Chiunque abbia preso in mano un manuale di storia greca (o, più semplicemente, un testo scolastico liceale) ha senz’altro letto della Tessaglia. Oggi è una vasta regione che si trova nella zona centro-orientale della penisola ellenica, esattamente a metà fra le aree metropolitane di Atene (a Sud) e Salonnico (a Nord). Storicamente è stata una regione fondamentale per la produzione di cereali e per l’allevamento di bestiame e cavalli, d’altronde lo stesso Bucefalo, leggendario cavallo di Alessandro Magno, fu allevato proprio da quelle parti. La Tessaglia era la madre patria di Achille e di Giasone di Fere, una delle tre grandi città della regione. Le altre due sono Farsala, dove nel 48 a.C. avvenne la resa dei conti tra Cesare e Pompeo, e Larissa, oggi capitale, il cui anno di fondazione appartiene all’epoca pre-ellenica. Il nome della città, in lingua pelasgica, significa “fortezza.” Negli anni ’80 del Novecento, la squadra di calcio locale, il Larissa FC, ha contribuito a riportare la città e l’intera Tessaglia sulla mappa calcistica. Quella del Larissa degli anni ’80, e in particolare nell’annata 1987/88, è una storia spiccatamente greca, dove si intrecciano storia e mito, eroi e leggende, morte e resurrezione, epica e dramma.
Già, l’epica e il dramma. Nell’estate del 1979 la città della Tessaglia è in festa poiché l’AE Larissa FC è tornato finalmente nella massima serie del campionato greco, dopo qualche anno trascorso nel limbo della seconda divisione. Il protagonista di quella cavalcata, nonché del decennio dorato degli anni ’80, è Antonios Kantonias, discretamente famoso nella Grecia d’allora in quanto proprietario della BIOKARPET, una grossa catena di negozi di bricolage. La strategia dirigenziale di Kantonias, presidente del club, è molto semplice: non avendo a disposizione la quantità di dracme dei grandi club di Atene, è doveroso che il suo Larissa scommetta su giovani prospetti da formare nel club fin dagli anni delle giovanili. La Tessaglia è un bacino discretamente vasto da cui attingere e, oltretutto, non esistono grandi squadre nelle immediate vicinanze.
Il 6 settembre del ’79, pochi mesi dopo la promozione, tre dei principali giovani del Larissa, Koukolitsios, Mousiaris e Valaoras sono seduti in automobile e si stanno dirigendo ad Atene, per rispondere alla convocazione della nazionale Under-21 greca. Quella macchina nella capitale non ci arriva mai, poiché si schianta nei pressi di Thiva. I due Dimitris, Koukolitsios e Mousiaris, muoiono sul colpo. L’unico a salvarsi da quell’incidente è Giannis Valaoras, a cui ci vorranno mesi prima di poter riprendere a giocare.
I friulani più anziani sicuramente ricordano un episodio avvenuto nel maggio del 1979, proprio in quell’anno glorioso e maledetto nella storia di Larissa (e del Larissa). Il pullman che trasporta il gruppo folcloristico “Federico Angelica” di Aviano, provincia di Pordenone, si ribalta in autostrada proprio nei pressi della capitale della Tessaglia. Il bilancio è drammatico: sette morti e venti feriti. A distanza di quarant’anni l’episodio è rimasto nella memoria collettiva della comunità avianese, tant’è che è stato siglato un gemellaggio tra il comune di Aviano e la città della Tessaglia.
Come si è detto, questa è una storia di morte e resurrezione. Gettato alle spalle il 1979, con l’inizio del nuovo decennio il Larissa Fc vive il proprio periodo di massimo splendore. Sono gli anni in cui alla compagine della Tessaglia viene affibiato l’epiteto di “Piccolo Amburgo”. Infatti come la squadra anseatica che domina in Germania e in Europa, anche i greci giocano un calcio spumeggiante, puntando quasi esclusivamente sui ragazzi del vivaio. In realtà in quel Larissa arriva a giocare anche qualche straniero, come i polacchi Adamczyk e Kmiecik, o il centravanti bulgaro Georgi Tsingov, che tornerà tremendamente d’attualità sul finire della decade.
Le soddisfazioni all’interno del terreno di gioco arrivano presto. Nel 1985, dopo due finali perse sempre contro il Panathinaikos (la squadra di tutti gli ateniesi), finalmente il Larissa riesce a conquistare la Coppa di Grecia, schiantando 4-1 il PAOK in un Olimpico di Atene pieno fino all’inverosimile. In quell’annata ’84-’85 non c’è solamente il primo titolo della storia del club ad allettare i tifosi. Infatti il Larissa Fc arriva addirittura fino ai quarti di finale della Coppa delle Coppe, cedendo solamente per un gol di scarto alla Dinamo Mosca.
Il ciclo del Piccolo Amburgo, a questo punto, sembra essersi esaurito. Alcuni giovani cresciuti nel club hanno già lasciato la Tessaglia, accettando il trasferimento ad Atene. Dopo un paio di annata transitorie, nel 1987/88 il Larissa sembra tornato quello della prima metà degli anni ’80. A inizio primavera la squadra è in testa alla classifica e in città sognano un’impresa storica. Qualcosa, però, sembra mettersi di traverso. Il 16 marzo 1988 la federazione greca penalizza di 4 punti il club in seguito alla riscontrata positività alla codeina di Georgi Tsingov. Fin da subito i contorni della vicenda non appaiono limpidissimi. Il bulgaro è un’onesta riserva (e niente più) e, oltretutto, la codeina è un farmaco che non altera le prestazioni dell’atleta. All’epoca, in Grecia, in materia di doping vigeva la responsabilità oggettiva della società, per cui il Larissa venne considerata responsabile dell’infrazione del proprio tesserato e per questo viene penalizzata di 4 punti.
A questo punto la capitale della Tessaglia insorge e gli abitanti di Larissa bloccano le strade cittadine e il collegamento autostradale con Atene. In Grecia le ferrovie non sono molte, quindi la rete stradale diventa ancora più importante che in qualsiasi altro paese europeo. Nel marzo del 1988 c’è bisogno dell’intervento congiunto del ministero dello sport e di quello dei trasporti. Il regolamento viene modificato in corsa e cade, ovviamente, la responsabilità oggettiva delle società calcistiche. I quattro punti di penalità vengono revocati e i camion carichi di cereali, insaccati, olio e formaggi possono, finalmente, tornare a viaggiare da Larissa ad Atene.
Alla penultima giornata in Tessaglia arriva l’Iraklis. È il primo maggio del 1988 e l’Italia calcistica, incollata alla radio, ascolta le notizie dal San Paolo, quando il Milan di Sacchi scuce, metaforicamente, lo scudetto dalla maglia del Napoli di Maradona. Al Larissa servono i tre punti per avere dalla propria parte l’aritmetica e poter festeggiare il titolo, dopo anni di vani inseguimenti. La partita è noiosa e sembra trascinarsi inesorabilmente verso un pericoloso pareggio a reti bianche, che rimanderebbe qualsiasi verdetto alla domenica successiva. Ma a tre minuti dalla fine un’acrobazia del difensore centrale Mītsimponas manda in estasi il pubblico locale. Il Larissa è campione di Grecia per la prima volta nella sua storia e quel giorno, negli spogliatoi dello stadio della Tessaglia, a festeggiare c’è anche Giannis Valaoras, unico sopravvissuto dell’incidente stradale accorso nove anni prima. Giannis ha onorato la maglia del club dal 1978 al 1992, giocando 346 partite e segnando 102 goals. Con sé porterà sempre il ricordo di quel pomeriggio maledetto in cui persero la vita i suoi di compagni di avventure.
Che Mītsimponas sia diventato un eroe per la comunità tessale è facilmente immaginabile. D’altronde si tratta di un personaggio la cui storia odora di divinità fin dal luogo di nascita, ovvero Tsaritsani, ai piedi del Monte Olimpo. Ha legato il suo nome principalmente al Larissa, ma ha giocato anche nel PAOK e nell’Olympiakos, oltre ad aver indossato la maglia della nazionale greca in 27 occasione, anche se era ormai troppo in là con gli anni per essere convocato per la Coppa del Mondo del 1994, il primo, storico, mondiale disputato dalla Grecia. Due anni più tardi, nel ’96, decide di terminare la carriera in terza divisione, nell’ AE Tirnavos, piccolo comune localizzato, ovviamente, in Tessaglia, a pochi chilometri dalla capitale. È il 13 settembre del 1997 quando la sua auto esce dalla carreggiata stradale lungo la tratta che separa Tirnavos da Larissa. Come per Koukolitsios e Mousiaris, i due giovani prospettivi, anche per Giōrgos Mītsimponas, eroe dell’unico scudetto festeggiato in Tessaglia, la morte è sopraggiunta sul colpo. L’incidente è avvenuto a 3 chilometri dalla capitale, nella stessa curva dove solamente un anno prima perse la vita Lefteris Milos, centrocampista albanese del Larissa Fc, uno dei tanti shqiptari ad aver lasciato la terra natia all’inizio degli anni ’90. Ma questa è un’altra storia di eroi, in cui l’epica e il dramma si fondono in un tutt’uno. Come per Giōrgos Mītsimponas e per quel leggendario Larissa degli anni ’80.
Ancora oggi il Larissa FC è l’unica squadra, al di fuori di Atene o Salonnico, ad aver vinto il campionato greco.