Con la sconfitta di Napoleone la Gran Bretagna si assicurò un lungo periodo di egemonia nei commerci mondiali, mentre in Europa iniziò a consumarsi la fine delle grandi monarchie multinazionali.

Il Congresso di Vienna nel 1815 sancì il punto più alto della politica estera e dell’intesa tra gli stati europei volti ad affermare i principi di legittimità ed equilibrio. Questo consesso ebbe lo scopo di creare un nuovo ordine europeo e garantire una pace duratura, restaurando i vecchi sovrani che gli effetti della Rivoluzione Francese attraverso Napoleone avevano detronizzato. 

La cabina di regia del congresso si può trovare in due capitali, Londra e Vienna. 

L’Inghilterra fu la vera avversaria di Napoleone, una potenza globale dopo la guerra dei Sette Anni che mirava a mantenere il continente in equilibrio, senza una potenza egemone in grado di mettere in pericolo i traffici coloniali; l’Austria divenne il guardiano dello stato costituito. Infatti la monarchia asburgica per secoli era sopravvissuta ai tentativi di ottomani, russi e della vicina Prussia, riuscendo sempre a trovare un equilibrio in grado di garantirle la sopravvivenza.

La Gran Bretagna, all’epoca, non spingeva per una punizione nei confronti della Francia, proprio per garantire un equilibrio in Europa, arrestando l’espansionismo russo, come già stava facendo in Asia. Di fatti per Londra era necessario che la Francia fosse in grado di arginare le mire russe nel mar Mediterraneo, per questo i confini dell’Esagono vennero riportati a quelli del 1792. Alla Francia vennero poi inflitti i debiti di guerra pari ad un anno di entrate fiscali. Ma fu nei territori strategici che la Gran Bretagna giocò la sua partita: la Francia perse alcune isole caraibiche; Londra mantenne il controllo di capo di Buona Speranza -occupato durante le guerre napoleoniche a danno degli antichi rivali olandesi- e il controllo dell’Isola di Malta, occupata da Napoleone nel 1798 a danno del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme. Avendo individuato nella Russia il successivo avversario, Londra mirava al controllo di alcune isole svedesi nel Baltico, in maniera da arrestare eventuali azioni russe, così come avvenne contro la Francia durante l’assedio di Colberg del 1807. 

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Per arginare la Francia vennero creati degli stati cuscinetto: il regno dei Paesi Bassi, formato dall’odierna Olanda, Belgio (ex Fiandre spagnole sotto la corona d’Asburgo d’Austria) e il Lussemburgo; la Confederazione Germanica, composta da 39 stati con a capo l’Imperatore d’Austria, retta dalla Dieta di Francoforte, alimentando così la rivalità con l’emergente regno di Prussia; la Confederazione Elvetica dichiarata perpetuamente neutrale – dalla Svizzera passarono le Armate del Reno francesi. 

L’Austria era divenuta la potenza più influente del Continente, era stata la più attiva a finanziare le coalizioni contro la Francia, rischiando di perdere gran parte dei suoi territori. Dopo il congresso, Vienna ottenne nuove province, quasi tutti lungo le frontiere. Ad ovest guadagnò i territori del Tirolo e di Salisburgo, in Italia costituì il Lombardo-Veneto sulle ceneri della Repubblica di Venezia, mentre la casa d’Asburgo sistemava sui troni di piccoli ducati italiani sovrani parenti o allineati con Vienna. A sud l’impero ottenne parte dei territori veneti lungo il litorale dalmata e ad est riprendeva il controllo di parte della Polonia, raggiungendo così la massima estensione e contiguità territoriale, dal Ticino fino ai confini con la Russia, diventando un grande impero multinazionale.

Dal canto suo la Russia ottenne territori nel Baltico, come la Finlandia e a ovest a danno della Polonia.

I territori italiani, già provati dalle campagne napoleoniche, subirono degli aggiustamenti territoriali. Il regno di Sardegna acquisì i territori liguri della Repubblica di Genova, venne creato il Regno delle Due Sicilie, unendo le corone di Napoli e Palermo, mentre nel centro Italia fu confermato lo Stato Pontificio e vennero create delle entità statali soggette a Vienna.

Questa sistemazione continentale andò ad ingrandire le potenze che prima dell’età napoleonica non erano considerate una minaccia per il continente: la Prussia e la Russia. Ma ciò che il congresso non considerò fu il seme del nazionalismo che l’azione francese aveva sparso in lungo e in largo in Europa. 

La presenza dell’Impero asburgico al centro dell’Europa garantiva a Londra una sicurezza nel controllo dell’equilibrio continentale e la possibilità di dedicarsi ai traffici oceanici, infatti Vienna si trovò ad essere il gendarme continentale.

La politica austriaca ricalcava quella secolare della diplomazia asburgica, cercando di imbrigliare gli avversari, militarmente più forti, in sistemi di alleanze o attraverso compromessi giuridici. L’azione del Principe Metternich fu orientata ad evitare la guerra, in quanto lo stato asburgico si sarebbe trovato circondato da nemici.

Il Principe di Metternich @wikicommons

L’azione del Principe fu orientata alla creazione di sodalizi diplomatici che avrebbero dovuto limitare tentativi di egemonia, stipulando alleanze difensive che avrebbero garantito i confini dell’Impero e con esso il sistema post napoleonico.

Le Alleanze più importanti furono tre: la Quadruplice Alleanza tra Gran Bretagna, Austria, Russia e Prussia per arginare eventuali ritorni francesi; la Santa Alleanza tra Austria, Prussia e Russia per limitare le derive liberali e nazionaliste che il vento rivoluzionario aveva portato in Europa – ad esempio, saranno i contingenti militari di questa alleanza che interverranno a sedare i moti del 1821; infine la Bund ovvero la già menzionata Confederazione tedesca per arginare la Prussia.

Si venne così a creare un Sistema europeo incentrato sull’Austria per limitare e respingere eventuali spinte egemoniche e per eliminare gli influssi dei movimenti nazionalisti che avrebbero potuto minare alla base gli imperi dinastici e l’ordine costituito.

In questo sistema venne tenuto ai margini l’Impero Ottomano che venne preso sotto la procura della Gran Bretagna. La marginalità attribuita alla Sublime Porta rientrava nei disegni strategici di Londra di limitare l’azione di un eventuale concorrente nella rotta verso la Perla dell’Impero, ma soprattutto perché un’eventuale indebolimento di Istanbul avrebbe garantito l’accesso alla Russia, da un lato nelle zone caucasiche e nella fascia centro asiatica, dall’altro nelle zone ortodosse controllate dal Sultano e quindi nel Mediterraneo.

Limitare la Russia fu uno degli obiettivi britannici dell’era post napoleonica, di fatto, mentre le potenze europee sistemavano il continente, Londra agiva anche nel Caucaso e in Persia, per irrobustire la sua presenza e aumentare la sicurezza dei traffici dell’Impero, poco scalfiti in quell’area dal blocco continentale.

Ad irrobustire le posizioni britanniche in Asia vi fu la sottomissione della Persia alla politica di Londra. Emissari di Londra erano già in azione a Teheran nel 1800, quando anche la Sublime Porta era stata interessata nella Seconda Coalizione antifrancese, in pratica tutto il mondo musulmano che contava si era alleato con Londra.

Le intenzioni britanniche verso lo Scià erano rivolte contenere sia i francesi, che dopo la campagna d’Egitto sembravano poter minacciare direttamente l’Impero in India, sia fermare l’espansionismo russo, così nel 1814 la Persia si impegnava ad annullare ogni accordo stipulato con paesi europei, e in seguito, tutti i privilegi russi, in cambio di risorse economiche e supporto militare, – iniziava così un lungo periodo di relazioni tra la Persia e il mondo britannico, durato fino alla rivoluzione del 1979 -.

Vincolando le nazioni europee in un reciproco controllo e limitando le azioni dei più prossimi avversari, la Russia e il mondo islamico, la Gran Bretagna si aprì la strada verso il controllo dei traffici mondiali, dando inizio alla cosiddetta Pax Britannica.

Rotte dei traffici britannici dopo il 1815. @wikicommons

Dall’altra parte, l’attività dei successori di Metternich per mantenere quell’ordine fece indebolire il sistema del Congresso di Vienna che si sgretolò a pezzi, a partire dal 1821 fino al colpo finale del nazionalista serbo Princip che, con l’attentato all’Arciduca Francesco Ferdinando, esplose nel 1914 la scintilla che fece divampare l’incendio finale del secolare impero degli Asburgo d’Austria.