No, il titolo non è un clickbait. In questi giorni mi sono immerso nell’A MAZE. / Berlin 2020 TOTAL DIGITAL, un festival online tanto intrigante quanto straniante dedicato al celebrare l’arte interattiva digitale sperimentale – i videogiochi, in sostanza. Per parteciparvi è necessario trasformarsi in un fenicottero rosa.

L’ingresso dello spazio esposizione, nel suo glorioso kitsch rosa cemento.

Prima di tutto, una spiegazione. Quando si parla del nostro paese e di videogiochi, il 90% delle persone immagina FIFA o Call of Duty – i pesi massimi, i titoli che hanno pubblicità in televisione e per strada, le montagne del settore. Dietro a questi titoli girano letteralmente miliardi, enormi budget ed enormi aspettative, e una dedizione all’intrattenimento commerciale estremo. C’è un intero sottobosco di giochi d’autore, però, che esula completamente da questa logica di profitto e produzione.

A questo ambiente è dedicato l’A MAZE, all’atmosfera stralunata e fai da te che può venire solo dalla fusione tra tecnologia all’avanguardia (o, in alcuni casi, intenzionalmente retrò) e intento artistico estremo. Piccolissimi team, se non sviluppatori singoli, molti dei quali più interessati alle dichiarazioni artistiche che allo sviluppare un prodotto per i mercati, molto più attenti all’esplorare il limite degli schermi che a promuoversi sui social. E nell’anno della pandemia, il festival è diventato interamente digitale.

Ogni stand offre un video che racconta il gioco/progetto, con la possibilità di scaricare una demo da provare di persona (comodamente disponibili anche in una lista dal menu di pausa).

Il primo problema nell’organizzare un festival è sempre trovare un posto adeguato. La soluzione in questo caso è stata pratica: affidarsi a Moshe Linke, sviluppatore indie e designer ambientale di Amburgo. Appassionato di brutalismo architettonico, Moshe aveva già creato uno spazio personale chiamato Brutalism: Prelude on Stone – un ambiente digitale (siamo ai livelli in cui “videogioco” diventa un termine riduttivo) in cui poter esporre lavori artistici digitali, un centro esposizioni non limitato dalle leggi della fisica o dal budget dei costruttori.

I fenicotteri rosa, beh. Serve un modo per rappresentare i vari visitatori, tutti con il loro nickname – e il fenicottero rosa, oltre a dare un’aria ancora più surreale all’evento, permette di evitare presupposizioni di qualunque tipo su sesso o aspetto, dando anche la possibilità di “svolazzare” per raggiungere le esposizioni più facilmente (o per trovare qualche stanza segreta o oggetto nascosto).

Come per ogni festival, c’è anche un club in cui ballare con altri fenicotteri.

Tutti con le penne allora, tutti a saltellare in giro, tutti a cercare di salire sul tetto o a scambiarsi pallonate con dei meloni. Tutti a guardare i vari filmati che presentano i progetti, o le interviste agli studenti delle scuole di game design (il tutto ovviamente in inglese, lingua assolutamente imprescindibile per chi bazzica il settore). Dal server dell’evento, realizzato tramite il motore grafico Unity, è possibile scaricare le demo dei vari giochi presenti – un modo estremamente interessante per rimpiazzare il provare i giochi stessi alle fiere.

Non solo giochi: il progetto include installazioni artistiche, progetti di intelligenza artificiale, racconti, Zine e molto altro. Al centro del complesso svetta un maxischermo su cui vengono trasmessi in streaming interviste, masterclass e concerti per i partecipanti. L’atmosfera è piacevolmente caotica, e i bug occasionalmente presenti – dall’incastrarsi sugli angoli alle angurie che impazziscono – non possono che farmi sorridere e pensare a tutti quei giochi di singoli sviluppatori dagli angoli molto poco smussati e dall’anima estremamente sperimentale.

Ogni stream, che sia musica o interviste, attira sempre uno svolazzare di piume pronte a lanciare coriandoli premendo il tasto 1.

Il festival è a ingresso gratuito, e una visita vale davvero la pena se si mastica l’inglese – imprescindibile se si è appassionati dei videogiochi. Scaricate il launcher, iscrivetevi e guardate voi stessi. Ci sono montagne generate da intelligenze artificiali, progetti di realtà virtuale che parlano delle relazioni coi corpi e dell’orgasmo, reporter di guerra dal fronte degli scenari virtuali di server in cui si simulano scenari il più verosimili possibili, e moltissimi progetti.

Al momento della pubblicazione di questo articolo, l’evento è in corso e si concluderà sabato sera. Per poter partecipare al festival è necessario recarsi alla pagina https://a-maze.itch.io/amazespace e scaricare il launcher dell’evento (gratuitamente o facendo una donazione libera). Una volta scaricato e lanciato, basta creare un profilo gratuito per poter visitare l’esposizione.