Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo dell’impegno di Chiara Ferragni e Fedez su temi sociali, della reazione dei media e dello stato del dibattito in Italia.
Negli scorsi giorni, infatti, la coppia più celebre del Paese si è espressa a proposito di due argomenti scottanti: la gestione della campagna vaccinale e la mancata calendarizzazione del DDL Zan. Il loro impegno verso il sociale è noto almeno fin dallo scorso anno, con la raccolta fondi in favore dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Recentemente, però, si sono espressi sui loro profili, in particolare su Instagram, per parlare di attualità. Chiara Ferragni ha raccontato in alcune stories e soprattutto in un post la sua opinione relativa alla campagna vaccinale, compresa la convocazione della novantenne Luciana Violini, nonna di Fedez, solo dopo la presa di posizione in pubblico da parte della coppia.
Pochi giorni dopo il cantante si è espresso a proposito della mancata calendarizzazione del DDL Zan e, in particolare, delle obiezioni mosse al disegno di legge dal senatore Simone Pillon. Dopo questo intervento, si è tenuta anche una diretta Instagram sul profilo di Fedez, in cui il deputato Alessandro Zan ha spiegato e smentito le critiche al DDL. Al termine del confronto, la coppia ha incoraggiato il suo pubblico a firmare la petizione di Dà voce al Rispetto per sollecitare la calendarizzazione del DDL, che ha già raggiunto più di 300 mila persone.
Come hanno reagito i media al ritorno di Chiara Ferragni e Fedez su temi cruciali in questo momento storico? Gli interventi social della coppia sono stati seguiti e ricondivisi da un pubblico molto nutrito e anche i giornali nazionali ne hanno parlato.
Partiamo da La Repubblica, che apre il suo articolo riportando le aspre critiche di Chiara Ferragni sulla gestione dei vaccini. L’attenzione della testata si concentra soprattutto sul malfunzionamento del portale Aria, poi sostituito con Poste, e fa notare un’imprecisione dell’imprenditrice digitale: i dirigenti della società non sono stati licenziati, ma si sono dimessi. Viene inoltre riportata la risposta dell’ATS milanese: Luciana Violini ha omesso il comune di residenza nella compilazione dell’adesione e nessuno le ha chiesto se fosse la nonna di Fedez. Il cantante sottolinea però sul suo profilo social che il comune di residenza va necessariamente inserito nel portale per procedere con la richiesta.
L’articolo si chiude spostando il focus sui membri della politica italiana che hanno a loro volta contestato la gestione della campagna vaccinale: la vicepresidente della Regione Lombardia Letizia Moratti e il leader della Lega Matteo Salvini. Si tratta di una strategia comunicativa per convalidare le critiche di Chiara Ferragni. La stessa struttura viene usata anche nell’articolo in cui si racconta l’intervento di Fedez a favore del DDL Zan. Dopo aver sostenuto che il cantante «ha attaccato il leghista Simone Pillon», seppur attraverso toni pacati, il testo riporta le opinioni del segretario del PD Enrico Letta e dei deputati Michele Bordo e Alessandro Zan.
La Stampa, invece, a proposito della presa di posizione del cantante scrive: «L’alleanza tra musica e politica porta i diritti civili sui social. […] È un Pride online». Così viene descritta la diretta da un’ora con il deputato Alessandro Zan, che ha raggiunto oltre i tre milioni di visualizzazioni. La testata riporta poi alcuni nomi presenti nel pubblico, tra cui l’avvocata e attivista Cathy La Torre e la cantante Paola Turci, per mostrarne l’estensione e la stratificazione. Si citano inoltre le obiezioni delle associazioni anti LGBT e anti choice riportate dal cantante. Le riflessioni sugli stereotipi di genere diffusi fin dall’infanzia, invece, vengono poste in parallelo con le affermazioni della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
Il quotidiano si sofferma sulla portata mediatica di questo confronto e, in generale, degli interventi di Fedez sul DDL. «Una piazza virtuale che chiede un’Italia più civile» attraverso delle azioni concrete esortate dal cantante: scrivere ad Andrea Ostellari, presidente della Commissione Giustizia del Senato, e firmare la petizione di Dà voce al rispetto. Dopo pochi minuti migliaia di persone si sono già mosse.
Anche Il Foglio si occupa dell’impegno dei Ferragnez e lo fa attraverso ben due articoli. Il primo, datato 7 aprile, ha come titolo «Tessera Ferragnez. Quanti voti sposta un follow?». La testata, raccontando gli interventi dei coniugi si chiede con un evidente tono critico «Dove vogliono arrivare?». Si parla innanzitutto di «attività “politiche” della coppia», con delle virgolette che ne sminuiscono la portata. Vengono poi paragonati i loro successi sui social alla disfatta del centrosinistra italiano, suggerendo anche un improbabile futuro nella scena politica: «Se la “ditta” si candidasse, non sarebbe davvero difficile ipotizzare un successo al comune di Milano, per cui si vota quest’anno, o nella disastrata regione Lombardia (2023)». E nonostante questo scenario sia definito «fantasioso», viene supportato nella chiusa dell’articolo ricordando che oggi in Messico l’influencer Mariana Rodríguez sta sostenendo la candidatura del marito Samuel García. Un’accusa velata ai due influencer criticati per essere andati oltre il loro ruolo abituale.
L’8 aprile, invece, si legge: «Sul web il potere di influenzare ormai è senza contrappesi. Il caso Ferragni». L’articolo si apre prendendo atto che la politica ha visto dei cambiamenti. Dopo una digressione sul film Prigioniera di un segreto, si passa all’analisi di quanto il seguito sui social incida sul consenso politico: «Nell’epoca della disintermediazione i like assomigliano ai voti e il numero dei follower misura il consenso, quindi il potere, perché i follower sono in maggioranza persone interessate ad ascoltarti e inclini a crederti». In sostanza si pone in evidenza come il dibattito politico si sia diventato più democratico perché alla portata di tutti, ma anche più legato ai singoli individui e meno a istituzioni come i partiti.
In generale questa attenzione all’impegno sociale di Chiara Ferragni e Fedez è il segno che ci sono dei cambiamenti in corso nel dibattito pubblico. La capacità di influenza si sta spostando dal mondo politico, anche per via della disfatta dei grandi partiti, ai social, grazie al prestigio sempre maggiore dei creator. Chi ha uno spazio online e una sua community tratta anche di temi sociali, che naturalmente ci riguardano tutti, e contribuisce a formare l’opinione pubblica. È un processo molto avviato all’estero, soprattutto negli USA dove il Black Lives Matter, per esempio, è stato fortemente sostenuto dalle celebrità sui social, e che in Italia si sta affermando sempre di più. È una trasformazione in cui l’attenzione si concentra meno sugli schieramenti (destra-sinistra) e più sulle singole tematiche (i diritti della comunità LGBTQ+, i vaccini, etc.).
Quali sono le conseguenze? Discutere di temi sociali online significa avvicinarli a un gruppo più numeroso di persone, democratizzare il dibattito. L’altro lato della medaglia, però, è il rischio a polarizzare il confronto: a semplificarlo in posizioni pro e contro una singola tematica senza osservare il quadro generale e la sua complessità. Un cambiamento in corso e irrefrenabile, ma che spesso i media tradizionali, come abbiamo visto, leggono come uno sconfinamento dai propri ruoli.