A cura di Simone Setzi e Giacomo Somazzi
Off-Screen è una nuova rubrica di 7Muse sul cinema che tenterà, attraverso un’analisi spaziale dei movimenti di attori e macchina da presa, ovvero della messa in scena, di raccontare la poetica dei registi e delle loro opere. Non solo registi, ma anche direttori della fotografia e scenografi saranno al centro della disamina delle sequenze presentate: il loro ruolo è essenziale nella costruzione delle immagini, che nel cinema formano il flusso continuo degli eventi. L’elaborazione di un’immagine è fondamentale negli approfondimenti offerti da Off-Screen; riteniamo necessario analizzare il processo compositivo e individuare il metodo adottato, per rendere possibile una comprensione profonda del film e dei principi che lo animano.
In particolare ci si concentrerà, grazie alla decostruzione di alcune sequenze significative, sul ruolo che determinate inquadrature hanno, in relazione agli attori e ai luoghi in cui si svolge la vicenda, nel convogliare un messaggio che va oltre l’immagine presentata sullo schermo e che spesso rappresenta la struttura principale del film. Per fare ciò si ricorrerà a un vocabolario minimo di termini come pan, tilt, dolly, jib e crane i quali forniranno al lettore un piccolo bagaglio di strumenti tecnici con cui indagare i film e svelarne la loro natura più profonda, nascosta agli occhi dello spettatore.
“Il mio problema personale è più specifico: come riprendere le donne di Bissau. Apparentemente, la funzione magica dell’occhio laggiù era contro di me. Nei mercati di Bissau e Capo Verde ritrovai l’uguaglianza dello sguardo e un susseguirsi di visi così prossimi al rituale della seduzione … io la guardo. Lei mi ha visto. Lei sa che io la guardo. Lei mi offre il suo sguardo, ma come se non fosse rivolto a me. E alla fine il vero sguardo, diretto, che dura 1/25 di secondo, il tempo di un’immagine“. Chris Marker