Questo approfondimento è stato realizzato con il contributo di Roberta Talia, autrice televisiva e conduttrice de L’Analista, il podcast di Vanity Fair sulla televisione.
Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per provare a mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia.
Oggi parliamo della sospensione del programma televisivo Live – Non è la D’Urso e del sostegno datogli dal segretario del PD Nicola Zingaretti. Qual è stata la narrazione dei quotidiani?
Da pochi giorni è stata annunciata l’interruzione dell’appuntamento domenicale condotto da Barbara D’Urso. L’ultima puntata, infatti, andrà in onda tra fine marzo e inizio aprile, a quasi due anni esatti dall’inizio del programma. La chiusura del serale di Canale 5, che si ferma con tre mesi di anticipo, ha fatto molto rumore. Perché questa sospensione? Le motivazioni riportate dalle testate italiane sembrano essere legate al numero degli ascolti, ma se si osservano i dati disponibili, si nota che il pubblico si è mantenuto pressoché costante in questi due anni, con qualche oscillazione dovuta agli ospiti del programma. Come sottolinea anche Il Giorno, che parla però di «una chiusura anticipata quasi certa», il programma vede di media 2 milioni di persone al suo seguito, con uno share del 12%.
La grande avversaria di Live – Non è la D’Urso è l’immancabile fiction di Raiuno della domenica sera. Qualunque essa sia, risulta sempre vincente, con uno share medio del 25%, accaparrandosi una fetta consistente del pubblico, circa 6 milioni. Questo andamento è rimasto più o meno costante nei due anni di svolgimento del programma, quindi gli ascolti più che essere in calo non sono mai saliti. Tra le ulteriori ipotesi emerse negli ultimi giorni, compare la volontà di Mediaset di impiegare la conduttrice in un altro programma serale, che potrebbe essere più fruttuoso, forse il Grande Fratello. In ogni caso le scelte aziendali non sono del tutto certe e non si sa nemmeno se stiamo parlando di una cancellazione definitiva o di una sospensione. Lo show potrebbe infatti ritornare a settembre.
La notizia è spopolata subito sul web e sui giornali. Il Fatto Quotidiano indica tra le ragioni dell’interruzione gli ascolti arenati tra il 10 e il 12% di share e vengono citate le parole di Dagospia: «Si starebbe studiando una soluzione per evitare di far passare la chiusura come una sonora bocciatura per Carmelita», in cui compare, tra l’altro, l’appellativo confidenziale della conduttrice e non il suo nome completo. La sostituzione del programma di D’Urso e la sua ricollocazione in un altro show potrebbe in effetti essere motivata da un tentativo di rilanciarne la figura. L’articolo del Fatto Quotidiano è però composto quasi per intero da citazioni di Dagospia, la piattaforma gestita da Roberto D’Agostino che si occupa soprattutto di gossip e spettacolo, e manca quindi un’analisi approfondita dell’avvenimento.
La Repubblica, invece, concentra l’attenzione su un altro elemento della notizia: dopo l’annuncio della sospensione dello show, Nicola Zingaretti ha espresso il suo sostegno nei confronti della conduttrice. L’articolo di questa testata si apre infatti con le parole twittate dal segretario del PD: «Hai portato la politica vicino alla gente». Nel sottotitolo si esprime subito il sentimento diffuso, soprattutto sui social, dopo la pubblicazione del post di Zingaretti: «Tanti i commenti increduli: “Uno dei punti più bassi del centrosinistra”». La testata fa appello ai sentimenti suscitati dalla vicenda senza approfondire le motivazioni per cui il segretario del PD si sia schierato a favore dello show. L’articolo, d’altra parte, è molto onesto sui dati degli ascolti, sottolineando che questi non sono in calo e che il programma vede un pubblico fisso e affezionato da ormai due anni.
Anche Il Messaggero si concentra sul sostegno dato a D’Urso da Zingaretti. Il titolo fa riferimento all’accesa discussione diffusasi sui social. Poi viene citata la presa di posizione di Imma Battaglia, anch’essa fonte di grosse polemiche: «Il sessismo imperante di questo momento storico fa un’altra vittima illustre; stavolta tocca a Barbara d’Urso, la conduttrice del programma capace di influenzare e contaminare la politica usando il linguaggio del popolo!». Tale commento, però, non è analizzato. Si accenna invece alle ragioni dietro il tweet di Zingaretti, ma solo tramite la dichiarazione di Selvaggia Lucarelli su Facebook: «Della serie: la famiglia Berlusconi mi ridimensiona? Il Pd mi sostiene! E passo pure per epurata. E quel furbone di Zingaretti non capisce in che gioco si è infilato».
Infine Il Corriere della Sera si unisce all’analisi del caso mediatico, delineando, tra la folla di persone che hanno commentato il tweet di Zingaretti, alcuni profili: l’italianista, l’esorcista, l’informatico, il nostalgico. Un commento dal tono brillante, che non si risparmia però dal mettere in luce gli umori generati dalla dichiarazione in favore dello show. Le motivazioni delineate dal quotidiano alla base dell’interruzione del programma riguardano prettamente gli ascolti che però, come abbiamo visto in precedenza, sono rimasti costanti. Anche in questo caso viene citato il post di Battaglia, ma non ci si limita a riportarlo. Il Corriere ne evidenzia infatti le criticità: «Certo fa alzare gli occhi al cielo sentir parlare di sessismo per una conduttrice in onda sei giorni su sette con tre programmi ormai da anni, quinta nella classifica 2019-2020 tra le conduttrici che passano più tempo in tv».
A proposito della sospensione dello show Roberta Talia, autrice televisiva e conduttrice, insieme a Florencia Di Stefano-Abichain, de L’Analista, il podcast di Vanity Fair sulla televisione, dice: «Considerato che non c’è stato nessun drastico calo di ascolti e che l’esigenza di palinsesto di inserire Paolo Bonolis o Alessia Marcuzzi è un falso problema, ci chiediamo tutti qual è il vero motivo che c’è dietro la decisione di cancellare un contenitore come quello di Barbara D’Urso. Uno spazio in diretta che può includere politica, gossip, attualità e interviste può davvero essere sostituito da un programma registrato che non tratta nessun tema d’attualità? Io ho la mia idea, supportata soltanto dal mio istinto e da nessuna voce di corridoio: non è che forse c’è un’altra signora Mediaset a cui non si può dire di no che dopo anni di pomeriggi punta al serale? Per non cominciare una guerra diretta tra dame si fa fare una stagione a Paolo Bonolis, nel frattempo si accontenta Lucio Presta – grande detrattore della D’Urso – e poi si lascia il campo a Verissimo Live. Fantatelevisione o TeleRisiko? Staremo a vedere».
In conclusione, la narrazione delle testate italiane a riguardo si è concentrata soprattutto su un poco veritiero calo degli ascolti e sull’appoggio dato allo show da Zingaretti. Le motivazioni di tale sostegno, però, sono state per lo più taciute. Se uniamo il riconoscimento di un pubblico fidelizzato e consistente alla mossa di Zingaretti, possiamo forse avere un quadro più completo. Schierandosi alla parte di Live – Non è la D’Urso, sospeso da Mediaset e quindi dalla rete televisiva berlusconiana, il segretario del PD compie un gioco politico: tenta di avvicinarsi proprio a quel pubblico abituale del talk show in cui – citando le parole della stessa Mediaset – «la padrona di casa accoglie grandi ospiti che si racconteranno in studio». Tra chi segue il programma e la sfera di persone coinvolte si crea un legame di familiarità, proprio quello che servirebbe al PD per riguadagnare consenso. Sarà una mossa vincente?