La Cina oggi è un paese che sta progredendo verso una crescita mai sperimentata prima. Nello scacchiere internazionale è da considerare la prima rivale degli Stati Uniti per la ricerca della supremazia a livello globale. L’ampio ventaglio di risorse in tutti i settori nazionali hanno messo a dura prova i rivali occidentali che sentono sempre più la pressione dei cinesi. Iniziative come la “Belt and Road Initiative”, la “conquista dell’Africa”, il progresso tecnologico e il rinnovamento ambientale ne fanno il pericolo maggiore al mantenimento della supremazia globale statunitense.  

Storicamente, i primi contatti tra le due potenze risalgono agli anni della guerra civile cinese, quando tra il 1927 e il 1949 gli USA appoggiarono le forze nazionaliste nella lotta per la liberazione del paese.

Negli anni successivi la situazione non migliorò, con gli USA che appoggiarono la Corea del Sud nella guerra civile dove Cina sosteneva Pyongyang. Queste discordanze continuarono anche nella guerra in Vietnam e negli anni successivi. Di fatto i tentativi di esportare in Estremo oriente il modello democratico ha causato frizioni con gli eredi del Celeste Impero. Dal canto suo la Cina vede gli USA come una potenza imperialista che cerca di sottomettere l’Asia.

I due paesi hanno oggi davvero molte questioni in sospeso. Il primo e più importante è il settore strategico militare e cyberwarfare. Legato alla politica internazionale gli Usa sono da sempre interessati alle regioni amministrative di Hong Kong e Taiwan che li riguardano da vicino per la loro connotazione spiccatamente democratica.

È inevitabile menzionare le questioni economiche e la guerra dei dazi che hanno dato vita a uno sconvolgimento economico globale e infine lo scontro sulla tecnologia, per ciò che concerne l’innovazione e la questioni sui brevetti. Last but not least, menzioniamo le differenti visioni in campo ambientale.

A livello strategico, gli USA sono partner di molti stati con la quale la Cina ha sempre avuto relazioni difficili: India, Giappone, Corea del Sud, Filippina, Malesia, Indonesia, Australia e Nuova Zelanda, Taiwan. La Cina dal punto di vista militare vero e proprio non può competere con gli USA ma potrebbe seriamente impensierli nel campo del cyber warfare. Per colmare il gap in campo militare la Cina sta compiendo grandi passi avanti grazie allo sviluppo di tecnologie come le armi supersoniche, quelle laser, i missili balistici a corto e lungo raggio, l’intelligenza artificiale e l’applicazione all’esercito dell’Internet delle cose.

Dal punto di vista politico e ideologico, la Cina ha due casi di difficile gestione al suo interno, Hong Kong e Taiwan che sono considerati da Pechino delle questioni di “sicurezza nazionale”.

Nella già tesa situazione di Hong Kong gli USA si inseriscono perché vedono nell’autonomia dell’ex possedimento britannico un terreno fertile per la proliferazione dei diritti democratici e la realizzazione del sogno americano di una Cina democratica. Le proteste degli ultimi mesi, le frizioni tra manifestanti democratici e governo filo pechinese di Carrie Lam hanno accentuato la spaccatura interne alla città-stato dal 1997 ritornata nella sfera d’influenza cinese.
L’amministrazione di Hong Kong rimane fermamente sotto il controllo della Cina e di Xi ma, se dal punto di vista politico Hong Kong mantiene questa dipendenza dalla Cina, dal punto di vista economico e dei mercati, il ruolo autonomo di Hong Kong rimane fermo e indiscutibile, anche se non ha più il peso di qualche decennio fa.

Simile è anche la posizione su Taiwan, con cui gli Usa sono legati dall’accordo “Taiwan Relations Act” del 1979. Gli americani si sono impegnati a intervenire in caso vi siano questioni inerenti la sicurezza dell’isola. In particolare gli USA si sentono autorizzati a difendere il carattere democratico che la contraddistingue la vecchia isola di Formosa.
Nel 2014 vi furono delle proteste simili a quelle di Hong Kong e anche in questo caso gli Stati Uniti furono accusati di averle innescate. Non è un mistero che i due partner, Stati Uniti e Taiwan abbiano un’alleanza consolidata dal punto di vista militare e questa nell’ultimo periodo è stata ancor più rafforzata con la vendita di armi da parte degli USA per una cifra di circa 2,2 miliardi di dollari.
Gli USA dal loro canto sono felici di avere un territorio alleato a ridosso della Cina dove poter fare i propri interessi e Taiwan a sua volta può sfruttare l’alleanza con gli USA in chiave anti cinese, orientata alla propria protezione.

5G Technology Blocked, Shattered, Broken

Il settore in cui invece la Cina sta impensierendo maggiormente l’occidente è quello tecnologico. Lo sviluppo del programma “Made In China 2025” sfida apertamente la tecnologia americana e mira a riformare il paese dal punto di vista tecnologico.
La rincorsa cinese risale a prima del MIC 2025, quando Xi ha cercato di far di tutto per riprendere terreno ad esempio tramite la delocalizzazione di grandi aziende come la Apple oppure facendo specializzare molti giovani in settori digitali e tecnologici. 

In pochi anni i due Paesi hanno combattuto una lotta in cui le politiche commerciali hanno giocato un ruolo decisivo all’accesso e allo sviluppo tecnologico. Secondo delle stime del FMI, gli effetti della “guerra commerciale” potrebbero condurre a una riduzione del commercio tra i due paese del 20-30% in un periodo breve, mentre nel lungo periodo si teme una riduzione fino al 70%. Un’altra stima riguarda il valore approssimativo del PIL, che potrebbe ridursi fino allo 0,3-0,6% per gli USA e fino allo 0,5-1,5% per la Cina.
Altre ripercussioni a lungo termine potrebbero riguardare la riallocazione delle risorse per settori regionali o in mercati specifici di riferimento così come una probabile riduzione della crescita mondiale totale stimata dello 0,5%.

Uno dei temi scottanti nello scontro riguarda la proprietà intellettuale. Sempre più imprese cinesi si riversano nel mercato dell’innovazione tecnologia insidiando la posizione apicale degli USA. Entrambi i paesi hanno realizzato diverse iniziative in cui hanno bloccato acquisizioni o cessioni da parte di loro aziende che credevano portare un vantaggio al rivale. Cina e USA hanno discusso in un paio di casi su concessioni reciproche. In primis gli USA non avevano concesso alla società cinese Zte di usare concessioni americane e la Cina non aveva autorizzato l’acquisto della società Nxp da parte della società americana Qualcomm.

Artificial Intelligence technology CITY for backgrounds

Sempre nel campo della tecnologia i due colossi si sono sfidati in merito al caso dell’azienda cinese Huawei e successivamente in materia di reti di telecomunicazioni avanzate, il 5G. Il caso Huawei è stato al centro delle cronache nel maggio 2019 quando il presidente americano Trump ha sospeso le consegne di hardware e software all’azienda cinesi da parte dei principali fornitori americani, emanando delle misure in cui vietava alle aziende americane di comprare e trattare qualsiasi prodotto che proveniva da una serie di compagnie estere inserite in una black list. 

Dietro la questione si cela un confronto tra i due paesi in materia tecnologica.
Il colosso cinese della telefonia è il secondo produttore mondiale di smartphone, subito dopo la Samsung e prima della Apple. La sua importanza strategica è dovuta al fatto che questa azienda è la più avanzata nello sviluppo del 5G, attirandosi l’interposizione americana. L’azienda ha già speso circa 2 miliardi di dollari per lo sviluppo e l’implementazione di questa tecnologia. Gli USA temono che i dispositivi cinesi possano essere utilizzati dalla Cina per spiare i cittadini tramite le reti informatiche. 

Il 5G è una nuova tecnologia utilizzata nell’ambito delle telecomunicazioni. A differenza di quella attuale, il 4G LTE, sarà sfruttata grazie ad una maggiore velocità nelle comunicazione e una maggiore copertura che permetterà non solo di sfruttarla per i servizi telefonici di base, ma per connettere varie infrastrutture che nel frattempo saranno diventate “smart”. Stiamo parlando di città intelligenti con viabilità, gestione del traffico, servizi per i cittadini, video sorveglianza e sensori di sicurezza controllabili da remoto grazie a questa tecnologia. Ci sarà anche spazio per dispositivi che sfruttano l’intelligenza artificiale e “l’Internet delle cose”, una molteplicità di dispositivi che saranno in rete e con la quale sarà possibile interagire. In aggiunta a questi ambiti va considerata la possibilità di ampliare l’utilizzo del 5G nel campo militare.

Questo è il motivo per cui è così importante a livello strategico tanto che USA e Cina si stanno scontrando in questo specifico settore. Con la tecnologia del 5G si stima che in circa 5 o 6 anni l’impatto economico globale che essa porta si aggiri intorno ai 225 miliardi di dollari ed è così importante che se compromesso potrebbe avere impatti su vari aspetti strategici di un paese. Si pensa che la gestione centrale dell’azienda Huawei sia direttamente tenuta dal governo cinese come avviene per varie industrie di stato, data la sua dubbia natura.

Un altro tema dove i due paesi sono apertamente in scontro riguarda l’ambiente e i cambiamenti climatici. Nel 2014 i due partner hanno firmato un accordo a Pechino nell’ambito di una conferenza dell’APEC confermando il loro impegno a ridurre le emissioni entro qualche anno e lavorare in sinergia per la risoluzione del problema dei cambiamenti climatici. Molto è però cambiato dal 2016 con l’elezione di Trump, che a sorpresa ha deciso di ritirarsi dall’accordo di Parigi sul clima. La Cina ha dalla sua avviato un programma enorme che punta a rinnovare il suo settore tecnologico tenendo conto delle emissioni pericolose per l’ambiente.

Belt and Road Initiative

Concept of dept trap in wooden block letters on Chinese flag

La Cina ha avviato un ambizioso programma chiamato “la Nuova via della seta”, Belt and Road Initiative in inglese, che ha come obiettivo l’espansione commerciale ed economica tramite una serie di relazioni politiche e commerciali con molti paesi situati tra loro e l’Europa. Lo scopo del governo è quello di finanziare progetti infrastrutturali per collegare fisicamente la Cina con altre nazioni.

La stima della spesa cinese è di circa mille miliardi di dollari per portare a termine questo piano. Nella pratica, il governo cinese ha finanziato e finanzierà sia la costruzione di grandi infrastrutture come strade, ponti, porti, ferrovie e aeroporti ma anche di sistemi di comunicazione e impianti che producano e distribuiscano energia. Stime della Banca Mondiale dicono che questa iniziativa potrebbe coinvolgere in futuro circa il 30% del commercio mondiale e il 60% della popolazione del globo. È un’iniziativa destinata a diventare il più grande progetto infrastrutturale della storia con circa 68 stati coinvolti. Secondo un rapporto del Centro Strategico e degli Studi Internazionali, nel 2018 la Cina avrebbe già finanziato 173 opere nell’ambito della Via della seta in 45 nazioni.

La Nuova via della Seta si incentra sullo sviluppo delle rotte tra la Cina, l’Asia centrale, la Russia e l’Europa. La via terrestre si pone l’obiettivo di collegare la Cina con il Golfo persico e il Mar Mediterraneo tramite l’Asia centrale e occidentale, la Cina con il sud-est asiatico e l’Oceano Indiano. La direttrice marittima vuole da un lato mettere in collegamento la Cina con l’Europa attraverso il mare del sud della Cina, e la costa della Cina attraverso il mare della Cina del sud con il Sud del Pacifico dall’altro.

La conquista dell’Africa

Thema ist die Ausbeutung von Afrika durch China, indem in Afrika Nahrungsmittel für China produziert werden und Afrika hungert weiter.

Questa iniziativa ha anche lo scopo di far fronte ai profondi e complessi cambiamenti che si stanno verificando a livello globale, come il ripetersi di crisi finanziarie e lo sviluppo globale irregolare. Dal punto di vista economico lo scopo è promuovere il flusso libero dei fattori economici per allocare efficientemente le risorse e l’integrazione del mercato.
La Cina si sta mostrando al mondo come un benefattore dello sviluppo di altri paesi, con l’obiettivo di sostituirsi all’egemonia americana nel settore dell’assistenza internazionale.

La Cina in Africa ha sviluppato ingenti investimenti, turbano il sistema americano. Alcuni paesi nella sfera tradizionale americana in Africa si stanno facendo ingolosire dagli aiuti cinesi. La Cina ha accordi politici e commerciali con tutti i 54 paesi dell’Africa ad eccezione dello Swaziland che è ancora fedele a Taiwan. Negli ultimi venti anni è stata il principale partner commerciale ed economico dell’Africa grazie al valore degli scambi complessivi che ha raggiunto i 60 miliardi di dollari partendo da una cifra iniziale di 10, mentre il valore degli investimenti è passato da 10 a 174 miliardi di dollari. Ci sono più di 10mila imprese cinesi nel continente. Molti paesi africani hanno già aderito alla Belt and Road Initiative cedendo o facendo utilizzare alla Cina alcune delle loro più importanti infrastrutture come porti, aeroporti e ferrovie, altre invece sono in progettazione e mirano a diventare strategiche nel futuro. Lo spettro degli investimenti cinesi raggiunge cifre difficilmente raggiungibili da altri paesi nel mondo, si parla di circa 4800 miliardi di dollari.

L’ambito più importante nelle relazioni Cina-Africa riguarda l’economia e i rapporti commerciali. L’Africa grazie alla sua popolazione ha un enorme bacino di potenziali consumatori per i prodotti finiti cinesi. La Cina supporta in quei settori in cui tradizionalmente il continente nero è carente: infrastrutture, lavoro specializzato e investimenti.

Dal punto di vista prettamente economico, la Cina è già attiva in questo continente da inizio millennio, quando finanziò un progetto per circa 2,5 miliardi di dollari attua per ricostruire la ferrovia che collegava Tanzania e Zambia, 1880 km dal porto di Dar es Salaam alle miniere di rame dello Zambia.
Nel 2000 è stato istituito un importante forum chiamato FOCAC, Forum on China Africa Cooperation, che si riunisce ogni 3 anni per fare un punto di situazione sui rapporti tra la Cina e i paesi africani rappresentati dall’Unione Africana. Nella prima edizione, la Cina ha promesso degli aiuti agli stati africani per un totale di 60 miliardi di dollari in 3 anni, 50 miliardi dal governo di Pechino e 10 da compagnie private cinesi. Negli ultimi anni la Cina ha sempre aumentato il totale degli aiuti durante i forum, passando da 5 miliardi nel 2006, 10 miliardi nel 2009, 20 miliardi nel 2012 e 60 miliardi nel 2015. I prestiti in questione sono stati concessi con una modalità di favore ed anche senza interessi. Nel FOCAC del 2015 la Cina ha istituito un fondo ad hoc, chiamato “China-Africa Industrial Capacity Cooperation Fund” con una quantità iniziale di 10 miliardi di dollari che è servito per sanare delle situazioni di squilibrio causato da importazioni ed esportazioni. Nel caso specifico, la maggior parte delle importazioni dei paesi africani è costituita da prodotti di alto valore come ad esempio prodotti per le industrie, mentre le esportazioni di materiale verso la Cina è una percentuale minore rispetto a quella di importazioni ed è costituita da materie prime che vengono poi lavorate e vendute come prodotti finiti.

Trump Trade Tariffs On Chinese As Levy And Penalty. Usa Finance Economy Trading Taxation – 3d Illustration

I rapporti Cina – Stati Uniti, per quanto contrastanti, sono molto intrecciati.
Gli Stati Uniti si pongono da 30 anni come nazione egemone. La Cina dal canto suo sta riscoprendo quella grandezza che l’ha caratterizzata nel corso della sua storia millenaria ed ha aumentato il suo intervento globale. 
L’iniziativa mastodontica della nuova Via della Seta e il progetto Made In China 2025 sono delle insidie al predominio americano, rimpiazzandolo in alcuni settori strategici. Chiaramente ci vorrà ancora molto tempo affinché ciò avvenga, dati i problemi interni della Cina che spesso hanno causato tensioni con gli altri stati e ostilità tra la gente comune, ma le basi gettate dal Dragono fanno pensare che la via sia quella giusta.