Io penso che, quando fra cento, duecento anni, vorranno capire com’eravamo, è proprio grazie alla musica da film che lo scopriranno

Ennio Morricone ha dedicato la sua esistenza alla creazione di capolavori.
Ogni pellicola per cui ha composto una colonna sonora ha tratto beneficio dall’apporto musicale resogli da partiture varie e sempre straordinarie.
Quante volte ci è capitato di convincerci a guardare un film semplicemente leggendo il nome Morricone nei titoli di testa? Successi come “Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto” e “Nuovo cinema Paradiso”, premi Oscar a miglior film straniero e Grand Prix speciale della giuria a Cannes rispettivamente nel 1971 e nel 1989, devono una cospicua fetta del loro trionfo alle note del maestro.
E siamo convinti che “The Mission” di Roland Joffé avrebbe vinto la Palma d’oro senza il contributo dell’indimenticabile colonna sonora dell’artista romano? Non lo siamo affatto.

Sarà perché ascoltando i capolavori di Ennio Morricone si ha la netta sensazione che la musica ci entri fin dentro le vene e ci catapulti come d’incanto dentro al film, facendoci vivere da protagonisti le emozioni della pellicola.
Fin dalle prime note della colonna sonora di Per qualche dollaro in più, se chiudiamo gli occhi, abbiamo come l’impressione di sedere sul dorso di un roano che a passo lento attraversa il deserto dell’Arizona. Il fischio e lo scacciapensieri lentamente lasciano spazio ad un crescendo di suoni, ed è come se a poco a poco il nostro cavallo cominciasse a cavalcare a perdifiato giù nella pianura sterminata.

A confermare questa impressione, ecco le parole scritte tra le motivazioni del Polar Music Prize assegnatoli del 2010:

Gli arrangiamenti di Ennio Morricone trasportano la nostra esistenza su un altro piano, rendendo il quotidiano simile alle scene di un film

Grazie alle musiche per la pellicola del 1965 di Sergio Leone, Ennio Morricone vincerà il suo primo premio: il nastro d’argento.

Un altro esempio: La leggenda del pianista sull’oceano, capolavoro di Giuseppe Tornatore.
Ascoltando Magic Waltz si ha la sensazione di essere seduti a fianco di Tim Roth, nel salone del transatlantico Virginia. Mentre la nave solca gli oceani in burrasca, veniamo trascinati dalle note del pianoforte che riempiono le stanze vuote della nave, seguendo il ritmo delle onde.

Scena tratta dal film “La leggenda del pianista sull’oceano”, per la regia di Giuseppe Tornatore.

Mari agitati quelli della prima parte del secolo passato.
In quel periodo nasce Ennio Morricone, in un’Italia di tanti anni fa, dalla quale si fuggiva con la speranza di far fortuna oltreoceano.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’artista romano contribuirà alla rinascita del paese che, negli anni sessanta, vive il suo miracolo economico, culturale e cinematografico; i film girati tra le mura di Cinecittà diventano famosi in tutto il mondo.
Per molti di essi Ennio compone musica, dimostrando un talento innato nel saper cucire sulle pellicole cinematografiche melodie che, per originalità strumentale e varietà sonora, diventano dei capolavori intramontabili.

Oltre a ciò compone arrangiamenti per canzoni di successo come Sapore di Sale, Abbronzatissima, Guarda come dondolo e, soprattutto, il brano che più di tutti ci dà l’impressione della rinascita italiana: Se Telefonando di Mina.

Dopo il grande successo de “La trilogia del dollaro”, l’artista viene chiamato dai più grandi registi di tutto il mondo: nella sua vita lavorerà con John Carpenter, Brian de Palma, Giuseppe Tornatore, Berry Levinson, Bernardo Berolucci, Quentin Tarantino, solo per citarne alcuni.
Ma è con Sergio Leone, suo compagno di classe fin dai tempi delle elementari, che sforna i più indimenticabili capolavori. Dopo “La trilogia del dollaro”, a partire dal 1968 seguiranno C’era una volta il West, Giù la testa e C’era una volta in America a completare quella che verrà definita “La trilogia del tempo”. Le colonne sonore di questi film contribuiranno alla consacrazione di Morricone nel novero dei compositori di fama mondiale.

Uno strenuo lavoratore Ennio: nella sua vita ha composto più di cento brani classici e più di cinquecento colonne sonore.
Vincitore di una statuetta onoraria nel 2007, bissa nel 2016 grazie al lavoro messo a disposizione di Quentin Tarantino per The Hateful Eight. Un trionfo che suona come un risarcimento da parte di un’Academy per decenni troppo sorda nei confronti della sua musica.
Ma non avrebbe senso calcolare la portata del suo genio elencando i premi vinti. Non gli renderemmo giustizia, e probabilmente non interesserebbe a uno che ha deciso di andarsene “senza disturbare nessuno”.
Come avrebbe detto lui:

Purtroppo sono talmente scettico sulle congratulazioni che mi fanno che penso soltanto se ho fatto il mio dovere

Possiamo tutti convenire e rassicurare il nostro artista: si, caro Ennio, il tuo dovere lo hai fatto molto bene!
Da oggi, per un cinema che non solo rappresenti, ma che suoni anche ad alti livelli, ci restano John Williams, Hans Zimmer, Giorgio Moroder e pochi altri.
Se prima però aveva retto la convinzione che al paradiso avremmo potuto invidiare Nino Rota, Luis Bacalov e poco altro, adesso si ha la netta sensazione che, tra terra e cielo, si siano a dir poco pareggiati i conti.

Non ci resta che rendere tributo al genio dell’artista, ascoltando una qualunque delle sue opere d’arte: chiudere gli occhi e farsi trasportare da melodie intense e commoventi.
Magari quando ci guarderemo indietro, tra tanti anni, scopriremo che, grazie a lui e alla sua musica, per ognuno di noi è stato davvero possibile vivere come in un film.

La colonna sonora per il film vincitore della Palma d’oro “The Mission”, regia di Roland Joffé