Per una settimana, a partire dal 15 febbraio, il Texas è rimasto in stato di emergenza, a causa di una tempesta di neve che ha abbassato fortemente le temperature, mai scese così in basso da decenni. Come ha vissuto questi giorni la popolazione texana? Ce ne parla Andrew Baker in un’intervista direttamente da Austin.
Le temperature sono arrivate sotto i 10 C°, solitamente considerati una soglia invalicabile, e in molte zone addirittura sotto gli 0 °C. A Houston si sono registrati i -8 °C e a Dallas i -16 °C. Questo drastico abbassamento delle temperature fa parte di una più grossa perturbazione invernale provocata dalle correnti artiche che hanno toccato latitudini insolitamente basse.
La differenza di pressione tra l’artico e le medie latitudini, da cui si ricava l’Arctic Oscillation Index, descrive la forza del vortice polare. Durante la fase positiva, il freddo viene concentrato alle alte latitudini, mentre nella fase negativa, il vortice polare è destabilizzato, e causa severe ondate di freddo alle medie latitudini, come in questo caso. Dalle condizioni climatiche del Polo Nord dipende quindi l’inverno di tutti i paesi che si trovano alle nostre latitudini, e il fatto che l’Artico sia una delle aree maggiormente interessate dai cambiamenti climatici non può che far aumentare il numero di eventi come questo.
Insieme al freddo anche la neve ha causato disagi, ricoprendo le strade per uno spessore che arriva fino ai 16 cm ad Austin e ai 38 cm ad Abilene. Se vi sembra poco, considerate che la capitale texana è situata alla stessa latitudine del Cairo e che, di conseguenza, la sua popolazione era completamente impreparata a gestire la situazione, in quanto, generalmente, non possiede coperte, cappotti e vestiti caldi.
A ciò si sommano i problemi relativi alla forte richiesta di elettricità: un gran numero di persone ha cercato di aumentare la temperatura interna delle case per far fronte al freddo, provocando uno squilibrio rispetto all’energia disponibile. Di conseguenza l’ERCOT (Electric Reliability Council of Texas), che gestisce la rete elettrica dello Stato, ha dovuto sospendere l’erogazione in alcune aree. Erano interruzioni temporanee e a rotazione, ma che hanno causato dei gravi disagi alla popolazione texana. Milioni di persone sono rimaste per giorni senza elettricità e quindi senza riscaldamento.
La tempesta di neve ha aperto anche un grosso dibattito sulla gestione della rete elettrica da parte del Texas. Nonostante il 66% dell’energia prodotta nello Stato derivi da carbone e gas naturale e solo il 33% sia di origine eolica, i blackout sono stati erroneamente attribuiti ai forti investimenti nelle fonti rinnovabili rispetto a quelle non rinnovabili. Alcune testate e il governatore del Texas, il repubblicano Greg Abbott, hanno puntato il dito contro «the left’s climate agenda: the less we use fossil fuels, the more we need them», come scrive il Wall Street Journal.
In realtà l’accusa rivolta alle energie rinnovabili fa parte di uno scetticismo più generale, diffuso nell’ala repubblicana, verso le fonti più ecosostenibili e i nuovi provvedimenti sull’ambiente dell’amministrazione Biden-Harris. In ogni caso la rete elettrica texana è separata rispetto alle due che coprono il resto del paese e che, quindi, non sono potute intervenire per compensare i forti cali di energia dovuti al freddo e alla neve.
L’acqua si è ghiacciata all’interno dei tubi idraulici, che in alcuni casi sono esplosi rompendo pareti e soffitti. Le persone si sono, quindi, ritrovate in case freddissime e piene di detriti. Le bevande si sono congelate, gli alimenti erano immangiabili e le file davanti ai fast food lunghe. Per scaldarsi poi si è fatto di tutto: chi ha dei fornelli a gas li ha tenuti accesi tutto il giorno e anche i mobili sono stati bruciati per alzare le temperature. Che cosa significa trovarsi inaspettatamente in quella che è stata definita una snowpocalypse? Ce lo racconta Andrew Baker, intervistato da Austin.
Ciao Andrew, come stai? Com’è la situazione in Texas adesso?
Ciao, ora va molto meglio. Al momento ci sono 19°C, è ben più caldo rispetto alla settimana scorsa. La maggior parte delle persone ha di nuovo acqua ed elettricità, quindi stiamo tornando alla normalità. Uno dei problemi da affrontare adesso è l’aumento del prezzo delle compagnie elettriche. Esse, infatti, hanno la possibilità di modificare le bollette in base alla domanda di energia e in questi giorni la richiesta è stata alta. Di conseguenza le persone si ritrovano con bollette da più di 17 mila dollari per un solo mese. Si discute molto di come la rete elettrica abbia abbandonato i texani e di come risolvere questo problema, prevenendo crisi future. Il Texas ha scelto questa gestione dell’elettricità per risparmiare denaro, ma è stato un fallimento e anche il modo in cui sono costruite le case si è rivelato inadatto. Bisogna capire come reagire.
Ho letto che sono stati predisposti dei luoghi in cui potersi riscaldare in caso di blackout e di assenza di altre fonti di calore. Che cosa mi dici a riguardo?
Sì, ampi edifici sono diventati warming stations, in cui le persone senza energia elettrica potevano riscaldarsi e passare la notte. È lo stesso sistema adottato per gli sfollati durante gli uragani. Questi luoghi sono pensati soprattutto per chi non ha famiglia o è in una situazione di povertà. Ad Austin, e in generale nel sud degli USA, ci sono tante persone senzatetto e durante la tempesta dovevano essere ospitate, perché all’aperto rischiavano di morire.
Tu come hai vissuto i giorni di tempesta? Hai riscontrato dei problemi?
A casa mia ho perso la corrente e l’acqua, quindi mi sono spostato dalla mia ragazza. Poi ad alcuni amici si sono rotte le tubature e nelle vicinanze non c’era nessuno in grado di ripararle, quindi si sono uniti anche loro. Infine anche un altro gruppo si è aggiunto. In totale eravamo in otto e siamo stati fortunati perché non abbiamo avuto grossi problemi una volta insieme. L’unico inconveniente era la necessità di bollire l’acqua, perché gli impianti idrici non avevano corrente per filtrarla. Diciamo che ci sono stati anche due lati positivi. Il primo è che eravamo tutti emozionati per la neve, perché non l’avevamo mai vista in Texas. Quindi era bellissimo guardarla, ma solo quando si era al caldo.
L’altro è stato la risposta della comunità. Tutti chiedevano “Cosa posso fare per te?”. Io, ad esempio, ho un furgoncino che rimane stabile sulla neve. Alcuni cercavano di guidare delle auto normali, ma non riuscivano a proseguire, così li aiutavo e li portavo dove dovevano andare. Tutti cercavano di aiutare tutti. Questa è la storia migliore che ho sentito: a Leander un negozio di alimentari della HEB ha consentito alle persone di prendere il cibo senza pagare. Al posto di preoccuparsi dei profitti, si sono presi cura della comunità.
Anche i supermercati sono stati dei luoghi problematici, visto che non hanno ricevuto rifornimenti per giorni, giusto?
Erano completamente vuoti. Nonostante ciò in molte zone avevano bisogno di cibo e si arrischiavano a uscire a piedi per cercarlo, camminando addirittura in autostrada. La situazione era molto pericolosa e le autorità sono intervenute. Vicino a Dallas, un ragazzo che si trovava in mezzo all’autostrada è stato arrestato. Poi però si è scoperto che soffriva di un disturbo mentale ed è stato rilasciato.
Il freddo ha poi portato le persone senza riscaldamento a cercare altre fonti di calore. Ci sono state delle conseguenze negative?
Sì, a Houston sono stati molti i casi di intossicazione da monossido di carbonio. Sono tanti i reports di persone trovate nei garage, con l’auto accesa per scaldarsi. In generale si calcola, per ora, che questa tempesta di neve ha causato più di quaranta morti. Molte cose non sarebbero accadute se solo le autorità ci avessero pensato prima.
È molto difficile, però, farsi trovare pronti davanti a una tempesta di neve come questa, no? Servono investimenti costanti in personale, macchinari, infrastrutture, etc.
Vero, ma non è troppo diverso da quei luoghi in cui le possibilità che si verifichi un terremoto sono bassissime eppure vengono costruite case antisismiche. La tempesta non ha avuto conseguenze sulle persone sane o ricche, ma su quelle povere o malate. Ogni volta che una società non si prende cura degli ultimi, non è una buona società. Non bisogna lasciare indietro nessuno. Ci sono molti parallelismi tra la crisi dovuta al Covid e quella causata dalla neve, anche se la prima è in corso da un anno e la seconda è durata una settimana. In entrambi i casi le persone con dei privilegi hanno superato i danni, mentre chi è povero, malato, etc. è più a rischio. Questo dovrebbe farci riflettere tutti.