Come già analizzato, il Canale Cavour e l’intuizione politica cavouriana che ne sta alla base sono stati un importante volano per molteplici aspetti della vita economica, politica e ambientale per il Piemonte e specialmente per i territori del Vercellese, Novarese e della Lomellina, a cavallo dell’Unità d’Italia.
La storia della realizzazione del Canale è strettamente legata, innanzitutto, a quella personale di Cavour. Le prime misurazioni per la progettazione di un canale che permettesse la derivazione delle acque del Po sono attribuite all’agrimensore vercellese Francesco Rossi, agente generale della tenuta della famiglia della famiglia Cavour a Leri. Tra 1842 e 1846 il Rossi compie faticosissime e costose misurazioni lungo tutto il territorio, concludendo che fosse possibile derivare un canale da Crescentino fino a Trecate, in provincia di Novara. L’ardua ricerca dell’agrimensore però non incontra fortuna e il progetto è accantonato per l’eccessivo costo di realizzazione (più di 14 milioni di lire) e anche perché – così sostenevano i detrattori di Cavour – il progetto prevedeva che il Canale attraversasse nel suo percorso il podere di famiglia, dividendolo in “due fette”, con una conseguente grave svalutazione.
La storia del canale è poi ampiamente correlata alle vicende storiche del tempo che costrinsero a ridimensionare tempi e metodi, addirittura accantonare per un breve periodo, ma mai abbandonare del tutto l’idea. Il progetto viene infatti ripreso nel 1852, anno in cui Cavour diventa Primo Ministro del Regno di Sardegna, dall’ingegnere Carlo Noè, e presentato nel 1854, salvo poi venire nuovamente bloccato quando i costi erano lievitati di circa 20 milioni di lire. Anche questo progetto, per quanto maggiormente organico e sostenuto da maggior favore parlamentare, è accantonato e gli intensi sconvolgimenti politici degli anni successivi (Guerra di Crimea, proclamazione del Regno d’Italia e morte di Cavour) ne allontanano la realizzazione.
La vera svolta è legata alle scelte dei ministri delle Finanze Quintino Sella, studioso di ingegneria idraulica e il successore Marco Minghetti: il primo, accogliendo le lamentele e le incessanti richieste dei parlamentari novaresi e lomellini e riconsiderando il progetto di Noè; il secondo, invece portando a compimento le fasi preliminari e la posa della prima pieta del Canale. L’idea originaria di costruire il Canale interamente ad opera statale muta a causa del continuo lievitare dei costi di costruzione (l’ultima stima dell’Ing. Noè al 1862 ammonta di più di 44 milioni di lire) e il Ministero dell’Agricoltura di concerto con quello delle Finanze decide di affidare i lavori, tramite convenzione, a sei finanzieri inglese (L. Col. Wiliam Campbell Onslow, William Walter Cargill, Patrik Douglas Hadow, John Marterman, Hneri Bonnaire ed Edqin Cox Nicholls) che si sarebbero impegnati a costituire una Società anonima che avrebbe costruito il ponte entro quattro anni dalla promulgazione della legge di approvazione della convenzione. Il gruppo di finanzieri inglesi si fa così carico di una spesa stimata in 80 milioni di lire suddivisa rispettivamente in: 20,3 milioni derivanti dal pagamento allo Stato della concessione di sfruttamento cinquantennale dei canali demaniali; 53,4 milioni per la costruzione del Canale e 6,3 milioni per l’acquisto di canali o altri corsi d’acqua privati. La Società sarebbe stata anche autorizzata a raccogliere il capitale necessario attraverso azioni e obbligazioni che nel territorio del Vercellese e Novarese raccolgono una grande partecipazione raccogliendo una cifra vicina alle 6 milioni di lire.
Il giorno seguente la sottoscrizione, la convenzione approda alla Camera e successivamente al Senato per la discussione e approvazione. La relazione di accompagnamento al progetto di legge pone il centro della questione sulla grandi possibilità che si sarebbero aperte per i territori oggetto dell’intervento sulle orme dei territori lombardi sottoposti a massiccia e sistematica opera di irrigazione e canalizzazione. Il 14 e il 15 agosto 1862 le Camere votano favorevolmente e due giorni dopo Vittorio Emanuele II promulga la Legge 25 agosto 1862 n. 776 “Per la Concessione della costruzione di un canale d’irrigazione a derivarsi dal fiume Po“.
Il 1° settembre 1862, invece, nasce la Società concessionaria “Compagnia Generale dei Canali d’irrigazione italiani (Canale Cavour)” che avrebbe ceduto immediatamente i lavori di costruzioni del Canale alla ditta milanese Impresa Scanzi, Bernasconi e Compagni.
La volontà originaria di Cavour (il quale nel 1854 si oppone alla possibilità di una costruzione privata da parte della Società delle Acque di Parigi, presieduta dal Conte di Lames di Montebello) che coincideva con la costruzione del Canale a spese dello Stato venne disattesa perché considerata un azzardo economico dai governi liberali post-unitari: un giovanissimo Regno, in gravi difficoltà economiche, attraversato dalle ferite della riunificazione, ancora incapace di uniformare la legislazione e che avrebbe vissuto periodi drastici di quella che oggi definiremmo spending rewiew, non aveva le energie per la realizzazione di un’opera che, pur fondamentale, era ritenuta economicamente proibitiva. In questa vicenda l’affidamento ad un società concessionaria ha permesso la costruzione del Canale in tempi record, in relazione alle difficoltà logistiche ed ingegneristiche del progetto, evitando così di immobilizzare nell’immediato risorse preziose per l’effettiva unificazione del Paese e, allo stesso tempo, allontanò la possibilità di un braccio di ferro parlamentare tra i fautori di una linea liberale intransigente e i sostenitori di un maggior intervento statale.
E’ stato infine fatto notare come la realizzazione del Canale possa essere anche interpretata come forma di indennizzo del Regno d’Italia nei confronti di quei territori che più di tutti avevano subito le distruzioni degli eventi bellici legati alla Seconda Guerra d’Indipendenza. Se questa lettura, da un lato può essere accolta come plausibile, soprattutto in considerazione della famosa vicenda dell’allagamento delle campagne vercellesi condotta dall’Ing. Noè; dall’altro, è bene ricordare come l’idea di derivare l’acqua dalla Dora Baltea prima e dal Po successivamente sia presente, ancora prima dei conflitti risorgimentali, nell’immaginario politico di Cavour, prima come agronomo poi come Ministro del Regno di Sardegna, e che rappresenta il culmine della pianificazione ingegneristica ed ambientale dell’agricoltura piemontese iniziata con la costituzione dell’Associazione d’Irrigazione Ovest Sesia, il 3 luglio 1853, nata con l’idea dell’affidamento delle acque demaniali ad una associazione generale di utenti allo scopo di affidare direttamente agli agricoltori la gestione delle acque fino ad allora concessa dallo Stato a privati appaltatori, eliminando così del tutto i retaggi del diritto feudale agricolo.
Per approfondire:
- Donna G., Lo sviluppo storico delle bonifiche e dell’irrigazione in Piemonte (dalle origini ai giorni nostri), Edizioni l’Impronta, Torino, 1939.
- Buffa E., Il Canale Cavour e il progresso economico e sociale del Novarese e della Lomellina, Pavia, 1968.
- Morachiello P., Ingegneri e territorio nell’età della destra, Roma, Officina, 1981 .
- Mac Smith, Cavour, Milano, Bompiani, 1984.
- Il Canale Cavour tra passato e presente. Realizzazione, gestione, conservazione di una grande infrastruttura ottocentesca, edizione riservata di Padania, rivista semestrale dell’Istituto di storia contemporanea di Ferrara, Rosenberg & Sellier Editori, 1995.
- C. Franco, Storia delle campagne padane dall’Ottocento ad oggi, Milano, Mondadori, 1996.
- Romeo R., Cavour e il suo tempo, vol. I-II-II, Bari, Laterza, 2012.
- G. Bonan, Riflessi sull’acqua. Ricerca storica e biografie fluviali, in “Contemporanea, Rivista di storia dell’800 e del ‘900” 2/2019, pp. 317-328.
- Di Muro E., La valle del Po attraverso l’arma del Genio nei primi anni dell’età napoleonica, StreetLib, 2020.
- https://www.ovestsesia.it/storia/canale-cavour/
- http://www.estsesia.it/archivio-storico/
- http://www.estsesia.it/archivio-storico/archivio-storico-cavour/