Fleabag, la serie TV britannica prodotta per BBC Three, si è conclusa nel 2019 ma può dirci ancora molto sul mondo contemporaneo. È disponibile su Amazon Prime Video, composta da due stagioni di sei episodi l’una e può essere una chiave per riflettere su quanto sia faticoso gestire i traumi, le relazioni e comunicare con chi abbiamo attorno. Tutte componenti assolutamente attuali.

Lo show è stato accolto con acclamazione dalla critica e pluripremiato agli Emmy Awards, con undici nomination e sei vittorie, e ai Golden Globes, con tre nomination e due vittorie. Nasce dall’omonimo testo teatrale di Phoebe Waller-Bridge, che interpreta anche il personaggio principale della serie ed è la storia di una giovane londinese che cerca di dare un senso al proprio lutto, alla propria sessualità e alle relazioni interpersonali. È uno show dissacrante, che con un’ironia molto britannica racconta la vita contemporanea.

Un aspetto che colpisce fin dal primo episodio è il tono irriverente. Le scene si susseguono velocemente, con una battuta dietro l’altra, e anche le situazioni più tragiche vengono sgonfiate dall’assurdità degli eventi o dall’ironia propria del dialogo. In tutto questo British humour la protagonista gioca un ruolo centrale. È una donna sulla trentina, indipendente, single o coinvolta in relazioni poco durature e alle prese con i problemi tipici di questa generazione. Tutti gli eventi vengono narrati dal suo punto di vista. Non ha nome ed è un personaggio che racchiude in sé tante delle caratteristiche di una persona comune. È disinibita ma non priva di una propria morale, riservata ma senza peli sulla lingua, attraente ma non troppo. Un personaggio pieno di luci e ombre, che cerca di stare al mondo e uscire dalle situazioni in cui la vita la pone senza troppe ammaccature. Marina Pierri, nel suo ultimo libro Eroine. Come i personaggi delle serie TV possono aiutarci a fiorire, la associa all’archetipo della Folle: «radicale, sovversiva, inesauribile».

Tutto ruota attorno a questa protagonista – spesso chiamata Fleabag come lo show stesso – e agli effetti che il trauma della morte ha su di lei. Nella serie i lutti sono due. Il più recente e difficile da affrontare è quello della morte di Boo, l’amica con cui la protagonista ha aperto una caffetteria. Il secondo, più lontano nel tempo, è la scomparsa della madre. Come nella vita reale di ciascun essere umano, superare un trauma è sempre difficile e la sofferenza spesso non si manifesta come le altre persone si aspettano. La vita di questa protagonista ce lo dimostra.

Fleabag season 2 Phoebe Waller-Bridge © BBC/Amazon

Oltre alla gestione del suo guinea pig themed café, Fleabag si trova alle prese con delle relazioni familiari complicate, ma raccontate con estrema naturalezza e onestà. L’affetto che la lega al padre e alla sorella e la distanza ideologica e di costume rispetto a loro sono i due poli che la protagonista prova costantemente a conciliare. Una sintesi perfetta delle dinamiche di una qualsiasi famiglia ordinaria. Le relazioni difficili si estendono poi a quelle con i partner più o meno duraturi. Lo show parla di sesso con schiettezza, senza la provocazione forzata che spesso viene scelta in questi casi (un esempio su tutti: Sex education e lo spettacolo di fine anno in cui si rivisita Shakespeare).

I personaggi che ruotano attorno alla protagonista non hanno un nome. Salvo rare eccezioni, infatti, sono in genere menzionati in relazione al rapporto con la stessa Fleabag, come in una narrazione in prima persona. Ci sono quindi Father, Stepmother, The Priest e anche questa scelta linguistica si lega alla difficoltà della protagonista di comunicare con chi ha attorno, di costruire un dialogo in cui esprimere la sofferenza e il senso di colpa. Ogni volta che questo dolore torna sulla scena, lei ne distoglie l’attenzione attraverso l’umorismo e distanziandosi dagli altri membri della narrazione. Tra i personaggi, però, ce n’è uno che modifica l’andamento della serie su molti fronti: The Priest (poi rinominato dal web Hot Priest), interpretato da Andrew Scott e introdotto nella seconda stagione.

Fleabag Season 2 Andrew Scott Credit: Amazon

Innanzitutto, a livello di trama, si inserisce il tema dell’attrazione per ciò che è proibito. The Priest è, come dice il nome stesso, un prete cattolico con cui Fleabag instaura una relazione. Questa storia d’amore, inevitabilmente diversa dalle precedenti perché impossibile, rompe l’isolamento della protagonista e la porta a confrontarsi con i suoi traumi. Il faccia a faccia con la morte di Boo avviene già nella prima stagione, ma il rapporto con The Priest la spinge ad affrontare anche altri punti dolenti della sua vita: la precarietà relazionale e la ricerca di una direzione da seguire.

Questo personaggio influenza inoltre gli aspetti più tecnici della serie. Waller-Bridge ha scelto fin dal primo episodio di rompere la quarta parete. La protagonista si rivolge direttamente alla videocamera e, quindi, al suo pubblico, commentando ciò che le accade ed esprimendo i suoi veri pensieri a riguardo. È anche un modo per creare una distanza tra sé e i personaggi realmente in scena, sempre nell’ottica del suo isolamento emotivo. Questo meccanismo si incrina solo con l’intensificarsi del rapporto tra Fleabag e The Priest, l’unico ad accorgersi delle fughe della protagonista. Concludiamo il discorso con due scene icastiche.

Stagione 1, episodio 4: il workshop

Durante un workshop per la fioritura personale, Fleabag incontra un manager bancario colpevole di molestie sessuali e inserito in un percorso di recupero. Lui le rivela la propria fragilità e la volontà di allontanarsi da una serie di comportamenti tossici. Attraverso questo confronto con il dolore, anche Fleabag riesce ad ammettere la fatica di affrontare la propria sofferenza e ciò che vuole davvero: «I just wanna cry all the time», vivere il lutto. È una scena chiave per l’evoluzione di Fleabag nella prima stagione. L’atmosfera ilare e umoristica dell’inizio, infatti, si colora man mano di tinte angoscianti. Il lutto diventa tragico, il sesso una dimensione di cui abusa e le relazioni difficili da mantenere sul piano della sincerità.

Stagione 2, episodio 4: la confessione

La conversazione tra Fleabag e The Priest diventa un monologo della protagonista, l’unica inquadrata dalla videocamera. The Priest resta una voce fuori campo, interviene solo occasionalmente, ascolta e lascia spazio a Fleabag, che esprime tutta la fatica di una vita precaria, ricca di relazioni di breve durata, in cui comunicare è estremamente faticoso. Questo discorso aperto e sincero comporta delle conseguenze forti per i due personaggi e segna in modo indelebile la loro relazione.

Fleabag racconta quindi gli ostacoli e le fatiche della contemporaneità. Narra come si muovono le persone comuni quando, loro malgrado, fronteggiano dei grossi cambiamenti, cercano di gestire le fasi di transizione e si rialzano nuovamente intere. Ora basta spoiler, per saperne di più dovete guardare la serie.