una testa di ponte oltre il Senio fra Poggio e Cuffiano. L’azione, fallita il 10 aprile per la violenta reazione del nemico, venne ripetuta con successo l’indomani. Il Gruppo avanzò, quindi, verso il Santerno, concorrendo indirettamente alla liberazione di Imola da parte di truppe polacche. Il 16 aprile, i fanti del “Friuli”, nonostante la ferma e tenace resistenza avversaria, oltrepassarono il Sillaro, costituendo, oltre quel corso d’acqua, una testa di ponte che i Tedeschi tentarono vanamente di eliminare. Varcato l’Idice, i reparti del “Friuli” puntarono su Bologna, raggiunta il 21 aprile.

Gruppo di combattimento Friuli

Il Gruppo di Combattimento “Folgore” posto alle dipendenze del XIII Corpo britannico, venne schierato sulle posizioni fra il Senio e il Santerno nella notte del 1° marzo 1945. Nel mese di marzo, si ebbe una intensa attività di pattuglie da entrambi gli schieramenti. I paracadutisti, per saggiare la capacità di reazione del nemico, assalirono di sorpresa alcune posizioni, che i tedeschi difesero tenacemente. Il 10 aprile, l’intero fronte alleato era in movimento. Nuclei esploranti del “Folgore” accertarono che il nemico si accingeva a sgomberare Tossignano, occupata il giorno seguente. Il 14, dopo aspri combattimenti, gli uomini del “Cremona” conquistarono ulteriori posizioni, allargando la breccia nel dispositivo difensivo avversario. Il 19 aprile, i paracadutisti italiani espugnarono il caposaldo tedesco di Grizzano. Bologna era ormai vicina, ma un ordine superiore indirizzò il Gruppo in altra zona.

Nel quadro dell’attacco finale alleato alla Linea Gotica, 19 aprile, 1945, gli alleati prepararono un’azione speciale, denominata Herring, a cui partecipò anche il 1° Reparto speciale autonomo, una unità aviotrasportata con compiti di azione di disturbo dietro le linee nemiche. 

Un quinto Gruppo, il “Piceno”, diventò in “Centro Addestramento Complementi” e provvide al ripianamento delle perdite subite dai gruppi schierati in prima linea. Un sesto Gruppo di Combattimento, il “Mantova”, già costituito, addestrato e completo di organici, non fece in tempo a prendere parte ai combattimenti del 1945 a causa della cessazione delle ostilità.

Gruppo di combattimento Piceno

Completano il quadro dei militari italiani impegnati nella guerra contro i tedeschi le unità costituite all’interno della compagine partigiana.

Il Comando Supremo emanò, il 10 dicembre 1943, delle “Direttive per l’organizzazione e la condotta della guerriglia” nel tentativo di dirigere la guerra partigiana, sostenendola con aviolanci di armi, materiali e uomini.

Le formazioni composte e dirette da militari, attive soprattutto in Piemonte e Italia centrale, svolgevano attività rivolte soprattutto al sabotaggio e alla raccolta di informazioni. L’apporto militare si evidenziò anche nella gestione del  Corpo Volontari della Libertà, che a partire dall’agosto 1944 fu comandato dal Generale Raffaele Cadorna Jr. 

Diversa fu la sorte di quei soldati che erano all’estero dopo l’armistizio, molti di loro furono catturati e portati in campi di prigionia, si tratta degli Internati Militari Italiani.

I gruppi di combattimento costituirono l’impalcatura del nuovo Esercito Italiano.

Riferimenti:

L’Esercito italiano dall’armistizio alla guerra di Liberazione, SME, 2ed.