L’Italia è visibilmente impaurita dal coronavirus, le polemiche tra Bugo e Morgan hanno presto fatto spazio ai dati e alle immagini legati all’immensa tragedia che stiamo vivendo.
Il mondo dei social incorona Giuseppe Conte
Il Premier Conte emana praticamente ogni sera un nuovo decreto legge per fronteggiare il dilagare del contagio. Sono giorni particolari, per fare la spesa all’Esselunga ci vogliono almeno 3 ore, perché si entra solo a gruppi di persone numerate e le file sono chilometriche, tutti alla rigorosa distanza di un metro l’uno dall’altro, come vuole il decreto. Non siamo abituati a vedere certe scene e neanche a viverle. Robe che fin ora si sono viste solo nelle foto dei libri che documentano la Seconda guerra mondiale. Per non parlare dei manifesti “home made” che, appesi ai balconi e sparpagliati per tutta Italia, dicono che “andrà tutto bene”. Sono bellissimi perché sono fatti dai bambini, gli ambasciatori della spensieratezza per eccellenza.
Anche se a me questi manifesti ricordano quelli di “Keep Calm and Carry On” (mantieni la calma e vai avanti), un messaggio di ottimismo diramato in Gran Bretagna durante la Seconda guerra mondiale e che è forse il souvenir più comprato in Portobello Road a Londra dopo le tazze di William e Kate e le riproduzioni in miniatura del Big Ben.
Qui, se qualcuno volesse approfondire, c’è un video che riassume l’incredibile storia dello slogan più famoso d’oltremanica.
Giuseppe Conte, che è diventato premier quasi per sbaglio, si sta rivelando un vero e proprio leader. Dal punto di vista della comunicazione, il suo percepito migliora di giorno in giorno. La gente lo ama, sia per via dei suoi modi di fare che sono rassicuranti, decisi e pacati e sia per il fatto che “è uno che la sa lunga”, visto il suo passato da docente universitario. Tutti elementi di cui il paese ha un disperato bisogno. Alcuni lo hanno addirittura paragonato ad Alberto Angela, che negli ultimi anni è esploso sui social diventando un sex symbol e fra i personaggi più amati nel nostro paese.
Facebook è il banditore medievale del XXI secolo
Anche se le polemiche non mancano, sopratutto per il fatto che i video-comunicati del governo vengono diramati su Facebook, social che addetta di molti non è abbastanza “istituzionale” per un capo di governo, il discorso è un altro: Facebook non è più un social media qualunque, perché si è tramutato in uno spazio di studio antropologico a tutti gli effetti. Una volta i regnanti mandavano i propri emissari a enunciare le leggi in pubblica piazza, affinché anche la persona meno istruita potesse sapere quello che stava succedendo. Oggi, nel XXI secolo, la pubblica piazza è diventata Facebook.
Il distaccamento emotivo dato dal media si è assottigliato sempre di più. La gente prova sentimenti che sono reali e non più filtrate da uno schermo, i leoni da tastiera si sono rintanati nelle riserve o in qualche talk show, come se fossero le star di un freak show. Forse allora è corretto che il governo comunichi su Facebook, perché in questo periodo di quarantena generale è la piazza virtuale dove la gente spende una gran parte del suo tempo. Anche se poi, come spesso accade in democrazia, si diventa bersaglio di satira e irriverenze varie. Non dimentichiamo che certe dinamiche fanno parte del gioco: su Giuseppe Conte sono state aperte pagine social divertenti che giocano sulla sua figura, creati tantissimi meme, per non parlare del fatto che qualche genio ha aperto perfino un sito web che genera decreti automatici. Conseguenza ovvia: tutto questo traffico di contenuti genera un’ottima popolarità.
Questi sono solo alcuni esempi dei meme prodotti sul personaggio di Giuseppe Conte.
E i brand come stanno reagendo alla pandemia?
A livello di comunicazione di marca, la paura sta crescendo e molti brand stanno congelando i loro investimenti in pubblicità o posticipandoli di sei mei; una mossa poco lungimirante, perché mai come ora il consumatore ha bisogno di sentirsi coccolato, rallegrato e compreso dai propri brand preferiti. È vero anche che le case di produzione hanno bloccato tutte le attività fino al 3 aprile, e in parte è comprensibile; ma è anche vero che la pubblicità di oggi ha molti strumenti per comunicare, non solo gli spot. Molti brand dimenticano di essere diventati dei veri e propri status symbol nella vita quotidiana di ogni singolo consumatore. Qualcuno se li è perfino tatuati addosso.
Il cessare ogni forma di conversazione tra brand e consumatore potrebbe avere dei risvolti molto negativi e un silenzio prolungato rischia di costare caro sul lungo termine, molto più caro di quanto si andrebbe a risparmiare sospendendo le attività.
Kevin Roberts, storico e leggendario CEO di Saatchi&Saatchi e autore del libro LoveMarks, the future beyond brands scrive così:«La creazione di Lovemarks riguarda la capacità di comprendere i sogni dei consumatori, di sapere cosa vogliono e quando lo vogliono e di creare grandi esperienze che fanno del tuo marchio una parte della loro vita».
Attualmente il consumatore ha bisogno di distrarsi e di sapere che andrà tutto bene, di avere sempre qualcuno che li possa comprende. Non siamo più nel 2000, internet è cresciuto tanto e ha fatto cose straordinarie: oggi è possibile creare grandi esperienze e viverle attivamente anche restando da casa in quarantena, senza il bisogno di investire milioni di euro. Il mondo Social e l’e-commerce sono il giusto alleato per una narrazione efficace che porti non solo all’acquisto di un brand, ma anche e soprattutto a posizionarlo nel cuore del consumatore. Un’occasione ghiotta, visto il momento storico che stiamo vivendo. È lecito cambiare le proprie strategie e provare a essere rassicuranti e ironici: è più facile che una persona si ricordi una cosa che lo fa ridere piuttosto che una cosa tragica, che tende a essere rimossa. E allora niente manifesti stile Oliviero Toscani.
Ceres: un esempio emblematico di comunicazione riuscita
Uno degli esempi più virtuosi visti fin’ora in Italia è quello di Ceres, che con intelligenza e ironia mantiene una buona conversazione con il suo consumatore, giocando con il decreto legge senza scadere mai nel banale.
Ceres ha anche colto l’occasione per organizzare l’acquisto online del prodotto, proponendo al consumatore l’aperitivo a domicilio in collaborazione con Winelivery.
Questo articolo è stato scritto con l’intento di sviluppare una riflessione leggera, in un momento molto difficile, sul tema della comunicazione del dolore e sulla sua percezione nel mondo della pubblicità. Bisogna mantenere la calma, non farsi prendere dal panico, restare lucidi e ricordarsi quello che diceva Seneca, un grande filosofo cha sarebbe stato anche un ottimo pubblicitario: «Non tutte le tempeste arrivano per distruggerti la vita, alcune servono a ripulire il tuo cammino.»